Apollo e Dafne: la metamorfosi con la natura

Di Claudia Altomare

Il giovane Gian Lorenzo Bernini aveva di sicuro in mente le Metamorfosi di Ovidio quando scolpiva nel marmo due personaggi ansimanti dopo una lunga corsa e stravolti dal brutto tiro giocato loro da Eros. L’autore latino infatti descrisse nella sua opera di come Apollo aveva preso in giro il figlio di Venere, affermando di essere più bravo di lui con arco e frecce, e di come questi si era poi vendicato colpendolo con una freccia d’ oro. Apollo quindi si innamora perdutamente della ninfa Dafne. La giovane, però, colpita a sua volta da una freccia con l’ anima di piombo da Eros, è portata a rifiutare il figlio di Zeus. Apollo rincorre Dafne e quando sta quasi per raggiungerla la ninfa chiede al padre Peneo di trasformarla e questi la fa diventare una pianta di alloro.

Il Bernini è uno scultore, architetto, pittore, ma anche autore di teatro e scenografo che visse tra il 1598 e il 1680, in epoca barocca. Figlio d’ arte, già da subito mostra le sue enormi doti di scultore e così appena ventenne comincia a scolpire 4 statue per il cardinale Scipione Borghese, tra cui Apollo e Dafne. Per lui l’ immaginazione crea la realtà e l’ artista la rende tangibile tramite la tecnica. L’immaginazione sostituisce la realtà, quella stessa realtà che Caravaggio pochi anni prima aveva descritto come oscura, vuota e dominata dalla sofferenza e dalla morte. Lo scultore si rifà quindi all’ arte ellenistica che “voleva rappresentare le cose non come sono ma come appaiono” e l’ immagine si carica di “significati allegorici”. Come quest’opera appunto che sarebbe stato impensabile esporre in casa di un cardinale se non fosse che reca in basso un’iscrizione latina che recita: “chiunque amando segue le gioie della bellezza effimera riempie le mani di fronde o raccoglie bacche amare”. La scultura rappresenta Apollo che ha ormai raggiunto Dafne, ma questa si sta già trasformando in alloro. La ragazza è ancora sbilanciata dalla corsa e porta il busto in avanti, gli arti stanno già diventando un troco e la mano di Apollo è poggiata sul legno che la sta avvolgendo, mentre dai piedi partono le radici e le dita delle mani si stanno trasformando in rami e foglie come anche i capelli. La gamba sinistra sollevata e il telo che lo avvolge mosso dal vento dà il senso del movimento ad Apollo che si è appena fermato dalla corsa e non ha il volto trasfigurato come quello della ninfa perche lui è un dio. Bernini aveva concepito l’ opera in una posizione particolare nella sala perché il fruitore entrando da sinistra rispetto ad essa avrebbe visto prima Apollo, poi la trasformazione di Dafne e infine a destra le espressioni dei due personaggi, con quella teatralità che aveva appreso durante la sua carriera sul palcoscenico. Oltre al significato morale, di non cedere alla tentazioni carnali e ai peccati come prima accennato, l’ opera tratta il tema della “metamorfosi”, del “cambiare forma” e della “continuità tra essere umano e natura”.

La scultura è ubicata nelle stanze di Villa Borghese a Roma, ricca anche di molti altri capolavori come “Amor Sacro e Amor Profano” di Tiziano, “Paolina Borghese” di Canova, “Deposizione” di Raffaello. Dopo aver visitato gli interni della villa si può cogliere l’ occasione di visitare i grandi giardini che la circondano dove si possono incontrare molte famiglie con bambini o persone che fanno un picnic sull’ erba. Qui si trovano oltre ad una grande varietà di piante e animali, giardini all’ italiana e un orologio ad acqua. Oppure si può comprare un biglietto per assistere alle rappresentazioni shakespeariane nell’unico Globe Theater in Italia che si trova proprio in questi giardini oppure visitare villa Giulia che ospita il museo di arte etrusca.

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