Difficoltà e modalità per la ripartenza dopo il Covid-19
Mentre nell’antica Grecia era lo sport, con i giochi Olimpici, a fermare i grandi eventi come le guerre, in questo 2020 la situazione sembra essersi del tutto ribaltata: l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha infatti bloccato tutto il mondo dello sport, facendo rinviare le Olimpiadi e gli Europei di calcio ed annullare campionati e manifestazioni sportive.
A pagare le conseguenze della pandemia, però, sono stati soprattutto gli sport di contatto, per la ripartenza dei quali ancora non si è riuscito a trovare un punto di incontro tra il Ministero dello Sport e quello della Salute, specialmente a causa dell’instabile andamento dei contagi sul tutto il territorio nazionale.
Tuttavia se per il calcio, come sappiamo, si è deciso di ripartire per reggere le varie pressioni derivanti dagli stipendi milionari e dai contratti redditizi con le pay-tv, per altri sport come il basket si è scelto di percorrere una strada diversa.
Riprendere a giocare a luglio come in NBA – che sta proseguendo la stagione 19/20 all’interno della cosiddetta “bolla di Orlando” creata nel parco divertimenti DisnayLand – non è possibile in Italia, dove la Federazione ha preferito fermarsi e pianificare la nuova stagione senza l’assillo della ripartenza anche a causa del fatto che circa il 40% dei palasport non ha aria condizionata ed ha spazi molto ridotti.
Il contesto che si è delineato ha posto così il sistema basket di fronte a uno scenario senza precedenti.
Il lockdown ha accentuato le problematiche economiche della pallacanestro italiana, ancora troppo dipendente dalle risorse dei vari presidenti che, con la crisi finanziaria che sta avanzando, avranno sempre più difficoltà a sostenere le spese dei propri club solo con i soldi derivanti dalle proprie aziende e dagli sponsor.
A differenza del calcio, infatti, gli introiti derivanti dai diritti TV pesano solo il 4/5% del budget complessivo, mentre circa l’80% deriva da sponsorizzazioni e ticketing. Visti questi dati è facile intuire che, mancando cessioni milionarie, plusvalenze e valorizzazioni economiche, chi investe in questo sport lo fa principalmente per passione e per un forte legame con il territorio e poco potrà guadagnarci dalle partite a porte chiuse.
Questo discorso vale non solo per il mondo professionistico ma, soprattutto, per quello dilettantistico, principale vittima di questa pandemia nel mondo dello sport.
Il dilettantismo, infatti, costituisce nel nostro paese la base del movimento cestistico e sportivo in generale, svolgendo un ruolo di enorme rilievo non solo sul piano economico ma anche su quello sociale. Questa macchina si regge sull’impegno quotidiano di decine di migliaia di volontari, tecnici sportivi e dirigenti – che poco o nulla ricavano da questa loro passione – e sull’utilizzo delle palestre per lo più comunali o scolastiche.
I maggiori costi ed ostacoli per la ripresa sono infatti concentrati proprio sulla fruibilità e sulla sanificazione degli impianti. Da un lato la Ministra dell’Istruzione Azzolina ha garantito che da settembre le palestre scolastiche saranno utilizzabili anche per le attività sportive pomeridiane, dall’altro si stanno studiando soluzioni per la sanificazione di spazi molto grandi, per la decontaminazione dei macchinari che dovranno seguire protocolli più rigidi e per risolvere il problema del distanziamento sociale.
Restano dunque ancora aperte le discussioni circa le tempistiche e le modalità di apertura delle palestre così come lo sono ancora quelle riguardo le eventuali responsabilità giuridiche che deriverebbero da un eventuale contagio e riguardo gli aiuti economici alle società e alle associazioni sportive.
Per ora nel Decreto Liquidità sono stati introdotti sistemi di finanziamento per sostenere la liquidità a breve e a lungo termine sopperendo, in tal modo, a quelle risorse che, inevitabilmente, a causa della sospensione delle attività sportive, sono venute a mancare: è stato previsto un ampliamento dell’ambito di operatività sia del Fondo di Garanzia per l’impiantistica sportiva che del Fondo speciale per la concessione di contributi in conto interessi istituiti presso l’Istituto per il Credito Sportivo.
Il Decreto Rilancio ha poi introdotto la possibilità di contributi a fondo perduto per le sole società e di un credito di imposta che appare essere utilizzabile da tutti gli enti del terzo settore, associazioni culturali e sportive, società sportive e cooperative dilettantistiche e imprese sociali mentre molti Comuni italiani hanno previsto la sospensione dei pagamenti degli affitti delle palestre.
Ad oggi quindi la liquidità rimane il problema più grande ed occorre, pertanto, prendere coscienza del fatto che lo sport in generale, e soprattutto quello dilettantistico, necessita urgentemente di aiuti straordinari da parte dello Stato per garantire la sopravvivenza di un movimento che nel suo complesso, compreso l’indotto, influisce per quasi il 4% del PIL nazionale.
È sicuramente un momento storico senza precedenti ma il basket, così come lo sport in generale, dovrà ripartire in quanto forma di aggregazione sociale molto importante. Tuttavia, fare sport significa non solo adrenalina ed emozioni ma anche fare azienda ed è per questo che la nuova stagione si dovrà fondare su un modo diverso di fare e vivere lo sport.
Per via delle numerose misure preventive, saremo costretti a ridurre la capienza dei nostri palazzetti e a usare in maniera diversa gli spazi con un conseguente forte impatto sui bilanci di tutte le società, gli enti e le associazioni sportive italiane ma è proprio per questo che, come ogni situazione che versa nello straordinario, sarà necessario rimboccarsi le maniche e cercare di strutturare dei progetti redditizi e, soprattutto, duraturi.
Articolo già pubblicato su Il Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei Ventenni il 24/08/2020
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Classe ‘95, nato a Potenza ma a Bologna da 7 anni.
Praticante avvocato di giorno, bevitore di birra e cestista la sera.
Appassionato di politica e diritto sportivo, spera di poter tornare presto in Basilicata per creare alternative all’emigrazione.