Un vaso che forma in contrasto due volti, uccelli che si trasformano in pesci o ancora scale che si intrecciano fra di loro così da sfidare le leggi di gravità. Ecco, se ti sei mai soffermato ad osservare queste immagini probabilmente anche tu sei rimasto affascinato da questo artista olandese visionario: Maurits Cornelis Escher. Sì, perchè anche se nato nel 1898 è riuscito ad influenzare così tanto le generazioni successive che chiunque o ha visto le sue opere o la loro rivisitazione su giornali, fumetti, copertine di dischi musicali e persino in alcune pubblicità e cartoni animati.
I vent’anni di Escher
Escher seguì gli studi in modo svogliato e a ventun’ anni si iscrisse alla Scuola di Architettura e Arti decorative di Haarlem perché il padre sperava diventasse un architetto, ma lui passò quasi subito allo studio delle arti decorative sotto la guida del suo maestro de Mesquita. Dopo tre anni abbandonò la scuola e, poichè era caduto in depressione, i genitori decisero di fargli visitare l’ Italia, come tra l’altro erano soliti fare i giovani benestanti del Nord Europa. Ed è proprio qui, all’ età di ventiquattro anni, che avvenne la svolta nella sua carriera artistica. Rimase infatti così colpito dal Bel Paese che nel ‘23 si stabilì a Roma e vi rimase per circa 15 anni, anni che lui stesso definì i migliori della sua vita. In questo periodo attraversò tutta l’ Italia, ma quello che per lui era “il posto più bello del mondo” era proprio il Sud.
“Il posto più bello del mondo”
Nell’aprile del 1930 salpò da Napoli insieme ad altri 3 amici e arrivò a Pizzo Calabro e da qui vagò per tutta la Calabria visitando piccoli paesi sul mare, come Tropea, Scilla, Cariati e Gerace o, attraverso mulattiere, paesini arroccati sull’Aspromonte, come Pentidattilo. Questi luoghi sono rimasti invariati per molti decenni se non addirittura secoli quindi le litografie di Escher sono quasi sovrapponibili a come sono oggi molti di questi borghi. Rappresentò la Cattolica di Stilo, di epoca bizantina, con le sue caratteristiche cupole proprio perché attratto dai “tetti curvi” e quindi si interessò anche alle opere moresche disseminate per il Meridione, come quelle sulla Costiera amalfitana e in Sicilia.
La geometria che distorce la realtà
Con i suoi disegni e xilografie, Escher usa le sue conoscenze della geometria per distorcere la realtà, come nel “Belvedere”, dove ad un primo sguardo sembra che la struttura segua le leggi della prospettiva, ma guardando meglio due colonne si intrecciano, proprio come nel cubo che ha in mano un uomo seduto in basso. Quindi, dal bidimensionale della carta riesce a creare il tridimensionale, come in “Mani che disegnano”, dove sembra proprio che queste si realizzino a vicenda.
Escher dà anche una valenza morale alle sue opere, come in “Incontro”, dove omini bianchi e neri al centro della rappresentazione si danno la mano: per il quadro sono necessari il bianco ed il nero per crearlo così come in natura sono necessari gli opposti .
Escher: dove, quando e perché
Vi consiglio di visitare la mostra su Escher al Museo di Santa Caterina a Treviso che si terrà fino al 3 aprile, aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20.
Può essere anche un’ occasione per visitare Treviso, che è magnifica, attraversata da fiumi e da canali che la rendono molto pittoresca, alle pendici delle Alpi ora innevate.
Nasce nel 1990, a Rogliano in provincia di Cosenza. Dopo gli studi liceali si trasferisce nella ventosa Trieste iscrivendosi alla facoltà di Medicina. Responsabile e testarda ma sempre con la testa fra le nuvole, è un po’ a metà tra Alice nel Paese delle Meraviglia e il Bianconiglio in ritardo sulla tabella di marcia. Appassionata di Storia dell’ Arte obbliga i suoi genitori e sventurati amici a seguirla in giro per Chiese e Musei. Legge i giornali ogni volta che può e i fumetti, anzi il fumetto: Dylan Dog.