Il personaggio del mese secondo noi.
Di Frannie
Quando penso a Malala Yousafzai la prima parola che mi viene in mente è “inspirational”, il cui significato in italiano non rende affatto l’idea di ‘emotionally uplifting’ che significa in inglese. E’ una ragazza che ha combattuto i talebani “con la penna”, come lei stessa ha detto. Pur di andare a scuola e di ricevere un’educazione ha rischiato la sua vita, che stava per spezzarsi il 9 ottobre 2012 quando degli uomini armati sono saliti a bordo dello scuolabus su cui lei tornava a casa, ferendola alla testa e al collo. L’attentato è avvenuto a Mingora, nel Pakistan nord-occidentale, un luogo dove vi sono stati molti episodi di violenza tra l’esercito e i talebani. Malala è stata operata all’ospedale di Peshawar e successivamente in Inghilterra, nell’ospedale Queen Elizabeth di Birmingham. Eppure lei non nutre alcun rancore per coloro che hanno tentato di ucciderla, come ha dichiarato all’ONU: “Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato”. Nell’aprile 2013 Time Magazine l’ha inserita tra le cento persone più influenti al mondo e le ha dedicato la copertina. E’ stata, inoltre, la più giovane candidata al Premio Nobel per la pace. Oggi è in prima linea con il “Malala Fund” per rivendicare i diritti delle donne all’educazione. Il “personaggio del mese” è lei perché la sua fondazione ha lanciato poche settimane fa l’iniziativa #wearesilent, con cui sono state indette ventiquattro ore di silenzio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che a milioni di ragazze è negato il diritto allo studio. Nel video con cui si è pubblicizzata l’iniziativa (che ha il titolo “Malala’s story”) compaiono diversi attori hollywoodiani tra cui Clive Owen, Orlando Bloom e Edward Norton. La sua lotta contro l’analfabetismo inizia da lontano, perché Malala ha tenuto sin dal 2009 un diario per la BBC Urdu sotto il falso nome di Gul Makai in cui documentava la sua vita. Leggerne alcuni stralci fa venire le lacrime agli occhi per la rabbia e l’indignazione: “ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i talebani sono contrari”; “avevo paura di andare [a scuola] perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola”; “la mia Swat è […] molto bella, ma non c’è pace”. La scelta di Malala come “personaggio del mese” deve farci ricordare che, ancora oggi, milioni di bambini non hanno la possibilità di andare a scuola e che un bambino, un libro e una penna possono cambiare il mondo. Come ama ripetere Malala: “Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà. […]L’istruzione è l’unica soluzione”. Malala ha lottato per la sua educazione e per la libertà di pensiero (ha ricevuto, tra gli altri, il premio Sakharov), mentre i suoi aggressori non saranno mai liberi poiché saranno sempre succubi della loro ignoranza.