25 marzo Inclusion Job day
Il 25 marzo si è svolto online l’Inclusion Job day un grande evento dedicato alle persone con disabilità in cerca di una occupazione, un’importante occasione d’incontro e di confronto, dove i partecipanti hanno potuto presentare curricula, fare colloqui e mettersi in gioco.
Eventi come questo, organizzati periodicamente da associazioni ed enti del terzo settore, tendono a riempire un grosso deficit del nostro paese, riguardo il tema dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Solo recentemente, peraltro, si sono fatte ricerche accurate, per avere un quadro più preciso della situazione.
Secondo un rapporto della Fondazione Studi Consulenti del lavoro del 2019, solo il 38.5% di chi ha limitazioni fisiche, sensoriali o intellettive è occupato, il 20.7 % è in cerca di lavoro, 43,5% risulta inattivo.
I dati poi mettono in evidenza un grande problema generazionale e di genere: il 53, 7% degli occupati ha più di 50 anni, con una netta prevalenza di lavoratori nel pubblico, senza dimenticare la netta prevalenza di uomini, 43% contro il 29, 4% delle donne.
É evidente quindi che il tema del lavoro delle persone con disabilità rende ancora più evidenti e chiare le fratture del nostro Paese legate al gap generazionale e al genere, come se queste criticità si ripercuotessero sui soggetti con disabilità con una forza doppia o tripla rispetto a chi non ha limitazioni.
Senza dimenticare il divario Nord -Sud, con il 41,8% al nord e 29,9% al sud, a riprova del fatto che anche in questo campo l’Italia è divisa almeno in 2 parti.
I dati riportati ci offrono quindi un quadro a tinte fosche, che bisogna però guardare con attenzione per invertire la rotta.
Da anni le associazioni monitorano questa situazione e chiedono in particolare l’emanazione di linee guida nazionali per il collocamento mirato, come stabilito già in un decreto legislativo del 2015.
La Federazione Italiana Superamento dell’Handicap chiede poi che nel piano di Ripresa e Resilienza siano previsti fondi specifici per le politiche attive del lavoro delle persone con disabilità.
Quella del Recovery Plan è una grande occasione, forse unica per finanziare azioni concrete su questo fronte, anche attraverso figure specifiche di supporto alle persone con disabilità all’interno delle aziende e degli enti; job supporter, che ne conoscono le esigenze e le potenzialità da una parte, e, dall’altra, mediatori che sappiano individuare e valorizzare il potenziale lavorativo di ogni persona con disabilità all’interno dei vari gruppi di lavoro.
Si è inoltre formata di recente un’Agenzia Nazionale disabilità e lavoro (Andel) una realtà no profit volta a creare nuovi strumenti a supporto dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, che si è già mossa attraverso diverse interrogazioni parlamentari sul tema per fare pressione sul mondo politico affinché metta in atto politiche uniformi sul tema.
I dati riportati sono antecedenti l’emergenza Covid 19, a dimostrazione di quanto le criticità evidenziate riguardino la nostra società nel suo complesso, la sua organizzazione e la percezione che questa ha degli individui considerati deboli.
La pandemia invece ci ha insegnato come siamo tutti in realtà molto fragili e vulnerabili, dovremmo imparare quindi nuove strategie di adattamento e resilienza, anche nel mondo del lavoro, che possiamo apprendere proprio da chi vive una condizione di disabilità.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Laureata in Scienze Storiche all'università La Sapienza, appassionata di radio e informazione, dopo uno stage a Rai radio 3, ha realizzato il radio-documentario "Tutto normale un altro sguardo sulla disabilità", andato in onda sulla stessa emittente.