Del perché mi piace essere fuori sede – L’inizio del viaggio

Del perché mi piace essere fuori sede – L’inizio del viaggio

Più di un anno fa, scrissi un articolo – anzi, una riflessione – sul perché mi piacesse essere una studentessa fuori sede, per questo, ho deciso di ritagliare un piccolo spazio del nostro Venti per raccontare alcuni frammenti della “vita fuori sede”. Dalla prima lavatrice alla prima spesa, dalla prima bolletta pagata all’allagamento del bagno.
Le piccole cose di tutti i giorni viste con gli occhi di una studentessa lontana da casa.

 


 

Ferma sulla porta di casa, con lo zaino pieno di cose probabilmente inutili, il mio cane fissandomi capisce che c’è qualcosa che non va, e ha ragione: sto traslocando.
Ho 18 anni compiuti da poco, non ho la patente, ma un obiettivo in testa.
Andare a studiare fuori è sempre stato un mio grande desiderio, e per questo, i miei bagagli sono grandi quanto l’avventura che mi aspetta. Ho fatto ben due viaggi per caricare tutte le cose in macchina, e so già che avrei viaggiato stretta e soffocata dai miei stessi pacchi. Ma che ci posso fare? Mi serve tutto!
I miei genitori mi esortano a muovermi, ma sono ancora sulla porta, ad aspettare di avere il coraggio necessario per andare. 

Il primo trasloco da una città ad un’altra segna un battesimo di una vita nuova, una iniziazione verso un percorso che ti cambia in modo irreversibile. Impacchetti la tua vita nelle valigie, negli scatoli di cartone, che richiudi solo per riaprirli in una dimensione totalmente nuova che fatichi a riconoscere come tua, all’inizio.
Il viaggio in auto verso la mia nuova casa, cinquecento e più chilometri, ha segnato l’inizio di un lungo cammino che dura ancora.
Su quel sedile posteriore, mi sentivo piccola piccola, sovrastata ed eccitata dall’ignoto.
I pensieri si affastellavano veloci, saettavano a destra e a manca, ed io provavo ad inseguirli tutti.

Ma come sarà la nuova casa? Nell’armadio entreranno tutte le cose che ho portato? E se poi devo rinunciare a qualcosa, come faccio?

Mi sono sentita nervosa, spaventata e triste.
Nervosa perché temevo di non essere capace, di non riuscire a gestire un’intera casa senza mamma che sbriga le faccende al posto mio, senza papà che si dà da fare a modo suo.
Nervosa perché consapevole di avere delle responsabilità dalle quali non mi sarei potuta sottrarre, ed essendo una pigra di natura, mi chiedevo se sarei stata all’altezza.
Spaventata perché la paura è normale, perché nessuno è mai davvero così del tutto certo di quello che fa, nonostante si tratti di qualcosa che abbiamo voluto noi.
Spaventata perché non si sa ciò a cui si va incontro, per quanto possa risultare apparentemente prevedibile e scontato. Ma non è così, non siamo tutti uguali, non viviamo le cose allo stesso modo, un cambiamento così grosso influisce su ciascuno di noi in modi diversi.
Sentirsi spaventati è solo l’inizio.
Triste perché non è facile lasciarsi alle spalle un’intera vita da un’altra parte.
Triste perché alla fine i tuoi ti mancheranno, come anche la tua cameretta che ti ha visto crescere, con i vestiti ammucchiati su una sedia e i libri del liceo che sembrano già impolverati.
Triste perché non tutti se ne vanno, e non è facile lasciare lì gli amici con cui hai condiviso gli anni più belli, del diventare grandi insieme.
Triste perché, come c’è chi è rimasto, c’è chi va e prende un’altra strada da un’altra parte, e ti senti come se tanti piccoli pezzi di te si disseminassero ovunque, sparsi come briciole.
Non è così vero che partire e andarsene sia così facile, ma è un passo che si compie per sé stessi, per sentirsi più grandi e poter dire, in futuro, “io ce l’ho fatta”.
Ma, dopotutto, è facile sentirsi nervosi, spaventati e tristi, perché si sta per iniziare una nuova vita altrove, sradicando vecchie abitudine per trasferirsi in un posto di cui non si conosce la vita quotidiana. Tuttavia, è proprio questo il bello: cambiare vita.
Nuove opportunità, nuove persone, nuove emozioni, nuovi modi di plasmare noi stessi. Essere pronti a sperimentare una vita in cui si è fuori dalla comfort zone della propria vecchia vita.
I familiari, gli amici, saranno sempre lì, quando avremo bisogno di loro.


Così, scesa dalla macchina, ho guardato il palazzo della mia nuova casa e ho sorriso, perché stava iniziando tutto in quel momento, e mi sentivo pronta, nonostante tutto.

Maria Letizia Stancati
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Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.