Ejército de los Andes, barrio di Buenos Aires conosciuto anche con il nome di Fuerte Apache. E’ qui che inizia qui la storia di Carlos Tevez, campione argentino attualmente in forza alla Juventus. Qui, dove la povertà regna incontrastata, Tevez è cresciuto e ha iniziato a giocare a calcio, riuscendo a evitare la via criminale, al contrario di tantissimi giovani che la vedono come l’unica possibilità di vita. Non per Carlos però, la cui vistosa cicatrice che gli attraversa il collo e il petto non è conseguenza di risse e violenze, ma di una pentola di acqua bollente che gli cadde addosso a soli 10 mesi. Il Manchester United, club che lo acquistò nel 2007, propose all’attaccante argentino un intervento chirurgico per eliminarla, ma Carlos rifiutò: “Dell’aspetto esteriore non mi importa nulla – affermò – quel che conta è la mia persona e quella cicatrice fa parte di me”. Un carattere forte il suo, necessario per poter uscire indenni da quel barrio malfamato. Suo padre Carlos Tevez, criminale che rimase ucciso in un agguato, non lo riconobbe come figlio, tanto che alla nascita prese il cognome della madre, Martinez. Quando morì il padre, il piccolo Carlos, ‘Carlitos’, aveva solo cinque anni e venne preso sotto l’egida dello zio Segundo. Successivamente, nel 1997, decise di prendere comunque il cognome del padre.
Carlos iniziò a giocare nel Santa Clara, una delle squadre del barrio in cui viveva, e lì conobbe Dario Coronel, soprannominato Cabañas, con cui fece fuoco e fiamme nei campionati giovanili.
Le loro strade però si divisero quando Carlos venne ingaggiato nelle giovanili dell’All Boys e Dario nelle giovanili del Velez Sarsfield. Ma, al contrario dell’amico Carlitos, la carriera di Dario non durò molto, infatti a soli 15 anni lasciò la squadra finendo nelle mani dei “Los Backstreet”, una banda di delinquenti dedita a furti in banca e spaccio di droga. La fine del giovane Dario fu tragica, a soli 17 anni, dopo esser stato ricercato a lungo dalla polizia locale che lo aveva accusato di aver ucciso un poliziotto, durante una sparatoria, sentendosi ormai braccato dagli agenti, si diede un colpo alla testa per non farsi uccidere dalla polizia. Carlos ricorderà l’amico con un gol segnato con la maglia dell’under 17 argentina. Nel 1997 Tevez viene ingaggiato dal Boca Juniors nel 1997 e da lì inizierà la sua esaltante carriera, passando per Corinthians, West Ham, Manchester United – con cui nel 2008 vincerà la Champions League e due Premier League – e Manchester City, diventandone capocannoniere per due stagioni consecutive, nel 2010-2011 con ventuno reti e nel 2011-2012. Adesso indossa la maglia bianconera, per la gioia dei tifosi juventini.
I due fratelli Juan Alberto e Diego, sono finiti spesso in carcere e nel 2008 tentarono addirittura di coinvolgere Carlos in una rapina, ma per lui l’importante è stato sempre e solo giocare a calcio. Tanto che nel 2012 dichiarò in un’intervista al Clarin, noto quotidiano argentino: “Se non fosse stato per il calcio, adesso sarei morto o in prigione”. Ciononostante, è sempre rimasto molto legato al suo barrio, che ha ricambiato l’affetto dedicandogli un murales.