L’innocenza dell’infanzia e la violenza della guerra in “Amici per paura” di Ferruccio Parazzoli

Amici per paura” di Ferruccio Parazzoli, edito da SEM, è un romanzo  incentrato sulla perdita dell’innocenza negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale.
Ambientato tra Roma e Macerata, descrive magistralmente il modo in cui un bambino si trova a vivere la guerra: da un lato la propaganda fascista, dall’altro la morte ormai divenuta compagna quotidiana. La vita nella capitale, alla vigilia dell’estate del 1943, non è facile; Francesco vive tuttavia con relativa tranquillità assieme al suo amico Domenico, insieme al quale trascorre le ore pomeridiane giocando con i soldatini.

Tutti dicono che Roma non verrà mai colpita perché è la città del Vaticano, la “città aperta” (tutti lo ripetono, ma nessuno sa precisamente cosa significhi).

Eppure il bombardamento avviene: il quartiere di san Lorenzo, a pochi passi dalla casa dove abita Francesco, viene duramente colpito. La morte fa il suo ingresso improvviso, ma un bambino come Francesco non può accettare di poter morire sotto i bombardamenti: è una cosa che riguarda i grandi, come il nonno o il cugino Leo disperso in Russia. L’armistizio dell’8 settembre rende tutto ancora più confuso, eppure il piccolo Francesco, sfollato nella campagna marchigiana assieme alla madre e alla sorella, sente solo un eco lontano della battaglia che imperversa.

La guerra, tuttavia, arriva inesorabile fino a Macerata: il prete della Canonica, Don Elio, si arruola con i partigiani e i bombardamenti non tardano ad avvenire.
Il significato del titolo del romanzo verrà svelato solo alla fine, quando Francesco riuscirà a dare una spiegazione anche alla morte che colpisce indiscriminatamente nei giorni della liberazione di Roma nel giugno 1944.

Parazzoli costruisce Amici per paura attorno a Francesco, alle sue sensazioni e ai suoi pensieri, scegliendo uno dei periodi più tragici della storia d’Italia: la paura dei bombardamenti, la fame, l’incapacità di capire chi fosse il “nemico”, la confusione che regnava sovrana. È presente tutto questo ma sempre attraverso gli occhi di un bambino di nove anni. Le parole dei “grandi” vengono così elaborate da Francesco e Parazzoli permette al lettore di immergersi completamente nella visione presentata dal bambino, il quale affronta l’esperienza della guerra con l’innocenza che solo l’infanzia può avere.

Amici per paura è un romanzo vero, che descrive in maniera chiara il percorso seguito da Francesco durante un anno che segna un passaggio cruciale della vita: l’abbandono dell’infanzia. Questo si intreccia inesorabilmente con un anno cruciale anche per l’Italia, che si ritrova spaccata in due dal fronte che si è venuto a creare dopo lo sbarco degli Alleati, prima in Sicilia e poi ad Anzio.
È un libro che ricorda la letteratura italiana del Novecento ed è probabilmente uno dei più sottovalutati dell’anno.

La candidatura al premio Strega è ampiamente meritata, anche la vittoria lo sarebbe.