“Non so aspettarti più di tanto
ogni minuto mi dà
l’istinto di cucire il tempo
e di portarti di qua
ho un materasso di parole
scritte apposta per te
e ti direi spegni la luce
che il cielo c’è”
(Canzone, 1996)
Stamattina Raiplay ci ha dato il buongiorno su twitter così: “Ce lo ha raccontato in una canzone tanti anni fa e da allora nessuno se ne è più dimenticato: il 4/3/1943 era il compleanno di #LucioDalla”.
Così mammaRai ha deciso di accompagnarci in un viaggio virtuale nella meravigliosa carriera del cantautore bolognese:
“Dice che era un bell’uomo e veniva
Veniva dal mare
Parlava un’altra lingua
Però sapeva amare
E quel giorno lui prese a mia madre
Sopra un bel prato
L’ora più dolce prima d’essere ammazzato”
(4 marzo 1943, 1971)
Lucio Dalla, nato il 4 marzo 1943 e scomparso, improvvisamente, il 1 marzo 2012, parlava davvero un’altra lingua: nei suoi testi, infatti, divenuti colonne sonore della vita dei nostri genitori e di noialtri più nostalgici, ci ha raccontato la vita nelle sue molteplici sfaccettature, quella vita che gli ha tolto qualcosina ma gli ha donato tanto.
La fama, il successo, l’amore, la fiducia, la vicinanza dei suoi ammiratori e di tutti i sognatori, curiosi di scoprire l’avvenire del domani:
“Aspettiamo che ritorni la luce
Di sentire una voce
Aspettiamo senza avere paura, domani”.
(Futura, 1980)
Al pari dell’altro Lucio, di cui vi ho già confessato il mio immenso amore, Dalla rappresenta per me un raccoglitore di ricordi ed emozioni.
Appresi della sua morte durante l’ora di storia dell’arte, l’ultimo anno di liceo: rimanemmo tutti sgomenti e dispiaciuti. Un altro pezzo della storia della musica italiana andato via, che ci ha lasciato con l’amaro in bocca ma anche un bagaglio di note e “parole giuste”.
Nato come musicista di tradizione jazz, Dalla, con i suoi cappellini colorati e il suo metro e sessantacinque, è stato uno dei pilastri della musica italiana, innovativo e rivoluzionario, dai suoi testi al beat che lo ha contraddistinto.
“Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo in vari generi musicali”, nutrendosi della collaborazione di numerosi artisti provenienti da tutto il mondo.
Da autore a cantautore: la sua carriera, che ha compiuto i cinquant’anni di attività, è stata caratterizzata da successi divenuti tali grazie all’ausilio dei suoi amici strumenti; Lucio, infatti, era, oltre che un genio delle parole, anche un abile musicista, sapendo governare il piano, il sax e il clarinetto.
Dove sei, adesso, Lucio?
Sei un angelo?
Ci avevi pensato, tempo fa; ti chiedevi “se fossi un angelo?”
“Starei seduto
Fumando una Marlboro
Al dolce fresco
Delle siepi
Sarei un buon angelo
Parlerei con Dio
Gli ubbiderei
Amandolo a modo mio
A modo mio
Gli parlerei
A modo mio
E gli direi
I potenti
Che mascalzoni
E tu cosa fai
Li perdoni
Ma allora
Sbagli anche tu
Ma poi non
Parlerei più
Un angelo
Non sarei più un
Angelo
Se con un calcio
Ti buttano giù
Al massimo
Sarei un diavolo
E francamente
Questo non mi và
Ma poi l’inferno
Cos’è?
A parte il
Caldo che fà
Non è poi
Diverso da qui
Perché io sento che
Son sicuro che
Io so che
Gli angeli
Sono milioni di
Milioni
E non li vedi
Nei cieli
Ma tra gli uomini”
(Se fossi un angelo, 1985)
A modo tuo, come sempre, un po’ lo sei.
Sei nelle nostre giornate, ci tieni compagnia nelle nostre passeggiate, nelle serate allegre passate in compagnia con gli amici, sei al nostro fianco sul sedile in autostrada, la tua voce è eco nelle nostre orecchie.
