La strategia europea per la parità di genere: a che punto siamo?

La strategia europea per la parità di genere: a che punto siamo?

Nel 2015, l’ONU ha indicato la Gender Equality come uno dei diciassette “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” che dovranno essere realizzati entro il 2030 da tutti i Paesi membri. Sulla scia dell’ONU, anche l’Unione Europea ha promosso la nuova “Strategia Europea per la Parità di Genere 2020-2025”. Nonostante i passi avanti compiuti dall’UE in questo campo, infatti, le disuguaglianze e la violenza di genere sono un fenomeno ancora molto presente nello spazio europeo, dove il divario di genere persiste soprattutto nel mondo del lavoro. L’obiettivo dichiarato dalla strategia è quindi quello di rendere l’Unione europea uno spazio in cui ogni essere umano in tutta la sua diversità sia libero di realizzarsi, scegliere il proprio futuro, partecipare alla società europea e approcciarsi al mercato del lavoro senza subire discriminazioni.

Tra gli obiettivi da perseguire a livello europeo, c’è quello di porre fine, ovvero diminuire drasticamente, il fenomeno delle violenze e molestie fisiche e/o sessuali sulle donne. Per raggiungere questo traguardo, la strategia non solo auspica il riconoscimento della violenza contro le donne come reato, ma propone anche una legge sui servizi digitali orientata al contrasto della violenza online. Tra gli obiettivi della strategia, la Commissione europea ha incluso anche l’introduzione di misure in tema di trasparenza salariale. E’ un fatto che le donne nell’UE guadagnino in media il 16% in meno rispetto agli uomini, che occupino meno ruoli dirigenziali (solo il 7,5% dei presidenti dei consigli di amministrazione è donna) e che continuino a incontrare ostacoli nella permanenza sul mercato del lavoro, dovendo trovare, molto più degli uomini, un equilibrio tra vita professionale e vita privata. A questo proposito, la strategia insiste sull’introduzione di norme che garantiscano in ambito lavorativo un’effettiva ed uguale libertà di scelta, personale e professionale. La strategia fa riferimento anche alle sex worker. Questa introduzione segna una svolta: per la prima volta nel panorama istituzionale europeo viene riconosciuta l’importanza di pensare a misure che eliminino le discriminazioni subite dalle sex worker nell’accesso a finanziamenti, alloggi e servizi, in un’ottica sempre più inclusiva.

La strategia europea per la parità di genere ha iniziato a dare i suoi frutti. Anche l’Italia ora ha una propria “Strategia per la Parità di Genere”, inserita tra gli interventi previsti con la riforma del Family Act. La Germania ha introdotto una strategia a livello nazionale per combattere le diseguaglianze, specialmente in ambito lavorativo. Con il Plan de Recuperación, Transformación y Resiliencia, la Spagna ha previsto diverse riforme per raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza di genere, in particolare in ambito digitale, lavorativo e sportivo.

E’ evidente che qualcosa – finalmente – stia cambiando nella nostra società. E’ indubbio che i passi in avanti sino ad oggi siano stati pochi e disordinati. La “Strategia europea per la Parità di Genere” si discosta da questo trend negativo e spicca nel panorama legislativo europeo come un diamante particolarmente brillante. “L’uguaglianza di genere è un principio fondamentale dell’Unione europea, ma non è ancora una realtà”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, “Negli affari, nella politica e nella società nel suo insieme, possiamo raggiungere il nostro pieno potenziale se utilizziamo tutto il nostro talento e la nostra diversità”. Chissà che sia la volta giusta per assistere, finalmente, a un cambiamento epocale. E totalmente europeo.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni