Le notti in quarantena durano più a lungo del solito.
I minuti durano 90 secondi, le ore 90 minuti.
Di dormire non se ne parla; è troppo tardi pure per chattare con i più nottambuli, arresisi infine anche loro alle sensuali braccia di Morfeo.
Resto solo, in trappola con i miei pensieri, costretto a fare scorta di coraggio, prendere aria a pieni polmoni e tuffarmi a bomba dentro me stesso.
Le perpetue domande che mi affliggono sono tante; ad alcune ogni tanto provo a dare risposta, altre le evito come la peste, perché so che anche solo ponderarle mi costringerebbe ad un esame di autocoscienza che ancora non sono pronto a sostenere.
Eppure, è da giorni che, come un Picchio intento a scavare il proprio nido all’interno della corteccia di un ciliegio, una domanda batte insistentemente il proprio becco sulle mie tempie, reclamando avida una risposta che non può più attendere.
Esausto, vengo a patti con me stesso, ed in cambio di una fetta di pace e un sorso di sonno, decido di affrontare il pericoloso e pericolante interrogativo:
Perché la pizza marinara si chiama così?
Non c’è alcun ingrediente che richiama il mare, quindi perché questo fuorviante appellativo?
È l’ironica presa in giro di un pizzaiolo burlone, divertito dalle facce deluse dei clienti che, aspettando di assaggiare un trionfo di pescato, si ritrovano con una mera focaccia con sugo, aglio e origano?
Questo mistero mi stritolava.
Non potevo più vivere all’ombra della mia ignoranza.
Dovevo sapere.
Ebbene, allacciate le cinture e preparatevi a conoscere cosa ho scoperto nella mia stravaganza delle 04.00 di notte.
Innanzitutto, c’è da fare una doverosa premessa.
La pizza alla marinara è più antica della Margherita e, seconda solo a quest’ultima, è una delle più apprezzate in tutto il Meridione d’Italia[1].
Della marinara scrisse per la prima volta il letterato svizzero Francesco de Bourcard nel 1853 nella sua opera “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti”, descrivendola come “la pizza più ordinaria, detta coll’aglio e l’oglio”, la quale ha per condimento “l’olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l’origano e spicchi d’aglio trinciati minutamente”.
Detto questo, vediamo insieme a cosa si deve il suo nome.
Vi sono due filoni narrativi che ricollegano il nome della pizza al fatto che fosse consumata dai marinai della Baia di Napoli, probabilmente entrambi veritieri.
Secondo il primo filone, la pizza veniva chiamata in questo modo per via del fatto che i suoi ingredienti (pomodoro, aglio, origano e olio e.v.o.) fossero facilmente conservabili in botti di legno, così da consentire ai marinai che nei secoli scorsi s’imbarcavano per lunghe traversate di portarli con sé sui vascelli, per preparare le pizze “marinare” lungo la rotta.
Il secondo filone, invece, è legato sempre alle preferenze gastronomiche dei marinai del ‘700.
Alla fine delle lunghe giornate di pesca nella Baia di Napoli, infatti, i marinai erano soliti ingozzarsi di una pizza condita – originariamente – solo di pomodoro, olio e origano.
Questa pizza, però, era ben poco saporita, tanto che i più facoltosi si facevano aggiungere delle acciughe o dei cicinielli (una sorta di misto di pesciolini di scarto), ma solo se la pesca era stata abbondante.
Tali aggiunte, tuttavia, in quanto pescato erano molto costose, e i marinai non potevano permettersele.
Accadde, allora, che un pizzaiolo del porto di Napoli, stanco delle continue lamentele dei marinai che gli dicevano “N’sapuriscila nu poco”, specialmente quando la pesca era stata scarsa, aggiunse qualcosa che non incidesse sul prezzo, ma che ne cambiasse sostanzialmente il sapore: ci aggiunse dell’aglio trinciato, dando luce alla Pizza Marinara così come la conosciamo.
La Pizza dei Marinai, insomma, piacque così tanto che da allora è rimasta radicata nella cultura gastronomica italiana e soprattutto meridionale, campeggiando sui menù di tutte le italiche pizzerie, sempre al primo posto.
[1]https://www.elle.com/it/cucina/gourmet/news/a1372009/pizza-preferita-dagli-italiani/.