Antonella Inglese, una Faq-Totum per scoprire il Vallo di Diano

La presidente dell’associazione di Sassano: «Il nostro capitale umano? Le persone»

SASSANO (Salerno) – Factotum: un latinismo per mettere in comunicazione il passato e il futuro, le radici e la contemporaneità. Rigenerazione urbana, creatività, promozione del territorio: beni comuni per provare a sovvertire l’abituale narrazione delle aree interne, dominata dal miraggio dei «borghi da favola» che, in realtà, nascondono sempre più a fatica i segni dello spopolamento e dell’abbandono. Energie che non si sedimentano soltanto nei tradizionali luoghi di cultura, ma arrivano anche al cuore delle piccole comunità. Esattamente come Sassano, il paese della provincia di Salerno abitato dai Faq-Totum. No, non è uno sgradevole refuso: Faq-Totumè il nome dell’associazione – fondata nel 2017 – che cerca ogni giorno di trovare «risposte vincenti» alle «domande frequenti» (le FAQ dei siti Internet, per l’appunto) di uomini e donne del Vallo di Diano che vivono di cultura e per la cultura. La presidente di Faq-Totum, Antonella Inglese, ci riceve a Palazzo Picinni, nel grazioso centro storico della cittadina delle orchidee, trasformato in una bottega delle arti e del pensiero dopo lunghi decenni di incuria.

Presidente, uno sguardo d’insieme sulla ancora giovane storia dell’associazione.

«Faq-Totum inizia il suo viaggio sette anni fa per merito del nostro attuale vicepresidente, Gaetano Spano, che propose di aggregare un gruppo di giovani del territorio intorno a un progetto di promozione culturale e turistica. Quando abbiamo intrapreso questo percorso, io e gli altri soci fondatori non ci siamo presentati al pubblico come una classica associazione, ma al contrario abbiamo puntato sulla valorizzazione dei beni culturali del nostro comune, Sassano. Dopo aver realizzato un itinerario digitale che – attraverso una segnaletica intelligente e i codici QR – guidava i visitatori alla scoperta della Valle delle Orchidee, questo progetto è proseguito con il QR Tour nei centri storici di Atena Lucana e Monte San Giacomo. Pian piano, però, anche in virtù della mia passione per l’arte, Faq-Totum ha cominciato a frequentare il settore delle mostre, ospitate in larga parte nel luogo-simbolo della nostra valle, la Certosa di San Lorenzo a Padula».

Quali idee avete sviluppato negli spazi e negli ambienti certosini?

«La designazione di Matera a capitale europea della cultura è stata l’occasione per allestire una mostra interattiva e digitale – realizzata con la collaborazione della rete dei musei MAM di Moliterno (in provincia di Potenza, ndr) – in cui le opere del pittore materano Luigi Guerricchio hanno “dialogato” con le poesie di Rocco Scotellaro. Questo esperimento, che ha incontrato il favore del pubblico sia per la qualità dei contenuti, sia per la sua formula innovativa, non è rimasto isolato: la Certosa ha infatti ospitato anche un’altra esposizione dedicata al Grand Tour che, a partire dalla metà del Seicento, portò gli intellettuali di tutta Europa a scoprire la nostra penisola. Infine, l’associazione ha deciso di abbracciare l’arte contemporanea, con l’organizzazione di numerose mostre non solo in Certosa, ma anche a Palazzo Picinni, cui hanno partecipato artisti provenienti dal Vallo di Diano e dai territori a noi vicini».

Cos’ha reso possibile la trasformazione di un bene abbandonato come Palazzo Picinni in un padiglione di arte contemporanea?

