FABRIZIO COZZA: uno chef Made in CS

Il nostro cantautore conterraneo Brunori Sas scrive e canta quanto sia ormai semplice acquistare un biglietto aereo da Lamezia a Milano, con una compagnia low-cost. I giovani di oggi è quello che fanno regolarmente: entrano sui siti di riferimento, inseriscono data e destinazione e procedono al pagamento. È sempre il momento più bello, perché si inizia a fantasticare e a preparare la valigia, anche se manca tanto tempo alla partenza.

Pensate però, se questo biglietto fosse solo andata, ma senza ritorno.

Così iniziano le storie di coraggio, di cambiamento, di voglia di crescere e realizzare i propri sogni, con un biglietto pieno di paure, incertezze, ma tanta voglia di fare. Un po’ come la storia di Fabrizio Cozza, cosentino di nascita, 22 anni suonati ed uno zaino in spalle pieno di speranza.

Per cominciare la nostra intervista, dopo difficoltà dovute al lavoro ed all’orario, oggi infatti lui vive a Londra, ci sentiamo telefonicamente e gli chiedo di raccontarmi qualcosa di lui e come la passione per la cucina sia entrata a far parte della sua vita. Nella sua discrezione e semplicità, scopro con stupore, che i suoi studi sono stati effettuati presso il liceo scientifico Enrico Fermi di Cosenza, ma che l’amore per i fornelli e per le spezie, inizia ad entrare nella vita di questo ragazzo all’età di 15 anni. Avrebbe avuto modo di cambiare, ricominciare e seguire un indirizzo più consono per il suo futuro, ma ciò che si inizia, deve essere portato a termine, mi dice Fabrizio.

Un bravo ragazzo, così verrebbe da definirlo, che sceglie di terminare prima i suoi studi, per poi inseguire la sua passione. “Dove e quando è iniziato tutto?”, chiedo cercando di capire. La risposta è semplice, poiché Alma scuola di cucina diventa la sua casa e la sua palestra di crescita professionale.

Come ogni ragazzo che decide di intraprendere una specifica strada, però, ha dovuto rimboccarsi le maniche e cercare in lungo e in largo il giusto posto da cui partire. Si inviano curricula, si fanno ricerche in giro, e si aspetta, magari per lungo tempo con ansia e preoccupazione.

Ed è in questo preciso istante che quel biglietto aereo fino a Milano cambia la sua vita. Fabrizio viene chiamato al Nord: Gallarate, in provincia di Varese, non è poi così lontano da casa, ma diventa il posto più adeguato per un rafforzamento delle professional skills di Fabrizio. Le porte del ristorante di Ilario Vinciguerra si aprono, tra eleganza, ricerca di gusto e una stella Michelin. Mi convinco sempre di più di come “la pratica batta la grammatica” a volte, dimostrando che bisogna assolutamente lanciarsi e rischiare nella vita.

Fabrizio spende un anno del suo tempo in questo luogo, facendo uno stage, capendo ancor più profondamente il come si lavora in una brigata e come un ristorante deve essere organizzato per sfruttare al meglio le sue potenzialità ed esaltare le più intime qualità. “Lo rifarei”, condivide con me il ventiduenne cosentino, sottolineando quanto sia stato importante per la sua crescita questo passaggio.

Vado dritto al punto e chiedo al giovane chef come si sia trovato a partecipare al concorso nazionale Young Chef Young Waiter per giovani chef e camerieri professionisti, arrivato alla quarantesima edizione quest’anno. Lo chef Cozza si schiarisce la voce e spiega con semplicità che il tutto è stato molto inaspettato; oggi vive a Londra e lavora presso il ristorante Fiume ed il suo titolare gli ha più volte consigliato di tentare e partecipare. Dopo tanta indecisione ed ansia, i documenti vengono inviati e l’attesa diventa estenuante, ma da bravo passionale calabrese, il fuoco viene ritrovato negli occhi di Fabrizio e si ritrova ad essere scelto tra i primi 16 giovani cuochi per questa competition di alto livello.

“Quali sono state le prove da affrontare durante la competizione?”, viene chiesto con l’acquolina in bocca. Due sono le pietanze da preparare, un piatto a scelta ed un dessert. Fabrizio sceglie di preparare una spigola fritta, il tutto abbinato a dei sapori “Made in Calabria”, con funghi glassati e crema di ‘nduja e patate. Il dessert, invece, doveva contenere obbligatoriamente un Magnum, uno dei gelati che abbiamo sempre amato, con cui lo chef calabrese ha scelto di preparare una Tartatenne. Il buon Fabrizio, fiero dei suoi piatti e della preparazione delle sue creazioni, mi spinge a pensare a quanti ostacoli ci siano nella partecipazione a questi eventi, dalle tempistiche ardue da seguire, alla collaborazione con altri chef, finanche alla gestione della pressione e dell’ansia. Ma anche qui, ne esce vincitore e porta a termine il tutto con grande professionalità e puntualità.

Lo stupore sale, ed anche la fame, perché a 22 anni, immaginare di poter preparare dei piatti del genere, è per noi comuni mortali, solo un sogno lontano. Incuriosito dalla ardita passione di questo giovane uomo, chiedo quali programmi ci sono per il futuro e quali sogni sta inseguendo in questa vita così frenetica. Mi risponde con indecisione, ma si percepisce il desiderio di poter tornare a casa un giorno, aprendo un proprio ristorante, ma dice che ci vorranno almeno dieci anni prima. In questi anni di gavetta, crescita e preparazione, infatti viaggiare è d’obbligo, scoprire luoghi, culture e posti lontani, dall’Europa, all’Asia, fino all’America.

Per concludere l’intervista più affamata di sempre, spingo l’acceleratore sulla curiosità e chiedo i piatti forte di Fabrizio, che con un colpo secco, indica più di una prelibatezza: uno gnocco di patate con porcini e crema di ‘nduja e zafferano, o una semplice carbonara o una cacio e pepe.

Saluto lo chef, che da li a poco avrebbe iniziato a lavorare, ed iniziandomi a guardare intorno, alla ricerca del ristorante più vicino, mi ripeto, nel caos dei miei pensieri e nella fame ormai aumentata: “incredibile, e pensare che la parola carbonara è stata la password del mio computer per oltre 10 anni”.

Impossibile negare la prossima fermata, visto che ormai anche io vivo a Londra: Fabrizio Cozza.