Martina Mazza

Carissima me del passato

Cara, carissima piccola me di tanto tempo fa,


come te la passi? Il passato è un regno lontano e tiepido come dicono alcuni, oppure è freddo e cristallizzato come un inverno al polo Nord?
Oggi è giovedì, tu avrai stretto bene il fiocco al grembiule, verde di quarta elementare e di speranza, e rimesso a posto i colori nell’astuccio.

Vorrei che tu sappia che penso spesso a come eravamo a quel tempo, quando l’unica preoccupazione era aver fatto bene i compiti e comportarsi bene in classe.
Spero tu stia apprezzando quanto sia bello tornare a piedi da scuola insieme ai nonni, ai loro visi chiari e i loro occhi colmi d’amore, perché oggi mi mancano moltissimo. Vorrei che almeno tu possa abbracciarli forte da parte mia. Lasciati ripetere quanto sei brava, quanto loro ti vogliano bene, e poi diglielo anche tu.

Mi raccomando, vacci piano anche con mamma e papà, se puoi, cerca di dargli una mano in più e sii meno pigra, perché così ci troveremo meglio in futuro. Ma già so che questo te lo avranno ripetuto tantissime volte e non vorrai ascoltarmi, di sicuro te la prenderai per questo rimprovero, lo farai a tal punto che lacrimoni spessi e salati ti riempiranno gli occhi. Ti ringrazio per essere così sensibile, perché mi hanno fatto diventare una persona che sa emozionarsi, ma non troppo. Certo, se riuscissi a tenere più in ordine l’armadio delle bambole piangeresti di meno, e ti risparmieresti la solita solfa del “se non lo fai ti mandiamo in collegio”. Ma io lo dico così, per dire.

Vorrei chiederti di continuare a leggere, non smettere mai di incuriosirti e di metterti in punta di piedi per prendere i libri sugli scaffali alti. Sento di doverti ringraziare per aver deciso di prendere in mano Giovanna nel Medioevo quell’estate in seconda elementare, altrimenti non so cosa saremmo diventate oggi. Non disdegnare Pippi Calzelunghe e Heidi, custodisci gelosamente la copia di Fiabe al telefono di Gianni Rodari, perché all’università vorrai rileggerlo, specie nelle serate uggiose che profumano di passato. Proprio come questa.
Sono felice che leggere ti piaccia tanto, ti ha fatto scoprire tanto del mondo e della vita, ti ha insegnato ad avere meno paura e ad avere una fantasia sfrenata. Grazie per aver permesso che una cosa così bella e importante contribuisse a rendermi quella che sono oggi, quella che legge sugli autobus, in treno o per strada; quella che fa le orecchiette alle pagine salienti, che sottolinea a matita o a penna.

Ti sono anche grata per essere andata a teatro con la nonna, così hai scoperto il teatro e l’arte, anche se ancora non puoi capirle del tutto. Quando in classe te lo chiederanno, alza la mano e iscriviti al coro delle voci bianche. Non essere perplessa, sarà una bellissima esperienza, te lo garantisco. Anche se, devo dirtelo, nonostante non sia e non sarai mai una cantante troppo forte, la musica e questo incredibile mondo ti resteranno nel cuore. Magari ti do un consiglio: durante i concerti non essere così esageratamente timida, non costringere la compagna che sta davanti a coprire il tuo viso, altrimenti mamma, papà e nonna non riusciranno a scattarti bene le foto. E poi chi li sente.

Fortunatamente ancora non ti sei iscritta a danza, perché in tal caso mi sento obbligata a dirti che no, non sono diventata una ballerina. E no, non ho neanche preso il diploma. Mi sono fermata molto prima, ma secondo me, mi ringrazierai. Non abbiamo il fisico e l’attitudine per quel lavoro, le forcine infilate in testa non sono il massimo e poi, le calze e il tutù d’estate non li avrei mai indossati d’estate.

Scusami, forse per te sarà una delusione, ma imparerai che certi sogni sono momentanei e inizierai presto a coltivare altre passioni. Oggi, avrai solo qualche velleità artistica, ma questa è altra cosa.

Lo sai, a volte mi capita di pensare a com’ero a quel tempo, se avevo già tutti questi pensieri, certe paure e timori. Tu che lo sai, li avevo? Chissà se tutte le cose che mi succedevano mi portavano scombussolamenti e mi coinvolgevano a tal punto da annullarmi. Vorrei dirti che, a volte, avremmo dovuto dar meno peso alle cose, essere più leggere e andare oltre, senza stare a rimuginare. Se una tua compagna ti fa uno screzio, lascia stare, passaci sopra e prendi le distanze, alcune persone saranno lì solo per farti del male ed è inutile perdere tempo. Goditi ogni attimo con chi invece ti vuole bene, ti bacia in fronte e ti pettina i capelli. Fai le cose che ti piace fare e abbi sempre tanto entusiasmo. Sarà questo che ti salverà.

Che dirti di me adesso, invece? La vita procede velocissima, abbiamo fatto moltissime cose, siamo cresciute tanto. Sarai felice di sapere che sono andata all’università fuori -come desideravi-, che mi sono laureata in qualcosa che, in qualche modo, mi renderà sempre unica. Sai, è veramente difficile questa quotidianità, il tempo scorre via dalle mani e mi capita di voler tornare indietro. Indietro a quando annodavo il fiocco di quarta elementare, facevo colazione guardando i cartoni e crescevo facendo un sacco di rumore.

Non so se sono diventata la persona che ti aspettavi, non so se ho fatto le cose che sognavi di fare, non so se, oggi, ti piaceresti. Però, posso dirti che diventare adulti è stato intenso e faticoso, che ci sono stati molti momenti tristi e altrettanti incredibilmente belli. Ho conosciuto un sacco di persone, alcune sono diventate la mia bussola, altre le ho lasciate indietro; alcune mi hanno ferito, altre mi hanno accarezzato. Ciascuna di loro ha contribuito al mio cammino, lo hanno arricchito, per questo, dobbiamo esserne entrambe contente e grate.
Ora, forse è il caso che ti lasci andare, il mio caffè sta fuoriuscendo dalla macchinetta e i tuoi cartoni staranno finendo.

A presto, forse!

Maria Letizia Stancati
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Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.