Finalmente sta per arrivare Natale, uno dei momenti più belli e intensi di tutto l’anno.
Le strade si riempiono di luci, colori, profumi che sembrano quasi essere vivi.
Le vetrine dei negozi pullulano di abeti finti, stelle di Natale, Babbi Natale spericolati, lampadine luccicanti che fanno venire voglia di guardarle per ore.
Ma significa anche vacanze, evasione dalla routine.
Natale è un momento in cui ognuno di noi, volente o nolente, si ritrova a fare i conti che l’anno che sta per terminare, e tirare le somme.
In un’atmosfera che dovrebbe essere tra le più suggestive, ci ritroviamo a pensare a come abbiamo trascorso l’anno, alle cose belle e a quelle brutte, agli avvenimenti che avremmo voluto cancellare, a quelli che avremmo voluto durassero per sempre.
Ci ritroviamo a pensare alle cose che avremmo voluto dire o fare, a come ci saremmo potuti comportare e a come invece ci siamo comportati.
Crescendo, questo momento dell’anno è diventato uno dei più difficili, a mio parere, in quanto Natale si trasforma in una ricognizione di sé stessi che può essere positiva e negativa, o solo una delle due.
E allora, penso a quando da piccoli l’unica differenza che potevamo fare era se essere stati “buoni” o “cattivi” e in quale parte della lista ci avrebbe messo Babbo Natale.
Le domande che ci ponevamo non erano di certo “se potessi tornare indietro, cosa farei?” ma piuttosto “Babbo Natale mi porterà il giocattolo che gli ho chiesto?”.
Nella speranza di essere stati buoni, di aver meritato l’agognato oggetto, ci cimentavamo nella lista delle buoni azioni da sbandierare a Santa Claus per dirgli che eravamo meritevoli di un premio.
Anche da piccoli, comunque, Natale è sempre stato un ottimo esempio di autocritica.
Di solito, questo rituale dei buoni e cattivi si perpetua di anno in anno, e suppongo che più andremo avanti più diventerà difficile giudicarsi con lucidità, perché pian piano, si complicheranno le situazioni e gli stati d’animo. Ci fermeremo un attimo, con la voglia di poter tornare indietro.
In un modo un po’ diverso da questo, di redenzioni spirituali e critiche di coscienza, ha raccontato brillantemente Charles Dickens nel suo “A Christmas Carol” (Canto di Natale).
Nella storia di Ebenezer Scrooge rivedo tanta contemporaneità, le tematiche sociali sono più che mai attuali, e mi sembra quasi scontato paragonarle alla nostra realtà.
Quanti esempi di cattivo comportamento vediamo ogni giorno?
Mi viene in mente l’autista dell’autobus che, dopo averti visto perdere un polmone, non tiene aperte le porte per farti salire; il professore che ti tratta come se vedesse in te solo il numero di matricola; la signora che hai fatto passare davanti al supermercato e non ti dice “grazie” o quella che ti supera senza neanche dire nulla; quello che parla per stereotipi e fa il buonista ma è il peggiore degli stronzi; il passeggero in autobus che non fa sedere una persona anziana..
E questi sono solo i più banali e scontati, quante se ne potrebbero dire sui politici corrotti, sui casi di omertà, sull’indifferenza che la nostra società nutre nei confronti dei più deboli?
Non parlo mica di azioni caritatevoli colossali, ma semplicemente di piccoli gesti quotidiani che potrebbero renderci più buoni, persone migliori.
Facciamo un salto indietro nel tempo e pensiamo un attimo a quanto fosse più facile da bambini condividere la merenda all’asilo, i giocattoli con gli amici, far copiare i compiti al compagno di banco, prestare la nuova videocassetta senza la preoccupazione che fosse solo ed esclusivamente tua, ma anche solo la spontaneità con cui ci piaceva sorridere ad un estraneo,o con cui ci chiedevamo perché il nostro amichetto fosse triste.
E che dire dei Natali passati? Delle serate passate in attesa dei regali, della cena con i parenti, dei film Disney mandati a ripetizione in TV, della gioia con cui vivevamo il Natale senza preoccuparci di cosa avremmo fatto quella sera dopo cena.
Eravamo più ingenui, è vero, ma perché non portare con noi un po’ di quella genuina bontà ed allegria?
Adesso mi sembra solo che siamo tutti più indifferenti e stanchi, perché siamo cresciuti e ovviamente non siamo più capaci di guardare la vita con ingenuità.
Eppure quante volte ci siamo trovati ad avere a che fare con persone che amano scoraggiarti, che ti sorpassano per il proprio interesse, spudorati approfittatori e bugiardi?
I nostri Natali presenti stanno per diventare condizione costretta dal calendario, e la cena con i parenti è diventata noiosa e ripetitiva, perché pensiamo a quanto sarebbe stato meglio stare da un’altra parte.
Non sentiamo più piacere nello scartare regali, a meno che non sia quella cosa costosissima che abbiamo chiesto. Allora un sorriso potrebbe scappare.
Non so cosa immaginarmi dal futuro, perché in uno scenario come il nostro mondo moderno, non mi sembra di intravedere nulla di buono. O meglio, solo alcune cose.
Certo, non sto parlando in modo generale, non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio.
Ci sono ancora molti giovani che amano e rispettano le tradizioni, che sentono ancora in modo molto forte l’impulso di essere buoni e agire di conseguenza.
In queste azioni sincere e disinteressate, c’è davvero una buona speranza per i Natali futuri.
Per questo credo che sia fondamentale riscoprire i piccoli gesti di bontà quotidiana, di semplicità con cui guardarci intorno e darci da fare.
Per cui, la prossima volta che un nostro amico ha bisogno di una mano, non siamo indifferenti e aiutiamolo; non distruggiamo a vicenda i nostri sogni per l’eccessivo cinismo; godiamoci le telefonate dei nostri familiari quando siamo lontani, senza dimostrarci seccati o stufi; facciamo sedere al nostro posto le vecchina con le buste della spesa; semplicemente, non siamo più indifferenti di fronte le difficoltà altrui.
Perché non è vero che siamo tutti così, ma è sempre più facile parlare delle cose che vanno male, piuttosto che soffermarsi su quelle buone.
Non so in quale colonnina mi metterà Babbo Natale quest’anno, magari in quella di mezzo, di quelli mediamente buoni e mediamente cattivi.
E mi chiedo cosa possa portarmi sotto l’albero, perché non ne ho proprio idea.
Qualche consiglio?
Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.