Il Giudizio Universale attraverso gli occhi di Michelangelo

di Claudia Altomare

Michelangelo,_Giudizio_Universale_02Un uomo disilluso, alla soglia dei 60 anni, si trova a dover affrescare una parete di quasi 170 mq con un solo aiutante che gli mischi i colori. Non ha voluto consiglieri per stabilire come affrontare un tema così delicato come il Giudizio Universale in un luogo così importante come la Cappella Sistina, anche se sa bene che sarà esposto a molte critiche. Non c’ è da meravigliarsi, Michelangelo, infatti, è molto particolare. Già da piccolo mostra il suo enorme talento e lo usa per burlarsi del maestro, si dimostra legato al denaro e con poca voglia di aiutare i congiunti, ha il naso storto, ricordo di un pacato scambio di opinioni con un gentiluomo. In più ha problemi alla colonna vertebrale che gli erano stati causati 20 anni prima mentre affrescava il soffitto della stessa cappella.
Eppure Clemente VII e poi Paolo III hanno voluto proprio lui per un lavoro così delicato. Il primo è il papa che ha visto Roma saccheggiata per un anno dalle truppe germaniche di fede luterana, i lanzichenecchi di manzoniana memoria. Questo evento spinse la Chiesa ad un’ autocritica che, con il secondo, si concretizzò nel Concilio di Trento e quindi nella Controriforma. E l’ arte si adegua passando da raffinata e di difficile interpretazione a pedagogica e comprensibile per le masse. L’ affresco del Giudizio Universale fa parte di questo secondo filone ed è sicuramente di forte impatto, incute terrore e sgomento come traspare dai visi dei personaggi raffigurati, oltre che dai corpi muscolosi in tensione. In più Michelangelo non segue sempre quella che è l’ iconografia tradizionale, risultando quasi lui stesso un eretico, specie agli occhi dei molti detrattori che aveva in Vaticano.
Ma partiamo dall’ inizio. Il fulcro della rappresentazione è sicuramente il Cristo, stranamente senza barba, e lo si riconosce dai fori sui piedi, con il braccio destro levato a condannare e il sinistro piegato davanti al corpo in un gesto di accoglienza ai beati. Persino la madre, “Avvocata Nostra”, ha un gesto di ritrosia davanti alla determinazione del figlio. Colpisce la serenità nel volto di quest’ ultimo forse ad indicare che il suo gesto non è dettato dall’ ira del momento, ma è razionale ed è già stato stabilito. Le figure intorno si dispongono in due anelli concentrici seguendo vari livelli. Gli angeli apteri in alto nelle lunette reggono la Croce e la Colonna del martirio. Appena sotto si trovano santi e beati e si riconoscono nel cerchio più stretto: San Lorenzo con a graticola, San Pietro con le chiavi e Sant’ Andrea con la croce. Mentre nel cerchio più esterno sono affrescate: a destra alcune donne e a sinistra un gruppo di persone, soprattutto uomini,tra i quali si scorge San Sebastiano con le frecce. In basso a destra è raffigurata la risalita delle anime e a sinistra la discesa, quasi a seguire il vortice creato dalle braccia di Cristo. In basso a lui e al centro sono presenti angeli, che annunciano la fine dei tempi, suonando delle trombe con gli occhi strabuzzati. Nel livello più basso si vedono: uomini che escono dalle proprie tombe , la lotta per le anime tra angeli e diavoli, Caronte sulla barca nell’ atto di colpire i dannati per spingerli sulla sponda dove li aspetta Minosse con le orecchie d’ asino, circondato da un serpente che gli morde i genitali.
Qualcuno scrisse che i corpi muscolosi michelagioleschi sono ripetitivi, ma qui si ha l’ idea dell’ uomo-eroe rinascimentale, perché, come fa notare Argan ‹‹il peccato ha rotto il sodalizio tra l’uomo ed il resto del creato; l’uomo è ormai solo nella sua impresa di riscatto; ma la causa della sua disgrazia, la superbia davanti a Dio è anche la sua grandezza››. Inoltre, i sentimenti che traspaiono dai volti di tutte le figure sono interpretati da Anthony Burgess secondo l’ idea che: “nessun uomo poteva sentirsi beato, nessun uomo poteva andare gioiosamente in Paradiso, sapendo che altri esseri umani avrebbero sofferto le pene dell’ Inferno”.
Si ricorda che da poco nella Cappella Sistina sono state istallate luci a led, che permettono di notare particolari che prima non era possibile scorgere, e vedere i colori nel modo più naturale e realistico possibile.