Il corto d’esordio del giovane regista lucano
Luca Nappa è un giovane regista lucano, per rincorrere i suoi sogni si è trasferito a Londra, dove ha frequentato la London Film School e dove tutt’ora vive. Warriors of Sanità è il suo cortometraggio più importante e la storia che racconta è tutt’altro che ordinaria. Cosa succede quando due scugnizzi del Rione Sanità di Napoli credono di aver trovato un mutante con poteri magici? Francesco e Vincenzo lo scopriranno presto. Un uomo misterioso si aggira per il quartiere e i due bambini lo hanno convinto a seguirli a casa loro, sicuri che nasconda qualcosa. E se avessero ragione?
-Raccontaci il percorso che sta facendo Warriors of Sanità dalla sua creazione.
Warriors of Sanità, è il mio ultimo corto, è stato il mio graduation film alla London Film School ed il mio biglietto da visita per la mia carriera da regista.
E’ stato selezionato e ha vinto premi al Giffoni Film Festival, al Rhode Island International Film Festival (che è uno dei festival c.d. Oscar qualifying) e al Festival del sud Sele d’Oro, partner del Giffoni.
La vittoria al Giffoni ci ha permesso di andare in streaming sul sito di Rai Cinema a fine 2019.
Quest’anno è stato invitato al Festival del Cinema di Maratea, che si è tenuto lo scorso fine settimana. Inoltre è stato selezionato da un importante canale cinematografico di YouTube “Omeleto” ( che ci permette di andare in streaming globale).
–Quali sono state le influenze sul corto e perché hai scelto di girare in Italia, pur vivendo a Londra?
Ho scelto di girare in Italia perché la mia parte italiana è molto forte e vivendo all’estero ci si rende conto di quanto le proprie radici siano profonde e marcate. Avevo voglia di tornare a casa mia, al sud, e Napoli mi ha sempre affascinato come principale metropoli del sud Italia. Sergio Leone e Christopher Nolan sono sicuramente i due registi che guardo con più ammirazione. Nolan mi affascina per il modo in cui cerca sempre di fondere temi difficili in una struttura abbastanza mainstream e aperta alle masse. Mi piacerebbe fare prodotti che fanno riflettere, ma che sono accessibili a tutti.
Sul corto in particolare ha influito moltissimo il racconto di formazione americano, ho preso molta ispirazione da “E.T.”. Siamo abituati a vedere quei temi nella provincia americana e mi interessava sperimentare e vedere cosa succede portando temi Hollywoodiani nel contesto del sud Italia.
-Come è stato girare nel Rione Sanità?
Girare nel Rione Sanità è stata un’esperienza pazzesca, per tanti motivi. Prima di tutto perché siamo stati accolti con un affetto incredibile, che non ci aspettavamo. Abbiamo capito subito che se si arriva con il giusto rispetto per il luogo e le persone e rivolgendosi al territorio, tutti sono disponibili a partecipare.
Una volta scelta la location è seguita l’idea di girare il corto con metodi diversi dallo stile classico. Innanzitutto, avvalersi di attori non professionisti e locali per trasmettere quelle energie forti che si respirano nel quartiere. Poi la scelta dello stile, macchina a mano, fotografia sporca, vicinanza agli attori per dare senso di claustrofobia, tutto in modo non preparato per restituire veridicità e trasmettere la realtà del rione.
-Qual è la figura più interessante del corto e quale messaggio vuoi dare?
Con questo corto ho cercato di unire temi filosofici e temi più “semplici”.
L’uomo misterioso è la figura enigmatica della storia, con cui ho cercato di esprimere dei concetti filosofici e politici a cui tengo. E’ un personaggio aperto a interpretazione, chiunque ha visto il film ha avuto qualcosa da aggiungere. L’idea era quella di creare questa figura misteriosa che risolve i conflitti, in un ambiente violento, semplicemente sussurrando . Il messaggio del corto lo lascio aperto, chi lo vede deve dare una sua interpretazione. Si può fare, però, una riflessione su come ciascuno di noi reagisce in modo differente all’approccio con il “diverso”.
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei ventenni di lunedì 3 agosto 2020