Intervista al promettente pilota cosentino che sogna la Formula 1
Non ha ancora la patente di guida, ma è già un pilota competitivo: il 16enne cosentino Ermanno Quintieri è il nome nuovo del motorismo italiano. Mentre i suoi coetanei hanno scelto il basket, il calcio e la pallavolo, questo ragazzo pacato e ambizioso, iscritto al terzo anno del liceo classico “Bernardino Telesio”, coltiva con rara dedizione la passione per le corse in una regione che non ha mai avuto una tradizione motoristica di rilievo. Non un ostacolo, bensì una motivazione supplementare per Quintieri, che ha cominciato a frequentare le piste e i kartodromi di tutta Italia all’età di 12 anni.
Trasferte lunghe e faticose in compagnia del padre Antonio – uno degli avvocati più stimati di Cosenza – ricompensate dai primi risultati di prestigio, spesso ottenuti contro avversari più grandi di lui. Poi, la chiamata nel 2022 del team guidato dal padovano Giorgio Pantano, uno degli ultimi piloti italiani ad aver corso in Formula 1. Quintieri, in cuor suo, vorrebbe imitarne l’esempio. Per il momento, il teen-ager calabrese ha compiuto una serie di test su un’auto di Formula 4, la categoria di partenza per chi sogna il grande salto nel circus. Tra un allenamento e un ripasso per le interrogazioni, Ermanno il Sognatore ha trovato il tempo per parlare di sé e della sua passione viscerale per l’automobilismo e la velocità.
Come si è avvicinato al mondo dei motori e, in particolare, alle gare sui kart?
«Pur avendo scoperto il karting da piccolo, ho iniziato a correre appena tre anni fa. In questo ambiente sono uno dei più giovani in assoluto, anche perché i miei coetanei hanno cominciato con le gare del calendario italiano molto prima di me. Io sono invece arrivato un po’ più tardi all’agonismo».
Quanto ha inciso sul suo percorso di crescita il divario accumulato dai piloti che erano già abituati a correre con una certa assiduità?
«Naturalmente, i primi tempi sono stati difficili: del resto, mi confrontavo con ragazzi più esperti di me. Inoltre, non ho avuto molto tempo a disposizione per adattarmi. Gara dopo gara, però, sono riuscito a capire quel che era necessario per migliorarmi».
Ermanno, come riesce a conciliare lo studio con gli allenamenti in pista, visto che la preparazione non si ferma neppure durante la stagione invernale?
«In questo periodo dell’anno, l’organizzazione del lavoro è un po’ più semplice, perché la stagione agonistica è appena terminata. Tuttavia, quando arriva il momento di gareggiare, le cose si complicano: il più delle volte mi sposto nel Nord Italia e, alle volte, anche all’estero. Perciò, una volta rientrato a casa, devo studiare di più. Ad ogni modo, la mia scuola mi sta aiutando tanto».
Dopo aver esordito nel campionato regionale calabrese, lei si è fatto conoscere sulle piste pugliesi. Una scalata esaltante ma impegnativa, non solo per i tanti spostamenti in giro per la penisola, ma anche perché in Calabria manca un tracciato che le consenta di prepararsi in maniera rigorosa.
«Purtroppo, gli impianti della mia regione non sono omologati per gare di livello nazionale. Pertanto, a differenza di chi vive al Centro-Nord, è tutto più complicato per me: non a caso, il circuito più vicino a casa mia si trova a due ore e mezza di macchina da Cosenza (a Sarno, in provincia di Salerno, ndr)».
Nell’estate del 2023, lei ha sostenuto il suo primo test in assoluto su una monoposto di Formula 4. Che sensazioni ha provato dopo aver guidato una vera auto da corsa e quali differenze ha notato rispetto ai kart?
«Per mia fortuna, non ho avuto particolari problemi di adattamento alla macchina. Ho incontrato più difficoltà in frenata, perché il sistema frenante di una monoposto è ben diverso da quello di un kart. Anche il cambio è profondamente diverso: un’auto di Formula 4, infatti, ha 6 marce. Soprattutto, queste vetture possono raggiungere velocità particolarmente elevate, sfiorando anche i 250 chilometri orari. Sebbene il circuito di Cremona abbia poco in comune con autodromi come quelli di Monza e Imola, ho comunque raggiunto punte di velocità molto alte. Concluso il primo giorno di test, sono riuscito a comprendere in fretta la macchina, facendo segnare tempi davvero importanti».
