“Di che cosa avete paura?” si domanda Claudio Casale, regista romano.
Quando è stato messo a conoscenza che il cinema Aquila di Roma non aveva più l’autorizzazione del Comune a trasmettere il suo documentario “Piccolo mondo cane”, i motivi gli erano ignoti, gli è stato solo riferito dallo Spazio Comune Cinema Aquila (SCCA) che l’amministrazione del Municipio V aveva cominciato a fare pressioni contro la proiezione, a poche ore dalla stessa. Tale proiezione avrebbe rappresentato il debutto pubblico del lavoro di due mesi svolto nel canile di Muratella da Claudio Casale e Matteo Bennati. Nel lungometraggio di un’ora, infatti, vengono raccontate le vicende dei dipendenti della struttura pubblica che da anni si occupa dei randagi della città di Roma. Un organico di centinaia di dipendenti che da un giorno all’altro ha dovuto sottostare alla decisione del Comune di rivoluzionare l’intera struttura e affidarla ad un ente privato, con un conseguente licenziamento di massa. Gli “ospiti” della struttura, i cani, tuttavia sarebbero stati privati delle cure degli addetti per diversi mesi, e questo ha portato all’occupazione e successiva autogestione del canile da parte degli ex lavoratori. Il loro amore per gli animali e per il loro lavoro li ha spinti a dedicarsi anima e corpo alla causa, dando il via a una protesta terminata a gennaio con lo sgombero della sede a opera del sindaco di Roma, Virginia Raggi.
“Piccolo mondo cane” – l’obiettivo del lungometraggio
Essendo la vicenda conclusa, ha quindi generato non poca sorpresa la posizione dell’amministrazione comunale; ho avuto la possibilità di visionare in anteprima il documentario di Claudio e Matteo, il racconto delle vicende del canile è diretto e focalizzato sul micro più che sul macro-evento. Come mi dirà il regista stesso al telefono, tempo dopo: “L’obiettivo del lungometraggio era quello di mostrare la realtà dei lavoratori, i rapporti creatisi tra colleghi e tra dipendenti e animali, il loro lavoro e la loro passione.” Le riprese sono iniziate a dicembre “Quasi per caso” racconta, “sono arrivato nella sede sapendo di dover realizzare un cortometraggio frutto di qualche minuto di intervista, ma poi la realtà del canile ci ha sopraffatti. Queste persone si sono raccontate a noi con una tale fiducia e sincerità, che è stato inevitabile affezionarsi e immergerci completamente nel contesto della protesta. È stata una sorta di chiamata alle armi, ho sentito che era una storia che volevo raccontare”.
Il loro documentario non vuole e non può essere definito politico. Il contesto della manifestazione organizzata dai dipendenti della struttura viene mostrato con neutro distacco, nessuna idea politica traspare dalla lente del regista, che si approccia con obiettività allo sdegno degli intervistati, e solo per fornire il giusto background alle loro vite.
Infatti, racconta Claudio, “Vorrei che il fuoco della narrazione fosse sui lavoratori, sul lavoro. Ne hanno mostrato tutti il lato politico, io volevo mostrate il loro lato umano, i rapporti e la micro comunità che si è creata dopo quindici anni di lavoro fianco a fianco, non solo tra loro, ma anche con gli animali. La mia storia vuole essere in parte orientata al sociale, ma solo nel contesto animalista: non sono infatti lavoratori in fabbrica, ma si occupano di esseri viventi.”
La produzione di “Piccolo mondo cane”
La produzione del documentario è stata frenetica e frutto di molta improvvisazione, la scrittura avveniva in contemporanea al girato; completamente immersi nel clima teso delle proteste, non c’era il tempo materiale per organizzarsi, si poteva solo assistere agli eventi e viverli sul momento, incerti sul loro svolgersi, come si trova anche lo spettatore vedendo “Piccolo mondo cane”. Fondamentale è stato l’aiuto ricevuto dagli addetti alla postproduzione, un gruppo di persone e creativi come Emanuele Paragallo (montaggio), RENOIZE (mixing) Gianluca Mattei (musiche originali), i Muro del Canto (loro è la canzone in apertura e in chiusura del documentario), e tanti altri; ragazzi che si sono prestati a lavorare gratis (come i dipendenti del canile, d’altronde) perché credevano nel progetto e nella storia.
Una storia di persone comuni straordinarie
Una storia però, che ha incontrato non poche difficoltà. Il veto politico ha impedito al cinema di trasmetterlo, temendo probabilmente per la cattiva pubblicità che avrebbe generato. Alla proiezione erano attese quasi trecento persone, perlopiù lavoratori del canile con le loro famiglie. Ora, grazie alla censura, tutta Italia ne ha sentito parlare, soprattutto i residenti di Roma. “Noi non volevamo questo tipo di pubblicità” ci tiene a sottolineare Claudio Casale, “volevamo raccontare una storia, la storia di persone comuni ma straordinarie, invece sono stato definito un ‘autore scomodo’”.
“È stato bellissimo vedere il sostegno di chi ha creduto nel nostro film. Faremo un tour in tutta Italia per trasmetterlo e finalmente potrà vedere la luce. Tutto ciò è stato possibile grazie alla campagna di protesta avviata contro la decisione dell’amministratore comunale, l’hashtag #iomeneoccupo è stato promosso dalla pagina facebook dei dipendenti del canile, che tenevano più di tutti, giustamente, alla diffusione della storia.”
Alla fine, è il caso di dirlo, tutto è bene quel che finisce bene: “Piccolo mondo cane” è stato proiettato anche al Cinema Aquila di Roma il 23 maggio e successivamente, in giugno, al CRACK fumetti dirompenti- Rome Festival of Drawn and Printed Art e pian piano si sta facendo un nome. Per avere aggiornamenti sui futuri eventi in cui verrà presentato il documentario seguite la pagina facebook (@piccolomondocane).
Restano le perplessità sull’attenzione politica che ha suscitato il documentario, ma restano anche le emozioni, l’empatia che suscita e la solidarietà che ha generato un simile progetto, a dimostrazione che la cultura, quando si vuole, ha la possibilità di essere promossa e sostenuta.