Sei sollievo, sei speranza.
Speranza che qualcosa – prima o poi – cambierà.
Tu ci credevi, e non hai mai smesso.
Anche quando la vita, il tuo unico grande amore, ti voltava le spalle.
“Va bene
io credo nell’amore
l’amore che si muove dal cuore
Che ti esce dalle mani
e che cammina sotto i tuoi piedi
L’amore misterioso anche dei cani
e degli altri fratelli animali
delle piante che sembra che ti sorridono
anche quando ti chini per portarle via
l’amore silenzioso dei pesci
che ci aspettano nel mare
l’amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare
[…]
Ma chissà se cambierà
oh non so se in questo futuro nero buio
Forse c’è qualcosa che ci cambierà
Io credo che il dolore
è il dolore che ci cambierà
Oh ma oh il dolore che ci cambierà
[…]
Ma io ti cercherò
anche da così lontano ti telefonerò
In una sera buia sporca fredda
Brutta come questa
Forse ti chiamerò
perché vedi
Io credo che l’amore
è l’amore che ci salverà
Vedi io credo che l’amore
è l’amore che ci salverà”
(Henna, 1993)
Ovunque tu sia, sappi che sei rimasto qui con noi.
A Bologna, nella tua panchina in Piazza Grande, con la tua voglia di carezze, sogni e amore.
Le stesse voglie che ogni giovane ribelle e sognatore condivide con te.
Giovani senza padroni, giovani senza paure, giovani affamati, giovani fiduciosi, giovani che non si arrendono alle circostanze e ad un futuro che all’apparenza un po’ spaventa:
“A modo mio
Avrei bisogno di carezze anch’io
Avrei bisogno di pregare Dio
Ma la mia vita non la cambierò mai mai
A modo mio
Quel che sono l’ho voluto io
Lenzuola bianche per coprirci non ne ho
Sotto le stelle in Piazza Grande
E se la vita non ha sogni io li ho
E te li do
E se non ci sarà più gente come me
Voglio morire in Piazza Grande
Tra i gatti che non han padrone come me
Attorno a me”
(Piazza Grande, 1972)
Il tuo testamento e la tua testimonianza ci invitano a ricercare sempre e senza sosta quell’amica felicità che risiede incredibilmente nelle piccole cose che ci nutrono l’anima, come magari in una canzone, magari la tua.
“Ma se questo mondo
E’ un mondo di cartone
Allora per essere felici
Basta un niente magari una canzone
O chi lo sa…
Se no sarebbe il caso
Di provare a chiudere gli occhi
E poi anche quando hai chiuso gli occhi
Chissa’ cosa sarà
Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so…
Che passerai…
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai”
(Felicità, 1988)
“Per essere felici basta un niente, magari una canzone!”, gridavi.
Ne hai lasciate tante, ma la mia preferita è una.
La tua Canzone, un dolce invito, una supplica, a non dimenticarti.
“Ho un materasso di parole
scritte apposta per te
e ti direi spegni la luce
che il cielo c’è
[…]
Canzone cercala se puoi
dille che non mi perda mai
va per le strade tra la gente
diglielo veramente.
Io i miei occhi dai tuoi occhi
non li staccherei mai
e adesso anzi io me li mangio
tanto tu non lo sai.
Occhi di mare senza scogli
il mare sbatte su di me
che ho sempre fatto solo sbagli
ma uno sbaglio che cos’è
[…]
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va per le strade tra la gente
diglielo dolcemente.”
(Canzone, 1996)
E oggi, 4 marzo, che ormai passa alla storia come il giorno di San Lucio Dalla, io ti voglio ricordare così.
Voglio ricordarti che non ti dimenticheremo mai.
Per questo e per Lucio, vi invito a galleggiare un po’ indomiti e sereni “nel mare dei sogni”, magari coccolati dalle note del suo magico sax.
Per non rimanere indifferenti alla magia…
“non può restare indifferente
e se rimani indifferente
non è lei.”
(Canzone, 1996)
Buon Compleanno Lucio!