Alla ricerca di una “HOUSE”

Le promesse “fake” del mercato immobiliare inglese e gli speculatori

“Tornate, siete i benvenuti”
Così il presidente Boris Johnson richiama, con una pronuncia claudicante, gli italiani, i quali, innamoratisi della City, lasciano regolarmente il paesino di provenienza e si spingono oltre Manica per una nuova vita, in modo da poter far valere quei diritti che mancano nel Bel Paese. 

La vita ha riservato questa sorpresa anche al sottoscritto e come tanti ragazzi, tra valigie piene di vestiti e speranze ed un conto bancario da riempire il prima possibile, mi sono lanciato in questa avventura.

L’iter da seguire, però, tra documenti, passaporti, permessi e le preoccupazioni della famiglia, consta di un passaggio obbligato, ovvero la ricerca della stanza giusta, quella che diventerà la tua casa, il tuo porto sicuro in un giorno di pioggia forte o di nebbia londinese. 

Si inizia la ricerca con entusiasmo, con quella speranza di trovare l’appartamento dei propri sogni, quasi come se lo si dovesse acquistare. Ci si butta su vari fattori, dalla distanza dal centro, alle stanze ed ai servizi igienici. Per non parlare poi della voglia di conoscere i futuri coinquilini prima di entrare in casa, ma l’elemento imprescindibile è sicuramente il budget.

Londra, ma l’Inghilterra nella sua totalità, è conosciuta non solo per Stonehenge, Buckingham Palace ed il Muro di Adriano, ma anche per i prezzi, che non sono sempre così abbordabili, specialmente per le prime esperienze. 

Quelle valigie con cui si parte, perciò, devono essere anche piene di qualche risparmio, messo lì dentro per un’occasione che si spera possa cambiarti la vita; ma il mercato immobiliare inglese e ancor di più quello londinese è davvero veloce e richiama la regola generale del “chi tardi arriva, male alloggia” e non esiste modo di dire più azzeccato.

Gli alloggi inglesi, infatti, conosciuti per la moquette color tortora e per il parquet scricchiolante, non sono poi così “comfortable” come vogliono apparire, perché spazi e manutenzione, lasciano seriamente a desiderare.

La ricerca di casa passa da Facebook, al vicino di casa trasferitosi anni fa per avere fortuna, finanche al cugino del fratello della fidanzata del migliore amico dello zio acquisito, perché pur di trovare l’offerta migliore si farebbero carte false. 

Ma a fare carte false, ancor prima del compromesso a cui si dovrebbe scendere, ci sono sicuramente le agenzie immobiliari. Non si può e non si deve fare di tutta l’erba un fascio, ma molte di queste ultime se non riconosciute e soprattutto se non analizzate fino in fondo, sono uno specchietto per le allodole. 

Mi dispiace sottolinearlo, ma spesso (non sempre), in queste agenzie troviamo alcuni italiani che speculano sul portafogli e sulla pazienza dei connazionali indifesi, senza un minimo di esperienza nella nuova città. 

La mia, di esperienza, racconta del bisogno imminente di trasferirmi in quel di Londra per iniziare un nuovo lavoro offertomi e di essermi imbattuto in un ragazzo italiano, il quale, vestito da ufficiale gentiluomo, mi ha accompagnato, anche se non fisicamente, nella scelta di una casa straordinariamente bella, con varie stanze ed una bellissima veranda. Infatti, dal mio divano di casa, in Italia, ero emozionato all’idea di scegliere dove andare a vivere, mentre lui, nell’assicurarmi che non saremmo stati più di otto persone in casa, con quattro bagni ed una living room spaziale, mentiva spudoratamente di fronte al mio bisogno di avere un tetto sopra la testa.

Le prime due settimane, in appoggio in altra casa, le ho passate a pulire una cucina di un villino che non sembrava appartenere a questo mondo, in cui vi era una luce a neon da cui sgorgava acqua ed una lavatrice incrostata e non funzionante in giardino; per poi passare, tra mille richieste e timore, nella fatidica casa prescelta.

Di grande era grande, il letto non mancava, i bagni erano al loro posto, ma ciò che era presentato in fotografia, non corrispondeva alla realtà. Infatti, tra allarmi anti-incendio obbligatori ma non funzionanti e la moquette sulle scale non ripulita, la casa si presentava come un ammasso di polvere e coinquilini a quattro zampe, che nella città inglese non mancano mai.

La città di Londra, divisa in zone, mostra una serie di prezzi sempre meno abbordabili ogni qual volta ci si avvicina al centro città. Io pagavo circa 720 sterline al mese, incluse tutte le spese, ma ho dovuto fare i conti con molti fattori non sottovalutabili: da una parte la finestra della mia stanza rotta per ben cinque mesi (perciò per tutto l’inverno) dall’altra, a fare troppo “calore”, alcune volte, c’erano i miei dieci coinquilini, con cui in una casa “non omologata” per undici dopo un po’ vivere diventava estenuante. Immaginate di fare la fila per cucinare, immaginate due lavatrici ma nessuna asciugatrice (che era stata inizialmente promessa), immaginate una veranda con una sezione mancante da cui entrano vento e pioggia ed immaginate i nidi di diversi uccelli nelle tubature esterne.

Tirando le somme, però, questo errore è legato all’inesperienza di molti ragazzi trasferitisi in UK, tra cui me, che per ingenuità, hanno scelto di fidarsi direttamente dall’Italia di agenti poco educati e poco seri nel loro lavoro, perché interessati esclusivamente al guadagno. 

Non esiste però modo migliore di quello di rispondere a queste persone con intelligenza, ricordando di visitare personalmente la casa oggetto del nostro interesse e di fare le richieste più disparate, prima di essere distribuiti come animali al macello. 

Non abbiate paura delle mancate risposte da parte loro, di quelle meno educate e del loro ergersi a persone di spicco da intelligenza superiore, perché magari tra loro si riescono a trovare anche persone a modo e con un carattere amichevole, ma voi, se vi siete trovati nella mia stessa situazione, siete stati solo molto sfortunati. 

Tornerò a Londra molto presto e dovrò cercare una nuova abitazione, con la speranza che tutto vada per il meglio, con la fiducia che non deve mai lasciare ogni ragazzo intento a scoprire una nuova città, ma sempre e comunque con un disinfettante per ambiente nello zaino!


Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni – Quotidiano del Sud 8/6/2020