«Il Palazzo dell’arte contemporanea di Sassano nasce nel 2019 con l’obiettivo di ridare vita a un luogo che, in quel momento, non aveva una precisa destinazione d’uso. Ci siamo ispirati a due eventi ospitati in passato proprio dalla Certosa, Fresco bosco e Le opere e i giorni, ma con una novità: offrire una vetrina ai tanti artisti della nostra vallata, alcuni dei quali già affermati. Il PAC fu ufficialmente inaugurato con Incontri, una rassegna di 7 mostre personali – allestite però in un unico spazio – che ottenne un grandissimo e inaspettato riconoscimento da parte dei visitatori. Dopo la lunga interruzione per l’emergenza sanitaria, il progetto è ripartito nel 2023, con la convinzione di aver fatto qualcosa di bello e che, pertanto, era giusto riproporre: del resto, il primo ciclo di Incontri è stato un laboratorio di innovazione sociale che aveva avuto ricadute positive sulla nostra comunità. Da qui l’esigenza di ampliare questa vetrina, raddoppiando il numero degli autori e riconoscendo piena dignità ad altre forme d’arte, a cominciare dalla musica. Alla luce dei riscontri positivi che ha ricevuto anche la seconda serie, vogliamo trasformare questo evento in un appuntamento fisso, con il quale proporre un’alternativa alle forme di intrattenimento tradizionali che caratterizzano da sempre il Vallo di Diano. Per questo motivo, Faq-Totum sta lavorando per trasformare Palazzo Picinni in un polo delle arti contemporanee a tutto tondo, dove saranno di casa la filosofia, la musica e la letteratura».

La cultura e le aree interne: un rapporto piuttosto complesso, a dispetto dell’incessante lavoro di tante associazioni. Che impatto hanno avuto le iniziative di Faq-Totum sulle comunità locali? Ci sono segnali confortanti per il prossimo futuro?

«La più grande difficoltà delle associazioni sta proprio nell’organizzazione ciclica di eventi che possano incontrare il favore delle persone: spesso e volentieri, infatti, molte iniziative non hanno successo perché calate dall’alto. È il caso delle grandi mostre allestite in passato alla Certosa di San Lorenzo, che non hanno sortito gli effetti sperati nonostante i considerevoli finanziamenti di cui avevano beneficiato. Al contrario, noi siamo sempre stati convinti che questi progetti dovessero nascere dal basso, con la partecipazione attiva delle comunità locali. Non a caso, i soci di Faq-Totum sono professionisti che, a vario titolo, curano nei minimi dettagli l’organizzazione di un evento. E l’idea che le persone potessero assistere da vicino alla nascita di un progetto ha legittimato il successo delle nostre iniziative. Inoltre, il legame che abbiamo instaurato con il nostro pubblico è tale che molti hanno persino avanzato proposte e suggerimenti per arricchire il programma degli eventi. Al tempo stesso, però, dobbiamo riconoscere che le istituzioni di prossimità – in testa l’amministrazione comunale di Sassano – hanno sempre sostenuto l’attività associativa, che non sarebbe possibile senza le risorse stanziate dal Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e dalla regione».

In un paese distratto come il nostro, il lavoro culturale non è quasi mai adeguatamente retribuito e valorizzato. Dunque: dove si trovano le motivazioni per dedicarsi a progetti che, in molti casi, richiedono un consistente investimento di tempo ed energie?

«Prima di tutto, il nostro lavoro ci diverte e ci appassiona. Sensazioni che si leggono negli occhi del nostro videomaker, Alfonso Tepedino, mentre gira un filmato o quando la nostra grafica, Serena Lobosco, prepara le locandine degli eventi e cura una videoperformance – alla quale lei stessa ha partecipato – che è stata poi proposta ai visitatori dell’ultima mostra a Palazzo Picinni. All’interno del nostro gruppo di lavoro, poi, ci sono altre professioniste della comunicazione: Marianna Feliciello e Francesca Romanelli si dividono tra il giornalismo e l’insegnamento nelle scuole, Lucia Inglese coltiva la passione per la scrittura, dedicandosi alla ricerca dei documenti storici che diventano poi parte integrante delle note di presentazione dei nostri appuntamenti. In definitiva, però, non c’è soltanto il piacere di divertirsi, ma anche il desiderio di partecipare all’intero processo creativo: ognuno di noi mette a disposizione degli altri la sua professionalità perché ciò che stai realizzando ti riempie d’orgoglio. E la risposta delle persone non è altro che uno sprone a fare sempre di più».

Qual è lo stato delle attività culturali nel Vallo di Diano? Per quanto si segnalino molte iniziative meritorie, prevalgono ancora logiche di parte che impediscono alle associazioni di fare squadra e remare nella stessa direzione.

