Le cifre della Coppa del Mondo più costosa della storia del calcio
Le lacrime di gioia e di dolore dei tifosi, i loro volti stupefatti mentre una telecamera ne cattura le emozioni, facendole rimbalzare dagli stadi ai teleschermi di tutto il mondo: frammenti di una passione popolare che si ricompongono intorno a un rettangolo verde. Forse l’unica immagine in grado di conservare intatta la magia di una Coppa del Mondo giocata fuori stagione, frutto amarissimo di un calcio-business che ha accettato le lusinghe (e i miliardi) di un paese senza alcuna tradizione nel football e ha coperto con uno spesso velo di ipocrisia le violazioni dei diritti umani perpetrate in Qatar dalla dinastia al-Thani. Obiezioni, polemiche e denunce (spesso fuori tempo massimo) che sono svanite di pari passo con l’ingresso in campo di vecchi e nuovi maestri del pallone. Uno spettacolo (in verità piuttosto modesto) che non può far dimenticare l’enorme investimento sostenuto dagli organizzatori per portare il Mondiale nell’emirato del Golfo Persico: 210 miliardi di dollari, una cifra che supera di 20 volte il budget stanziato per il torneo disputato in Russia quattro anni e mezzo fa. Lo sport sotto il tallone del denaro: una consuetudine oramai conclamata da quando l’agonismo si è fatto spettacolo a tutto tondo, ma mai in questi termini. Pertanto, vale la pena di spiegare perché l’edizione 2022 della Coppa del Mondo sia già un evento senza precedenti, ancor prima del suo epilogo.
QATAR, NON SOLO CALCIO – Con l’assegnazione dei Mondiali di calcio – scaturita da un vorticoso giro di tangenti versate ai membri del comitato esecutivo della FIFA – il Qatar ha assecondato un’inedita vocazione sportiva, piegata a ragioni di mera opportunità politica: prima l’organizzazione dei Mondiali indoor di atletica nel 2010, poi la settimana iridata di ciclismo su strada – slittata a metà ottobre del 2016 per prevenire il caldo estremo – infine i campionati del mondo di atletica del 2019, di cui si ricordano gli ampi vuoti sugli spalti dello stadio “Khalifa” e le maratone disputate nel cuore della notte. Nel febbraio 2024, infine, la capitale Doha ospiterà anche i Mondiali delle discipline acquatiche inizialmente previsti per il 2023. Un’operazione di facciata cui si è affiancata la massiccia importazione di atlete e atleti da schierare nei grandi appuntamenti internazionali, in primis i Giochi olimpici estivi, per sopperire alla mancanza di una solida base di praticanti. Su quest’ultimo fronte – come ha ricordato Il Post in un approfondimento pubblicato nel 2021 – il regime qatariota ha inaugurato nel 2003 la Aspire Academy, un centro di alta formazione aperto anche alle squadre di calcio durante la sosta invernale dei maggiori campionati europei, su tutte il Paris Saint-Germain, passato sotto il controllo del fondo sovrano del Qatar nel 2011.
TELEMONDIALE – Allestire la fiera dei sogni costa sempre di più. E così, a fronte di entrate sempre meno consistenti dalla vendita dei biglietti (circa 500 milioni di dollari, secondo le stime del magazine economico Forbes), la FIFA ha tirato sul prezzo dei diritti televisivi, incassando all’incirca il quintuplo (2,6 miliardi, compresi i 180 milioni messi sul piatto dalla RAI per la copertura delle 64 partite in programma). Non sorprenda, dunque, la decisione del primo ministro del calcio mondiale, Gianni Infantino, di allargare la platea delle partecipanti a 48 Nazionali fin dall’edizione del 2026. Più gare da giocare, contratti più onerosi per i network che si aggiudicheranno l’esclusiva. E il rischio sottaciuto di assistere a partite ben poco degne della centenaria storia del Mondiale.
I CLUB “RISARCITI” (CON LE BRICIOLE) – Com’è noto, l’inedita collocazione autunnale della Coppa del Mondo ha stravolto i piani delle squadre di club e, di conseguenza, il calendario della stagione 2022/2023: meno di tre mesi per completare la prima fase delle coppe europee e il girone d’andata dei singoli tornei nazionali. Un nodo delicato non solo per le grandi del calcio internazionale – di fatto “oscurate” dall’evento per almeno un mese – ma anche per la stessa FIFA, che ha dovuto così stanziare un fondo da 209 milioni di dollari a titolo di indennizzo per i calciatori selezionati dalle 32 Nazionali qualificate per il Mondiale. Una somma a dir poco risibile per due ragioni: come riporta la pagina Facebook Calcio da dietro, il ristoro non finisce soltanto nelle casse della società titolare del cartellino, ma è esteso anche ai club con cui i convocati avevano giocato nelle due stagioni precedenti. Pochi spiccioli se paragonati ai ricavi vertiginosi che la FIFA ha messo in conto per il quadriennio 2019/2022: 6,5 miliardi di dollari. E pazienza se qualcuno rientrerà dal Qatar con le ginocchia a pezzi.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Nonostante sia cresciuto nell'era del digitale, si professa analogico e nostalmalinconico. Cultore di Springsteen, dei saggi storici e delle gassose, ha scoperto Venti in piena pandemia: amore a prima vista. Ricambiato, una volta tanto.