Il riscatto di Monica Lewinsky
La nostalgia che negli ultimi anni ha preso in ostaggio la nostra tv, le nostre serate al cinema e perfino i nostri vestiti, ci ha costretti a una serie infinita di rifacimenti, riedizioni, sequel, prequel e campagne pubblicitarie che insistevano nel proporci una prospettiva idealizzata dei “vecchi tempi andati”, relegati nel loro tempo ed eletti a contenuti di mode e icone inattaccabili che, giustificando una certa pigrizia creativa, insistono per imporsi anche alle nuove generazioni. È il caso degli anni Novanta, la cui aura di Belle Èpoque dei tempi moderni ha fatto sì che i personaggi e gli eventi che l’hanno resa fondamentale per la cultura pop attuale tornassero in varie forme. Basti pensare banalmente al ritorno dei mom jeans, sfoggiati dai protagonisti delle serie tv Friends e Beverly Hills 90210, serie che continuano a essere proposte e amate a distanza di anni, anche dalle nuove generazioni. L’immaginario collettivo che rappresentavano era simbolo di quei tempi pieni di materialismo e leggerezza.
Un’era avvolta in una nuvola dorata d’ottimismo, che l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 dissolse come una brusca tormenta e costrinse il mondo occidentale a confrontarsi con il resto del mondo e la sua crudezza.
Non per tutti, tuttavia, gli anni Novanta hanno rappresentato tutto questo, per alcuni è stato l’inizio di un incubo.
Monica Lewinsky, suo malgrado, è una delle icone più riconoscibili di quegli anni. Non si ricorderà il suo viso, ma il nome è ben noto ed è l’emblema dell’amante giovane dell’uomo ricco e potente, sinonimo di scappatella in ufficio, simbolo delle donne ambiziose pronte a tutto per far carriera. Questa è la narrazione che è stata portata avanti dai media e dai politici per anni, fino a farla entrare nella cultura popolare, fin dal 1998 quando l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton mentì nella deposizione sul caso di presunte molestie sessuali che lo vedeva coinvolto, negando di avere una relazione extraconiugale con Monica. Una menzogna che lo portò all’impeachment come a un altro Presidente prima di lui, Nixon. Dal Watergate al Sexgate. Tuttavia, se Clinton riuscì a uscirne pulito- e con una fama da donnaiolo- alla Lewinsky rimase la vergogna, una macchia che le precluse definitivamente qualunque possibilità di carriera e la rese oggetto di continui attacchi e battutine, che continuano ancora oggi in un costante cyberbullismo.
La narrazione, però, sta cambiando. Nel 2015 Monica Lewinsky è stata in prima fila a supportare cause contro la strategia dell’odio sistematico alimentato dai media e dai social network, raccontando la sua storia in un TED talk rivelatore di tutti gli abusi e le umiliazioni subite negli ultimi vent’anni.
Inoltre, ora che il movimento #MeToo ha dato risalto alle voci dei sopravvissuti, delle vittime di abusi di potere, abbiamo la possibilità di vedere un nuovo lato della storia, in una prospettiva inquietante che perde ogni connotato scherzoso e ci mette di fronte alla dura realtà: Monica era una giovane ventenne in un posto lavorativo che la riempiva di aspettative e insicurezze, Bill Clinton un politico navigato con un passato di approcci inappropriati e manipolatori verso giovani donne, un uomo con il doppio degli anni e il doppio dell’esperienza di Monica. Lo squilibrio in termini di carisma e popolarità ci rimanda alla storia dell’uomo potente che si approfitta della ragazza e ne distrugge la carriera per sempre.
Oltre il consenso esplicito, non può considerarsi una relazione paritaria quando a farti delle avance è l’uomo che decide se lavori, quando lavori e che carriera avrai in futuro, così come è stata sproporzionata la risposta del mondo. Nessuno, perfino adesso, penserebbe mai male di un uomo così affascinante come Bill Clinton, forse il POTUS democratico più popolare dopo Obama, simbolo del decennio dorato. A infrangere la legge fu lui, non Monica, ma fu lei a pagarne il prezzo più alto, in una ironica cornice di sessismo e classismo che ha fatto comodo a tutti. Quella di Monica è una delle storie di cultura popolare da tirare fuori per analizzarle con gli occhi di ora, in cui ci si comincia a interrogare su questi ruoli di potere, per agire contro il perpetuarsi di questi schemi, per dissolvere noi stessi la nuvola dorata e guardare al passato nella sua criticità. Nel mio piccolo, vorrei dare nuova vita e nuovo significato al nome di Monica Lewinsky, una donna incredibilmente forte e ironica- su Twitter non manca mai di ironizzare sull’episodio, facendoci morire dal ridere mentre si riappropria della sua narrazione- che dimostra che basta un po’ di pazienza, anche vent’anni, ma l’opportunità di mostrare il tuo lato della storia arriva e puoi riscattarti.