«In questa fase storica, ci sono molti eventi di altissimo livello, con un’organizzazione estremamente professionale: penso al FRITZ Festival e al Toko Film Fest a Sala Consilina, all’ottimo lavoro de I ragazzi del Ponte a Polla oppure al MOB Festival di Padula. Questi appuntamenti hanno ricadute decisamente positive sull’intera vallata, anche a livello turistico. Ciononostante, molte manifestazioni affrontano non poche situazioni critiche, perché – a differenza di grandi istituzioni culturali come le fondazioni – le associazioni si reggono quasi esclusivamente sulle spalle dei loro soci e, oltretutto, non possono più contare sugli stessi finanziamenti pubblici di un tempo. Di conseguenza, c’è il rischio che numerosi eventi di spessore spariscano, proprio perché diventa impossibile onorare tutti gli impegni a livello economico e organizzativo. Sotto quest’ultimo aspetto, le associazioni non sono sempre coese tra di loro. Sarebbe perciò auspicabile la creazione di una rete, prima di tutto perché hanno dimostrato di poter organizzare quelle stesse manifestazioni che mettono in difficoltà macchine decisamente più rodate. Con queste premesse, è naturale chiedersi se la vera risorsa delle aree interne siano le persone – su tutti i ragazzi che sono tornati a vivere qui e che si spendono nei forum dei giovani e nelle associazioni – anziché il denaro».

Il nome dell’associazione ha un’anima antica e al tempo stesso modernissima: da una parte, il factotum capace di districarsi tra tante mansioni diverse, dall’altra l’evidente richiamo alle Frequently Asked Questions che aiutano gli utenti di un sito web. A questo proposito, come conciliare l’esigenza di parlare alle generazioni native digitali con i linguaggi della comunicazione tradizionale?

«Non c’è evento di successo che non abbia alle spalle un’efficace campagna di comunicazione sui social network e, più in generale, sui nuovi media. Fin dal primo momento, abbiamo sentito l’esigenza di trasformare questo principio in un vero e proprio manifesto della nostra associazione: del resto, molti eventi senz’altro interessanti richiedono uno sforzo in più per essere apprezzati dal pubblico, a cui bisogna provare a spiegare non solo le varie fasi del processo creativo, ma anche il valore sociale e culturale di quel progetto e il relativo impatto sul territorio. In definitiva, si tratta di creare un sistema nel quale la professionalità – che include anche le strategie di autofinanziamento e autoproduzione – proceda di pari passo con la capacità di comunicare quel che si sta facendo. In questo modo, abbiamo compreso che gli strumenti digitali e le più moderne tecniche narrative, a partire dallo storytelling, sono imprescindibili per arrivare alle persone. Per quanto sia importante il sostegno dei media tradizionali, che restano pur sempre la prima fonte di informazione per la maggior parte di noi, è fondamentale essere presenti sui social network, se non altro per mantenere un contatto pressoché quotidiano con gli utenti. Su quest’ultimo aspetto, però, è necessario migliorarsi: dobbiamo aiutare le persone a comprendere che, dietro alla mostra di arte contemporanea che abbiamo allestito a Palazzo Picinni, non c’è solo un evento culturale che ha dato a tanti artisti l’opportunità di esprimersi, ma anche un grande esempio di rigenerazione urbana».

Quali progetti ci sono all’orizzonte?

«In primo luogo, vogliamo che il PAC sia il cuore pulsante di una nuova edizione di Incontri, declinata tuttavia in maniera diversa: non solo opere d’arte, ma anche una rassegna letteraria e una mostra fotografica. Inoltre, stiamo lavorando a due pubblicazioni sulla tradizione bandistica di Sassano e sull’innovazione sociale nella Certosa di San Lorenzo. In ogni caso, l’obiettivo per il 2024 è quello di non disperdere il lavoro che è stato fatto fino a oggi, perché ci piacerebbe che Palazzo Picinni continuasse a vivere. Al tempo stesso, però, vorremmo tornare a lavorare in Certosa e sviluppare sinergie più virtuose con le altre associazioni che operano nel Vallo».

Lo slogan di Faq-Totum è «Domande frequenti, risposte vincenti». Qual è la risposta vincente per questa terra di confine tra Campania e Basilicata?

«Sono convinta che la migliore risposta arriverà dal basso. Il primo passo, però, è la coesione tra le associazioni che lavorano per la crescita della nostra valle. D’altra parte, per esprimere fino in fondo le sue potenzialità, il Vallo non può arenarsi davanti alle tante difficoltà che caratterizzano le aree interne, guardando con fiducia a ciò che di buono ha intorno a sé».

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni