NETWORKING: PAROLA D’ORDINE DEI NOSTRI GIORNI
Networking è una parola ormai entrata a far parte del nostro vocabolario quotidiano. L’interagire è sempre stato alla base della vita umana, delle caratteristiche dell’uomo, inteso come “animale sociale”. Oggi, però, interagire, creare la propria “rete sociale”, è più semplice che mai, ma anche necessario.
Internet e i cosiddetti social networks permettono a ognuno di noi di poter raggiungere un numero pressoché illimitato di soggetti con cui operare e restare in contatto.
Secondo l’antropologo britannico Dunbar, il numero di individui con cui una persona può mantenere relazioni stabili e proficue oscilla tra 100 e 250, collocandosi su una media di circa 150 (si tratta del “numero di Dunbar”, un limite cognitivo teorico). Ma oggi proprio internet e la rete virtuale hanno permesso di superare ampiamente tale soglia cognitiva. Basti pensare al numero di amici che abbiamo su Facebook, o ai followers su Twitter o Instagram. La rete sociale ai nostri giorni si è ampliata sempre più e, quindi, ancor di più dobbiamo imparare a gestirla e a trarne vantaggi.
Tessere relazioni con gli altri individui è insito appunto nella natura umana. Quotidianamente interagiamo, in modo più o meno casuale, con una moltitudine di soggetti, e saper interagire in modo costruttivo con tale bacino di individui è importante, sia da un punto di vista sociale che lavorativo.
Da sempre l’interazione con gli altri ha aiutato nel mondo del lavoro, per farsi conoscere, mostrare le proprie abilità e porsi in una luce costruttiva. Tessere relazioni è un concetto tanto banale quanto, forse, sottovalutato. Ma oggi nella società il networking è diventato uno degli snodi cruciali per poter affermarsi. Precisiamo, innanzitutto è importante avere una forte formazione e preparazione professionale, competenze e conoscenze accurate, senza le quali non si può di certo andare avanti; ma la personalità, il “modus operandi”, l’abilità di comunicare e fare, appunto, network, diventano un elemento discriminante nel mondo iper-competitivo in cui viviamo; Perché se valiamo, se siamo preparati, se abbiamo studiato tanto, con impegno, per emergere dobbiamo mostrare le nostre qualità, dobbiamo saperci porre agli altri, lasciare che ci conoscano e che vedano le nostre abilità, altrimenti resterebbero nascoste. E come fare se non tramite il networking?
Noi abbiamo riflettuto su tale tema ad aprile, quando abbiamo partecipato al seminario La Nuvola Rosa, ascoltando la relazione di Gemma Fiorentino, Marketing & Communication Lead di Avanade Italy, ma anche blogger di LeConqui, su “Networking e personal branding”.
Innanzitutto, c’è da demolire alcuni pregiudizi, primo tra tutti il vedere il networking sotto una luce negativa, assimilandolo a ciò che in gergo è “il fare le scarpe a qualcuno”, raggiungendo prima di altri determinati risultati. Non è così: fare network vuol dire instaurare una relazione proficua con altri soggetti, di scambio reciproco, che crea efficienza e conoscenza nell’intero sistema. Altro pregiudizio è pensare di non essere adatti a fare network: il networking è un’abilità che si può imparare, tutti possono apprenderla.
Gemma Fiorentino ha dato una serie di consigli su come fare un buon networking, noi ve ne riportiamo qualcuno:
- Definire chiaramente gli obiettivi che si vogliono raggiungere
- Non temere di esternare quali sono le nostre ambizioni
- Mantenere una rete di contatti diversi con persone diverse, in modo da creare, pian piano, la nostra rete di connessioni
- Far crescere tale rete, anche ponendosi come “connettori” tra soggetti diversi
- Puntare su quello che è il vero asso nella manica: l’empatia
Se volete saperne di più sul networking e aver consigli su come iniziare a creare la vostra rete sociale, trovate l’intero speech di Gemma Fiorentino andando qui.