“La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà”
Fabrizio De Andrè
Oggi, mi sono svegliata così.
Una domenica mattina qualunque, con il caffè di sempre sul comodino e una gran voglia di solitudine.
So cosa state pensando in questo preciso momento: “ma che problemi ha questa qui…?” e in effetti me lo chiedo spesso anch’io. Ma da quando ho assaporato la solitudine, quella sana, estremamente malinconica, dalla lacrima facile per intenderci, non posso più farne a meno.
Andare a pranzo con i colleghi, fare shopping con un’amica, guardare un film al cinema con il fidanzato o visitare una mostra con l’amico appassionato d’arte, sì, sono tutte cose fighissime, certo!
Ma avete mai provato a farlo…da soli?
So che forse sarà un post diverso dai soliti, ma oltre a raccontare una parte di me (quella più “cupa e introversa”) vuole essere una sorta di “guida” per i cuori solitari o semplicemente per chi, un po’ per curiosità un po’ per noia, vuole starsene qualche ora in silenzio con se stesso.
Vivo a Milano da sei anni ormai: una città frenetica, fanatica, a volte superficiale, a volte no.
Eppure sa bene come farti sentire parte di un meccanismo magnifico e brillante se lo desideri, o in caso contrario, escluderti.
Non che io mi senta esclusa, per carità. Ma ho abbandonato i party in discoteca, le fashion week e tutte quelle occasioni che in qualche modo ti ricordano quanto sia falsa e costruita la mondanità di questa città, per dedicare un po’ di tempo a me stessa e alla cura del mio animo, e facendolo ho scoperto che non c’è niente di meglio al mondo dell’ascoltare se stessi.
E se inizialmente gironzolavo tra le affollate strade del Centro, fotografando le guglie del Duomo o qualche passante un po’ retrò, o semplicemente osservando il mondo che mi circondava, dopo un po’ ho iniziato a farci l’abitudine e a prendere confidenza con questa (ahimè) sconosciuta SOLITUDINE.
Oggi cerco sempre di ritagliarmi dei miei momenti di solitudine: cammino nei parchi da sola, visito mostre e gallerie d’arte da sola. Faccio colazione nei bar da sola. E tutte le volte senza sentire il bisogno o la necessità di dover dire per forza la mia, dover raccontare le mie vicissitudini, o semplicemente ascoltare quelle degli altri. Sono arrivata alla consapevolezza che la solitudine è sacra esattamente come la compagnia e la gioia dello stare insieme ad altri esseri umani.
La scorsa settimana mi sono fatta una regalo e ho visitato la Galleria d’arte moderna di Milano (GAM). Ho provato gioia e un po’ di commozione nello scoprire una piccola parte della città che ancora non conoscevo.
E mentre ammiravo tutte quelle opere d’arte realizzate a cavallo tra l’ 800 e il 900, attraversando le grandi stanze vuote e ascoltando il rumore del cigolio del parquet al mio passaggio, esploravo mondi antichi, assaporando l’essenza vera della vita, la calma più completa dell’animo umano. Il silenzio.
Detta così la solitudine assomiglierebbe a una sottile forma di isolamento dal mondo.
E invece la solitudine, mi ha salvata.
Mi piacerebbe sfatare il mito che le persone solitarie siano automaticamente classificate come asociali.
Stare da soli non significa sentire la mancanza di qualcuno o di qualcosa, ma significa essere gli amici più sinceri di se stessi. Quindi diventare più forti, più maturi, in sintonia con il mondo.
Solitudine significa essere soli, sì, ma a se stessi. Significa separarsi temporaneamente dal mondo e da chi ci ha dato la vita per intraprendere un viaggio con il compagno migliore che ci possa essere: il proprio io, con i suoi momenti grigi e quelli più felici, con i suoi pensieri e le sue emozioni apparentemente incomprese dal mondo per poi scoprirle simili o uguali a quelle delle altre 7 miliardi di anime che popolano la terra.
E a pensarci bene, è una cosa magnifica, una delle più grandi forme di libertà. Perché la solitudine regala pensiero, spunti di riflessione e (se capita), anche felicità, ma quella pura, vera, che non viene generata da nessuno se non dal piacere di ascoltare e coccolare se stessi.
Quindi potete prendetemi per pazza, disagiata, asociale. Oppure potete provarci anche voi a fare qualcosa di divertente da soli.
Prendete il primo treno per la città che desiderate visitare, passeggiate tra le vie del centro con la musica giusta sull’ipod, fermatevi in un bar e osservate le vite degli altri.
Provateci.
Provateci ad amare l’essenza più profonda di voi stessi e scoprirete di essere unici.
Classe ’91, nata a Cosenza, vive a Milano da 11 anni e lavora come Social Media Manager. Si definisce ambiziosa e determinata, con la giusta dose di autoironia. Per sorridere le basta una domenica, una canzone dei Verdena e un tè alla cannella.