“Vorrei avere a disposizione almeno 20 secondi.
Tu mi dirai “Così’ poco? E perché?”
Perché se ti abbraccio per almeno 20 secondi stiamo meglio entrambi.”
Questo è quello che dovremmo dire oggi.
Alziamo il telefono, inviamo un messaggio con queste parole.
Venti secondi rappresentano il tempo minimo per poter attivare l’ossitocina che si sprigiona in un abbraccio, meglio conosciuta come l’“ormone della felicità”. È ormai risaputo che, secondo gli studiosi, il calore umano aiuta ad alleviare dolori fisici come il mal di testa o l’ipertensione e consente di diminuire i livelli di stress e di cortisolo. I benefici degli abbracci sono anche a livello cardiovascolare e a livello psicologico. Oggi, 21 gennaio, ricorre la giornata mondiale degli abbracci che, istituita nel 1986 negli Stati Uniti, ha come principale obbiettivo quello di ricordarci quanto sia fondamentale avere due braccia attorno al collo. Ed è così:
In un abbraccio mi sono sentita a casa.
In un abbraccio ho pianto, ho sorriso, ho sperato, ho pregato.
In un abbraccio ho chiuso gli occhi, in pace.
Con un abbraccio ho placato un cuore che era troppo agitato.
Con un abbraccio ho fatto pace, ho salutato, ho dimenticato.
Non è facile aprire le braccia e stringere qualcuno.
Perché è l’anima che si sente, il corpo fa solo da contorno.
E non è facile. Non è per tutti. Non è da tutti.
Eppure, sembrerebbe così semplice.
Abbracciare una mamma, un papà.
Abbracciare una sorella, un fratello, un amico.
Abbracciare chi si ama.
Più è importante quella persona e più sembra complicato tenerla stretta. Perché in un abbraccio ci si spoglia. Si sentono così tanti profumi, tante emozioni.
Eppure, è tutto racchiuso li. In quel momento.
È libertà.
È avere un posto nel mondo.
È la calma che non abbiamo più, sempre di corsa e con la testa piena zeppa di cose futili.
E’ una torta di mele in una giornata triste.
Come canta Calcutta “Volevo solo scomparire in un abbraccio”.
Proviamo a cambiare il tempo verbale: Voglio scomparire in un abbraccio.
Oggi prendiamoci 20 secondi, un’ora, una notte intera per restare abbracciati.
Mi piace pensare che oggi tutti siamo stretti in un abbraccio.
Il mondo non è comprensibile, ma è abbracciabile.
(Martin Buber)
Prolissa per natura, sintetica per pigrizia. Classe 1990, laureata in Economia aziendale, indirizzo amministrazione e controllo, amante delle emozioni e di tutto ciò che è autentico. Scrivere della vita, degli sguardi e degli occhi delle persone, delle storie che appartengono al mondo è la sua priorità. Curiosa, attenta osservatrice e caparbia. Leggere, scrivere, suonare, pedalare, meditare, viaggiare e ascoltare: ecco la ricetta per la sua felicità.