La casa de Papel 4: la “rapina” del secolo!

Ho aspettato un anno intero per rivedere una delle serie che amo di più.

La “Casa de Papel” è stata trasmessa in questo 2020 iniziato in maniera traballante, dopo l’Australia in fiamme, una minacciosa terza guerra mondiale e soprattutto nel bel mezzo del Coronavirus.

Ma parliamoci chiaro, siamo davvero soddisfatti di questa stagione? Io, no.

Questo “Money Heist”- come lo chiamano a Londra- è diventato il Beautiful delle rapine del secolo o ancora, visto le scene di altruismo e buoni sentimenti di questa nuova stagione, un misto tra “Carabinieri” e “Un posto al sole”. Del resto, se non avesse i capelli scuri, Tokyo potrebbe essere la nuova Alessia Marcuzzi e tra pochi anni la ritroveremo a presentare “Temptation Island Vip” perché, per come la conosciamo, le isole deserte le piacciono abbastanza.

Non fraintendetemi, la regia mi piace e la storia, dopo i primi cinque episodi e mezzo (su un totale di otto), ha preso piede, ma cerchiamo di essere razionali: dopo la Banca di Spagna, quale potrebbe essere il prossimo colpo?

Ma il più grande problema è: chi si è occupato della storia ha avuto la brillante idea di non farla terminare al meglio, quindi ci toccherà aspettare per sapere se usciranno da quelle maledette mura. E questa volta l’attesa durerà un anno e mezzo. No ma prego, fate pure.

La quarta stagione de “La Casa de papel” riesce ad avere stessa durata delle schiacciate di Nami Hayase durante ogni episodio di Mila e Shiro. La sensazione è sempre la stessa e a tutti noi verrebbe da scaraventare via il computer dalla frustrazione.

Differenti cambi scena, gli intrecci amorosi e le nuove amicizie. Questa nuova stagione si focalizza maggiormente su questi aspetti, scadendo alcune volte in una soap-opera messicana anni 70, a causa di quei testi che in spagnolo, italiano e inglese, le uniche lingue che conosco, sembrano essere scritte da un bambino che frequenta le elementari.

Il budget è molto cambiato da quando è stato fatto il salto di qualità. La prima stagione, che aveva come obiettivo una vera rapina, ha spiazzato tutti quanti in termini di qualità e si può dire che nessuno se lo sarebbe aspettato da una produzione spagnola. Ma quelle maschere di Dalì, ormai utilizzate molto meno, con l’aumento delle disponibilità economiche, hanno perso fascino e interesse.

La valutazione di questa stagione è un 50 e 50, dove 50 sono gli schiaffi che darei ad alcuni attori che, anziché migliorare, continuano imperterriti ad essere attori di Glee versione sottopagata; gli altri 50, sono invece dovuti alla suspense che ritrovo ogni qual volta, ringraziando il cielo, la storia incalza e diviene interessante.

Resistete per 5 episodi e gli ultimi tre ne varranno sicuramente la pena.

Per chi non ha ancora visto la serie, chiedo di fermarsi qui, perché lo SPOILER ALERT è divenuto più spaventoso dell’avviso di un nuovo discorso di Conte all’Italia. Ma se non lo avete ancora visto, c’è ancora il tempo di recuperare.

Per chi invece ha visto questa stagione tutta d’un fiato come me, magari non condividerà ciò che scriverò, fatevene una ragione oppure confrontiamoci liberamente e senza pietà.

L’apertura non è stata affatto una delle migliori.

La scena “faccio io – no dai, fallo tu” per decidere se Nairobi dovesse essere addormentata per essere operata, è stata davvero di basso livello. Non tanto per la scena in sé, che ricordava il tipico litigio tra amichetti per chi deve contare a nascondino, ma perché è stato un escamotage non rilevante con cui iniziare. Avrei preferito conoscere meglio l’unico personaggio degno di nota della stagione, che è riuscito, tra fascino e odio profondo a portare un po’ di brio a una iniziale calma piatta: Gandía, interpretato da José Manuel Poga. Non sono un esperto in materia, ma anche con la mia profonda miopia ho potuto constatare una elevata capacità interpretativa, certamente superiore a un Gabriel Garko in l’Onore e il Rispetto.

Se mi sentisse mia madre, potrebbe svenire.

Parliamo, però, dei personaggi principali nel loro complesso, valutando le loro caratteristiche come si scelgono i personaggi da utilizzare in Tekken alla Playstation 2:

Il Professore: voto 2.5/5

Non ditemi che questo è il professore che abbiamo conosciuto. Alvaro Morte lo è di nome e di fatto. Il suo spingersi gli occhiali sul naso non è più lo stesso da quando è diventato un perfetto destinatario per “C’è posta per te”, perdendo la poca spina dorsale che aveva. Il momento del toro, scena girata davvero in maniera poco chiara e con Marsiglia che tenta di fare il simpatico, ha davvero abbassato il tono dell’episodio in questione. Per non parlare, poi, dei dieci secondi passati ad interpretare Rocky Balboa che tira ganci ad un sacco, ma sappiamo tutti che il Professore non ha alcuna ragione nel farlo, né tanto meno ha tempo da perdere mentre la squadra si trova in una situazione così pericolosa come la rapina.

Bisogna sicuramente riconoscergli il bellissimo rapporto che ha con tutti i suoi “studenti”, che sono passati da semplici cadetti ad amici; ma davvero mi volete dire che la scelta di accettare di aiutare Nairobi nell’avere un bambino, non vi avesse fatto intendere che di lì a poco sarebbe morta? Grazie a “Gossip Girl” ed “How to get away with murder” è tutto troppo facile. Dovreste guardare più serie TV adesso che ne avete il tempo. Magari imparate.

Tokyo: voto 2/5

No. Proprio no. Non ci siamo. Io non mi intendo di automobili, ma se questa è una Maserati, io resto tranquillamente con una Seat Ibiza del 2009. Ora, sappiamo tutti che l’utilità di Tokyo in questa serie televisiva è pari a quella di Mario, l’addetto alla consegna delle buste del Grande Fratello. Fondamentale, ma potrebbe sicuramente farlo qualcun altro. Ricordo una Tokyo eccelsa nella prima stagione, in sella ad una motocicletta, in una scena da Matrix, inspiegabile e meravigliosa, che adesso si è trasformata in un impedimento per il gruppo.

Dalla storia con Rio al suo carattere eccessivo, ha solo portato problemi. Per non parlare delle sue capacità interpretative che precisamente passano dal sentimento di sfida, al pianto e si concludono nel dispiacere e si ripetono in quest’ordine, continuamente, per circa tre quarti di ogni stagione. Riguarderei altre 1000 volte la scena in cui è arrabbiata con il professore; in spagnolo è davvero, come dire… divertente! (non ho altre parole per descriverla) Ho apprezzato che sia diventata comandante e la decisione dietro, ma chi poteva esserci al suo posto? Chiunque, anche io. Da casa. Del resto, non è fondamentale ormai dalla prima stagione. Inoltre, per la maggior parte degli episodi è stata legata in una stanza nascosta ma, per quanto mi riguarda, ci hanno fatto un piacere a non mostrarla troppo.

Nairobi: voto 4.5/5

Mi chiedo chi rimarrà in questa serie se mi uccidete pian piano gli unici capaci a recitare. Un personaggio costruito alla perfezione che Alba Flores ha interpretato in maniera eccelsa fin dall’inizio. Siamo passati da una ragazza in cerca di riscatto a un complicato mix di durezza e umanità che abbiamo tutti amato – e sfido chiunque a dire il contrario. Non raggiunge i 5 punti perché la sua morte era scontata già dal secondo episodio, perché la promessa di Gandía era chiara e la scena in cui interpreta Clara, la cugina di Haidi, abbinata al nome Ibiza- pensato per il suo bambino- hanno davvero dato un taglio incomprensibile. Nel frattempo, sto decidendo se Milano Marittima possa essere un nome adeguato per il mio, di figlio.

Arturito: voto 1/5

Davvero dobbiamo parlarne? Recitazione tremenda fin dalla prima stagione. Personaggio viscido e che già precedentemente, con la sua plateale entrata nel luogo della rapina, ha davvero sottolineato la sua estrema inutilità. Per non parlare poi del bisogno della serie di toccare tematiche sociali importanti obbligatoriamente, che ha finito per affidargli la peggiore di tutte: l’abuso su una donna. Sconvolgente. Scelta stilistica orrenda.

Stoccolma: voto 2.5/5

Se non la si vede nella scena, la si dimentica molto (troppo) facilmente. È la Fiat 600 della stagione, sempre comparata a Tokyo e che a quanto pare, sostituirà Nairobi, un’assurdità. Ora, io la vedo come la psicologa del Cioè nel 1997, che rispondeva alle ragazzine spaventate, che pensavano di essere rimaste incinta con il solo tocco della mano del proprio fidanzatino. Del resto lo sappiamo tutti che Rio è l’unica ragazzina in questa serie. Per descrivere al meglio Monica, dovrei riguardare la stagione altre 5 o 6 volte, perché difficilmente mi ricordo di lei.

Rio: voto 1/5

Alla stregua di Arturito, il personaggio belloccio comincia a sparire come in tutte le serie che fa. Da Elite a La casa de Papel, perde piano piano importanza, perché la recitazione non è il suo forte e rimane di un livello molto basso. Sarebbe il perfetto concorrente per il Grande Fratello Vip, ma Antonella Elia lo farebbe fuori nel giro di qualche minuto. Se non fosse per gli altri personaggi, avrebbe davvero poca importanza. Per non parlare, nuovamente, del fatto che è colpa sua se Gandía è libero e Nairobi è morta.

Denver: voto 4 su 5

Non è in primissima fila in questa stagione, ma un personaggio studiato correttamente. Jaime Lorente risulta perfetto per interpretare Denver. Certo, anche lui esprime poche emozioni, spesso lo strafottente e l’arrabbiato fanno capolino, ma la crescita del personaggio e della recitazione è davvero notevole. Le scene che non ho amato particolarmente sono state quella del cuore d’oro costruito per la bionda riccia… come si chiama? Ah si Stoccolma. E la scena in cui sembra essere attirato da sua cugina (di primo grado) è stata una scelta stilistica poco carina.