In questa stagione ha partecipato alle IAME Series, un campionato monomarca di kart che ha lanciato molti giovani talenti come lei. Al di là dei risultati, sente di aver raggiunto una piena consapevolezza delle sue potenzialità?
«Sì, perché ho ottenuto ottimi piazzamenti nella mia prima esperienza in X30 Senior. A metà campionato, poi, sono entrato nella categoria KZ2, l’unica che prevede l’inserimento delle marce, dimostrando fin da subito di essere veloce. Pertanto, mi ritengo soddisfatto per ciò che ho fatto in questa stagione».
Quali sono i suoi obiettivi per il 2024?
«Prima di tutto, mi piacerebbe vincere qualche gara in KZ2, sfruttando l’esperienza accumulata quest’anno. Inoltre, vorrei partecipare al campionato italiano di Formula 4».
L’automobilismo scorre nelle sue vene fin da quando era piccolo. Come ha scoperto il motorsport?
«Devo tutto a mio padre, anche perché in Calabria non c’è una vera cultura motoristica. Prima di appassionarmi alle corse, ho giocato per qualche tempo a calcio».
Lei è un ammiratore dello stile di guida di Max Verstappen. Che cosa le piace del tre volte campione del mondo di F1?
«Mi hanno colpito i racconti dei meccanici che hanno lavorato con lui al tempo dei kart: tutti lo considerano il più grande pilota della storia del karting. Io me ne innamoro ogni volta che lo vedo correre».
Molti criticano la Formula 1 contemporanea perché la vettura conta molto più del pilota. C’è qualcosa che non le piace del circus?
«La F1 di oggi non dà modo di apprezzare fino in fondo il vero potenziale di un pilota, a tutto vantaggio della macchina che si guida. Penso a George Russell: quando ha lasciato la Williams per la Mercedes, ha guadagnato all’istante 19 posizioni in griglia. Mi permetto di aggiungere che questa tendenza esiste anche nei kart: da qualche tempo a questa parte, infatti, non sono più i piloti a fare la differenza, bensì il motore e il telaio».
Chi l’ha colpita di più tra i piloti del passato?
«Ayrton Senna: nessuno aveva il suo stile di guida. Inoltre, aveva un modo di accelerare diverso da tutti gli altri: questo gli consentiva di essere sempre il più veloce. Senna era bello da vedere anche in gara: era un pilota coraggioso nei sorpassi, benché non azzardasse mai qualcosa in più del dovuto».
A proposito di sorpassi: che emozioni prova Ermanno Quintieri quando supera i suoi rivali in pista?
«Il sorpasso è la cosa più bella in assoluto per un pilota. Dirò di più: un sorpasso è più bello ed emozionante di una vittoria, perché rivela il carattere e le potenzialità di un corridore».
Pur avendo appena 16 anni, lei ha le idee chiare sul suo futuro. Su cosa dovrà lavorare per scalare le varie formule e arrivare nell’élite dell’automobilismo mondiale?
«Prima di tutto, dovrò senz’altro migliorare come pilota, sistemando alcuni dettagli che non mi piacciono. D’altra parte, per arrivare in F1 serviranno un pizzico di fortuna e il sostegno finanziario degli sponsor».
Per chiudere: i risultati di questi anni le hanno senz’altro regalato un po’ di popolarità tra i suoi concittadini. Cosa ne pensano i ragazzi della sua età e i suoi compagni di scuola?
«Sono molto curiosi di scoprire un mondo che è completamente sconosciuto a loro: molti mi chiedono come funziona l’ambiente delle corse. Qualcuno mi ha persino domandato come intraprendere questa carriera, avendo conosciuto un ragazzo che è riuscito a entrare in questo mondo».
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Nonostante sia cresciuto nell'era del digitale, si professa analogico e nostalmalinconico. Cultore di Springsteen, dei saggi storici e delle gassose, ha scoperto Venti in piena pandemia: amore a prima vista. Ricambiato, una volta tanto.