È POSSIBILE ODIARE LA MUSICA?

A volte è questione di gusti, altre volte è patologia

Immaginate di andare in un bar, prendere il vostro cocktail preferito senza essere però accompagnati da quel tipico sottofondo lounge… immaginate di andare in palestra ad allenarvi sostituendo la musica col cigolio degli attrezzi e le urla di gente che solleva manubri pesantissimi…immaginate qualsiasi azione del quotidiano sottraendo ad essa ogni canzone, musichetta o melodia… dal fare la spesa, tagliare i capelli o festeggiare qualcosa. La musica è ormai onnipresente nella nostra vita e sicuramente molti di noi non possono davvero farne a meno.

Ma cosa accadrebbe se non ci fosse la musica a fare da sottofondo a questi momenti? Sentiremo solo il rumore del bicchiere posato sul tavolo di un bar, o gli sforzi e gli ansimi delle persone in palestra, gente timida al supermercato e silenzi imbarazzanti dal parrucchiere accompagnati solo dal il rumore delle forbici.

Personalmente, per quanto mi sforzi non riesco ad immaginare un mondo, questo mondo, senza musica. Eppure preparando l’articolo di questo mese, e non sapendo accostare le due parole “odio” e “musica”, mi è sorta spontanea una domanda: “si può odiare la musica?”

Così ho fatto un giro nel web e mi sono imbattuto in un mondo, per me inimmaginabile (e invivibile), fatto di gente che davvero non sopporta o detesta la musica in generale o parzialmente.

Da musicista, anche io ho particolari gusti ed è chiaro che non posso che rispettare compositori di un certo tipo di musica che non preferisco…ma odiarla tutta. No. Per me non si può odiare la musica.

Eppure una forma “patologica” di odio nei confronti della musica esiste, si chiama “anedonia musicale”. Uno studio recente condotto dal IDIBELL – Bellvitge Biomedical Research Institute di Barcellona ci porta a conoscenza di questa condizione: l’anedonia è l’impossibilità a provare piacere, nelle sue varie forme, cibo, sesso, rapporti sociali e…musica! Chi si trova in questa condizione, probabilmente inconsapevolmente, non prova piacere nell’ascoltare qualsiasi tipo di musica, ne è quasi infastidito. In realtà non si tratta di una questione relativa ai gusti musicali di un individuo, bensì, il cervello di chi soffre di questo particolare disturbo, non trasforma il segnale sonoro in emozione ma in malessere.

Un altro esperimento per capire se davvero è possibile non ascoltare musica per un determinato periodo è stato condotto da Trevor Cox, professore in ingegneria acustica all’Università di Salford in Inghilterra, che ha omesso la musica dalle sue giornate per qualche settimana. Il risultato? Dopo la prima settimana senza musica il malumore sale a livelli altissimi e anche il corpo e la mente ne risentono, il cervello inizia a fare un mash-up di tutte le canzoni e motivetti presenti in testa (un po’ come se volesse colmare questo “vuoto”), si è colti da un’insensata voglia di cantare e si giunge alla conclusione che l’unico modo per evitare la musica sarebbe diventare eremiti.

Già, al giorno d’oggi ascoltare musica è inevitabile (per fortuna). La musica è davvero ovunque e il più delle volte non ci facciamo poi tanto caso poiché la sua presenza è del tutto scontata. Ma se spegnessero per un giorno tutte le radio e tutti gli impianti di riproduzione musicale, tutti i Media Player e gli Spotify…quel giorno lì, chiunque si sentirebbe un po’ vuoto (Eccezione fatta per chi è affetto da anedonia, ovviamente).

Per quanto riguarda l’odio, credo che possiamo odiare, in senso lato, le canzoni che ci riportano alla mente eventi spiacevoli della nostra vita, possiamo evitare canzoni tristi perché siamo tipi gioiosi o viceversa ascoltare canzoni malinconiche perché si trae un certo piacere anche nell’ascoltare il nostro malumore in una canzone che fortemente ci rappresenta. Ad ogni modo la musica ci porta a provare emozioni così forti e talvolta incontenibili, ha il potere di farci piangere, ridere, ballare, rilassare… dedichiamo canzoni a dire basta…questo ci dice tutto.

Una vera e propria catarsi…non possiamo omettere la musica dalla nostra vita, non possiamo odiarla. Possiamo dire che non ci piace il jazz o il blues o il metal o la canzone d’autore, il mondo è bello perché è vario! Ma odiare è un sentimento profondissimo e complicato da capire/gestire, un po’ come l’amore! La musica si ama, si vive, unisce popoli e accomuna individui da un capo all’altro della terra.

Un esempio del potere di quest’arte è il progetto “Playing for Change “; dall’idea del produttore discografico statunitense Mark Johnson è nato un supergruppo che coinvolge artisti (per lo più artisti di strada) da ogni parte del mondo… suonando la stessa canzone, ognuno col proprio stile e con strumenti tipici del paese di provenienza, i Playing for Change sono in attività dal 2004 e tutt’ora sono l’esempio vivente di come la musica riesca a unire culture totalmente diverse in questo complicato mondo.

Vi lascio alle vostre canzoni, che siano pop, rock, reggae qualsiasi genere vi piaccia… alle colonne sonore della vostra vita ed ai sottofondi delle vostre giornate. E vi confermo la mia posizione: non si può odiare la musica. E voi che ne pensate?

Diego Cosentino
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Nato nel 1990 e cresciuto a pane e rock’n’roll, aromatizzato con un pizzico di blues e insalata reggae.. alimenta la sua “prostituzione musicale” negli anni suonando con varie band e scrivendo canzoni fissando i tramonti sul mare di Diamante. Studia Comunicazione & Dams all’Università della Calabria. Ama il profumo della pioggia di fine estate, le canzoni in LA minore, Breaking Bad, i film francesi, le loro colonne sonore manouche e la scrittura dannata di Charles Bukowsky. Odia chi odia perchè infondo si sente un pò hippie anche se odia ammetterlo (ma una macchina del tempo che lo porti indietro negli anni ‘60 è il suo vero sogno), e parlare di se in terza persona che lo imbarazza molto.