Helsinki: voto 4.5 su 5

Un orsacchiotto che sa essere versatile nella recitazione e che rende il suo personaggio vivo in ogni scena. Divertente e tenero, impossibile non amarlo. L’amore per un’amica come Nairobi sembra essere vero e nelle lacrime dopo la morte della ragazza, sembra percepirsi questo dolore immenso e profondo. Ho amato ogni scena, ogni scatto, ogni immagine che lo ritraesse; è uno di quei personaggi che partono in sordina e riescono a rimanere nella testa di chi guarda e sa apprezzare.

Palermo: voto 5 su 5

Fenomenale. Irriverente. Fuori luogo. Stravolgente. Antipatico. Sensibile. Un’irresistibile voglia di sapere che cosa sta per dire nasce in chiunque veda questa serie TV. Dà quasi fastidio la sua presenza e ci si innervosisce al suono della sua voce, ma l’interpretazione pazzesca di Rodrigo de la Serna misto al nuovo lato sensibile mostrato nella scena omosessuale con Berlino e l’amicizia consolidata con Helsinki, la reputo per pochi. Il suo sguardo fa paura e mostra quel lato difficile del suo carattere, ma che lo tiene legato al professore, non solo per fiducia, ma anche, e soprattutto, per l’amore per Berlino.

Berlino: voto 5 su 5

Dopo un rapidissimo calo, questa stagione mostra nuovamente un Berlino sadico ma innamorato della vittoria e della fiducia nelle persone che profondamente ama, anche se non lo ammetterebbe mai. “Il vero caos non fa rumore” ed è così che si è fatto conoscere, in silenzio, ma con la nitida idea di raggiungere il risultato, pur sapendo che non avrebbe potuto godere dei frutti “intascati”. Converrete sicuramente con me che la scena con la macabra interpretazione tozziana di “Ti amo” possa essere definita l’apice del trash, degna di una trasmissione della Barbarella nazionale o dei “nuovi mostri” di Striscia la Notizia; reputo incalcolabile, perciò, quest’ultima nella valutazione del personaggio.

Lisbona, Bogotà, Marsiglia e Manila: voto 2 su 5

Utili a fare da collante. Inutili nell’aumento dell’interesse nella stagione. Fatemi un fischio quando cominceranno a fare qualcosa di serio.

Alicia Sierra: voto 5 su 5

Già amata in Vis a Vis, la brutta copia di Orange is the new Black, Najwa Nimri conferma le sue capacità interpretative, passando da serie in serie da vittima a carnefice, ma con eleganza e profonda stravaganza. Fuori dal comune la sua interpretazione, capace di farsi odiare inizialmente, per poi farsi apprezzare in toto al finale. Eccelsa!

Gandia: voto 4 su 5

Da dove sia uscito è ancora poco chiaro, ma grazie al cielo ha portato una ventata di vero testosterone, misto a quello sguardo bastardo alla Sossio Aruta. Poco chiara la sua paura nel finale mentre ripete ciò che gli viene chiesto di dire da Tokyo e soprattutto la capacità di evitare i colpi di pistola e mitragliatrice, ma risulta un personaggio complesso, che avrei voluto vedere anche più avanti, perché ad oggi non si sa cosa aspettarci e se le prospettive sono queste, penso che inizierei a guardare “Sentieri”: Riva era più credibile.

Facendo un riassunto breve: questa serie ha deluso le aspettative di uno spettatore seriale e non si può dire che sia la migliore stagione mai girata. Non immagino la delusione di chi abbia speso tempo e denaro in corsi di recitazione e sia costretto a stare a casa, magari senza un lavoro.

Tra tematiche che si sarebbero dovute evitare, perché sfruttate solo per richiamare l’attenzione di categorie specifiche di essere umani, questa serie ha letteralmente rubato l’attenzione di chi non riesce a vedere oltre la storia costruita con superficialità. Inoltre, ha anche rubato con forza e poco rispetto “Centro di gravità permanente” di Franco Battiato e questo, cari lettori… è inammissibile.

Voto complessivo: 1.5 su 5.

Rimandato a settembre… 2021.

Luigi Sprovieri
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Un ragazzo quasi trentenne, dal sapore adolescenziale ed una vita piena di sogni e immaginazione. Concretezza ritrovata negli studi in legge, ma stemperati dalla voglia di esplorare il mondo del marketing e dei social media. Instagram addicted, produttore convulsivo di storie, grande ascoltatore ma ancor di più, grande parlatore. Cresciuto a libri classici e America's Next Top Model, appassionato di Harry Potter e fan sfegatato dei consigli della Volpe del Piccolo Principe. È un mix tra sarcasmo e serietà, tanto da non essere sicuri di quello che stia succedendo. Ha studiato e lavorato negli Stati Uniti e sottolinea, sempre, che non vedeva l'ora di tornare in Italia.