Giovani, argentini y goleadores

Giovani, argentini y goleadores

Giovani, argentini y goleadores. Parafraso il libro di Soriano per sintetizzare la Serie A odierna, la quale vive in bilico tra gli umori, le giocate e i goal di tre giovani attaccanti argentini: Higuain, Dybala e Icardi. Vado in ordine di classifica:

Higuain. Il più “anziano” ed esperto dei tre, ventotto anni e nel pieno della maturità calcistica. Ha sempre fatto la differenza, in ogni campionato, con qualunque maglia. River Plate, Real Madrid e Napoli. Rapporto presenze/goal mostruoso, nonostante il passaggio dalla Spagna all’ Italia, dove le difese sono più sofferenti e meno ballerine. Nato a Brest, dell’animo francese sembra abbia preso solo un po’ di carattere: schivo, ostinato e fumantino, se provocato. Il sangue argentino lo si vede quando è davanti al portiere avversario: cattivo e sbrigativo, pochi fronzoli. Benitez e un periodo fuori giri, parevano avergli addossato dei dubbi. Passare dal bianco e vincente Real Madrid all’affetto popolare di Napoli, sembrava non essere stata la scelta migliore. Poi l’arrivo di Sarri e il cambiamento: da Pipita a Re Mida, i cui piedi trasformano in goal qualunque assist.

Dybala. Tanta classe e tanti paragoni: Messi, Aguero, Tevez. Forse il più azzeccato è un lontano ricordo della storia juventina: Enrique Omar Sivori. Calzettoni abbassati, capelli corvini e palla attaccata al piede. Calcio diverso, epoche diverse. Vero, ma i tifosi e chi vi scrive devono pur vivere di sognanti voli pindarici. Proviene dalla zona di Cordoba, terra di sanguinose battaglie civili. Nella seconda punta juventina scorre, però, anche sangue polacco ed italiano. Costato tanto al presidente Agnelli, che pare stregato quanto lo fu il padre per Sivori. Allegri lo sta plasmando, facendolo diventare qualcosa in più di un semplice fuoriclasse. Un giorno, chissà, lo vedremo alzare il pallone dorato.

Icardi, infine. Prolifico e sfacciato. Non bello tecnicamente, ma indispensabile. Finalizzatore, mai trascinatore. Icardi è nato per dividere, non soltanto in ambito gossipparo. C’è chi pensa che sia un limite, c’è chi si chiede dove sarebbe l’Inter, in cui è approdato nel 2013, senza i suoi goal (44 in 88 partite). Rifiutato da Guardiola, ignorato dall’ Albiceleste. Molti vedono in lui diversi talenti, bruciati dalla vita facile e incantata. Il suo punto debole è la convivenza con gli altri compagni, che paiono spegnersi e peggiorare accanto a lui. Eppure lui continua a giocare e a segnare, gli si possono davvero addossare delle colpe?

Età media: 24. Goal realizzati: 39 La Serie A di quest’anno è con poche rughe e parla argentino.

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Paolo Claudio Ratti
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Torinese, laureato in giurisprudenza, mite di natura e polemista per vocazione. Amo il cinema quando cala l’oscurità, gli scalatori che salgono sui pedali e le allitterazioni che allettano gli allocchi. Scrivo, con solerte pigrizia, di sport.