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A Roma la VI conferenza Nazionale sulla disabilità

Il punto con l’intervista a Silvia Cutrera di Fish

Il 13 Dicembre si è svolta a Roma, presso la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la VI conferenza Nazionale sulla disabilità, che ha visto un ampio confronto tra Governo e organizzazioni del settore. E’ stata l’occasione per fare il punto sulla condizione delle persone con disabilità in Italia dopo la pandemia e soprattutto per guardare al futuro.

Silvia Cutrera, Vicepresidente di Fish (Federazione Italiana Superamento dell’Handicap)e Presidente del Gruppo donne FISH, come valuta nel complesso il confronto? Può essere definito un passo importante nel cambiamento culturale del nostro Paese su questo tema?
Mi è sembrato costruttivo, realizzato in un clima di ascolto dove ci auguriamo che le istanze presentate da Fish trovino adeguate risposte e conseguenti azioni politiche. Un reale cambiamento potrà essere misurato se si concretizzerà l’aggiornamento dei LEA e un’effettiva integrazione socio-sanitaria, l’adozione dei LEPS (Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie) attraverso la ricomposizione della spesa corrente, la definizione di adeguati percorsi di inclusione nei settori dell’istruzione e occupazione, il contrasto alle discriminazioni multiple legate al genere e l’impegno a sostenere i progetti di vita indipendente.

La legge Delega approvata di recente alla Camera interviene su vari aspetti, a cominciare da una semplificazione del sistema di riconoscimento della condizione di disabilità; in che modo e attraverso quali strumenti dovrebbero cambiare le procedure?
La Legge Delega  introduce innanzitutto la definizione di “condizione di disabilità” che consentirà di determinare i sostegni necessari a superare le barriere che impediscono la realizzazione del proprio progetto di vita e la definizione di “accomodamento ragionevole”, inteso come individuazione delle modifiche e soluzioni finalizzate al raggiungimento dei propri obiettivi.
La legge prevede la revisione delle procedure di accertamento delle condizioni di disabilità promuovendo una valutazione multidimensionale delle condizioni di ogni individuo. Ciò avverrà mediante l’integrazione della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e introducendo disposizioni che prevedano una valutazione di base della disabilità  con una distinta valutazione multidimensionale fondata sull’approccio bio-psico-sociale.

La stessa Legge Delega prevede l’istituzione del Garante Nazionale per i diritti delle persone con disabilità. Quali saranno i compiti e le prerogative di questa figura e come la sua azione potrà influenzare gli interventi anche nei singoli territori?
La legge prevede l’istituzione del “Garante nazionale delle disabilità, quale organo di natura indipendente e collegiale, competente per la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità” che abbia il compito di “raccogliere segnalazioni da persone con disabilità che denunciano discriminazioni o violazioni dei propri diritti, anche attraverso la previsione di un centro di contatto a ciò dedicato” potrà quindi “formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni e ai concessionari pubblici interessati  anche in relazione a specifiche situazioni e nei confronti di singoli enti, sollecitando o proponendo interventi, misure o accomodamenti ragionevoli idonei a superare le criticità riscontrate”

Il punto focale dei recenti provvedimenti in materia è quello del progetto di vita personalizzato volto al contrasto dei processi di segregazione e a favorire percorsi di autonomia e indipendenza; come si può far in modo che questi interventi siano omogenei su tutto il territorio nazionale?
La Commissione parlamentare Affari Regionali ha espresso parere favorevole sulla Legge delega rilevando che “il provvedimento appare riconducibile alla materia di esclusiva competenza statale

Sui temi delle disabilità pesa il divario di genere, tanto che si parla di discriminazioni multiple, cosa può essere ancora fatto per arginare queste diseguaglianze?
Nel testo attuale della Legge delega è stato inserito il riferimento al genere con la raccomandazione di tenerne conto nell’adozione di criteri idonei in sede di valutazione multidimensionale della disabilità e realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato. Inoltre, durante la Conferenza nazionale, le associazioni hanno richiamato l’attenzione sulla condizione delle donne con disabilità che subiscono l’effetto moltiplicatore delle discriminazioni con minori opportunità in ambito formativo, lavorativo, di salute oltre ad essere esposte al maggior rischio di subire violenza.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni