Affidereste mai la vostra vita ad una persona con disabilità, magari durante un’alluvione come quello di recente avvenuto in Toscana? Formare esperti Junior sulla cooperazione inclusiva e in particolare sulla gestione delle emergenze in caso di calamità naturali è l’obiettivo che si pone il progetto Dico, prima scuola di formazione professionale mediterranea per la cooperazione inclusiva che coinvolge persone con disabilità.
Diversi episodi di persone con disabilità rimaste intrappolate mentre l’acqua invadeva le loro case durante gli ultimi eventi in Toscana e i centri diurni distrutti dall’alluvione avvenuto a maggio in Romagna hanno reso evidente questo tema, cui il progetto Dico vuole rispondere rendendo i giovani con disabilità protagonisti del cambiamento nella ricerca e nello studio di nuove soluzioni per rendere il mondo un posto più sicuro per tutti.
Il progetto coinvolge 24 ragazzi con disabilità di quattro paesi differenti, Italia, Croazia, Marocco e Tunisia, e prevede diverse fasi, una delle quali si è svolta a Tunisi dal 9 al 17 di ottobre quando tutti i partecipanti, guidati dai formatori Giampiero Griffo Presidente della RIDS (Rete italiana disabilità e sviluppo), Francesca Ortali e Valentina Pescetti dell’associazione Aifo si sono confrontati sui temi dell’emergenza e della sicurezza del territorio.
La formazione ha avuto come punto di riferimento la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, che all’articolo 32 sancisce la cooperazione internazionale come elemento fondamentale per la realizzazione dei diritti di tutti e all’articolo 11 obbliga ad adottare tutte le misure volte alla sicurezza e la protezione delle persone con disabilità in situazioni di rischio come le catastrofi naturali.
In tutti i Paesi coinvolti nel progetto sono subito partiti programmi di mappatura dei territori per individuare le zone di maggiore criticità e le migliori linee d’intervento. Teniamo presente che in Italia esiste su questo un problema legato alla privacy: i comuni, infatti, spesso non hanno a disposizione dati esaustivi su dove abitino le persone con disabilità e su quale sia la loro condizione e, di conseguenza, quale sia il miglior modo per supportarle. Alcune associazioni in Italia, come Soccorso senza Barriere, stanno lavorando a una indagine conoscitiva sul tema e hanno avviato la campagna di comunicazione e sensibilizzazione “Io non rischio”. Su questo filone si inseriscono le iniziative messe in campo dai ragazzi del progetto Dico, volte a creare maggiore consapevolezza su questi temi su diversi territori, come la Calabria e il Lazio. Proprio in questi giorni stanno partendo interlocuzioni con la protezione Civile, le associazioni, gli enti e la società civile per lavorare insieme e trovare le migliori soluzioni.
Il cambiamento e la crisi climatica è qualcosa che colpisce in primo luogo le persone con disabilità, che già in situazioni ordinarie si trovano di fronte a un ambiente che presenta tante barriere. È perciò fondamentale formare e coinvolgere persone con disabilità su questo fronte nelle varie fasi, dalla prevenzione alla cura del territorio, ma anche all’intervento in caso di calamità. Bisogna lavorare sulla costruzione di un ambiente accogliente per ogni persona a prescindere dalla sua condizione di disabilità motoria, sensoriale o intellettiva, bisogna sapere come relazionarsi con ogni persona nei momenti di crisi, come supportarla, quali strategie e strumenti utilizzare.
Il Progetto punta a far entrare esperti Junior con disabilità all’interno delle organizzazioni internazionali, ONG ed enti che si occupano del soccorso e dell’emergenza in aree di crisi.
Tutto questo costituisce un cambio di paradigma nella percezione delle persone con disabilità che, da soggetti bisognosi di aiuto e di assistenza, diventano operatori del soccorso e agiscono nel coordinamento degli aiuti necessari. Immaginate di affrontare l’alluvione che ha colpito la Toscana con il supporto di persone con disabilità, motoria per esempio, che sanno spiegare come soccorrere una persona in difficoltà, sanno descrivere quali debbano essere i criteri di accessibilità necessari delle eventuali case e alloggi provvisori, o persone autistiche che spiegano come supportare le altre persone autistiche in un momento di forte stress: tutto questo sta già avvenendo con il progetto Dico, che avrà una durata annuale, i cui risultati saranno presentati durante il Festival della Cooperazione di Ostuni l’anno prossimo.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni