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Ministri & Competenze

5 settembre 2019, nel Salone delle Feste del Quirinale leggendo la formula di rito (Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione) e firmando nasce, ufficialmente, il Governo c.d. “Conte Bis”.

Schivando con attenzione qualsivoglia commento di natura politica vorrei sottoporre al lettore un dubbio culturale/storico/giuridico/sociale che nasce dalla combinazione di due distinti fattori:
Da un lato la nomina di Teresa Bellanova quale Ministero per l’Agricoltura e di Luigi Di Maio agli Affari Esteri, dall’altro la lettura deli artt. 92 e 95 della nostra (meravigliosa) Carta Costituzionale.

L’art.92 così recita al secondo comma: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
Il secondo comma dell’art.95, invece: “I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri

Non v’è traccia, in alcuna norma, di qualsivoglia rango, relativa a quali siano le condizioni/titoli di studio/competenze necessari per poter validamente rivestire la carica di Ministro. Nessuna. 

Questo perché, semplicemente, non esistono.

La portata della dissonanza di quanto appena rilevato, assume contorni sensibili se si considera che per potere accedere a tutte le professioni “qualificate” non solo è necessario ed imprescindibile un titolo di studio ma, nella quasi totalità dei casi, anche un esame di stato.
Si veda, a titolo esemplificativo, il medico, l’avvocato, l’ingegnere, il magistrato, il farmacista, il notaio, il commercialista, il prefetto o l’ambasciatore.
Per comprendere meglio la discrasia che vuole qui evidenziarsi, appare opportuno specificare qual’è il “compito” di un Ministro della Repubblica Italiana: “Spetta ai Ministri la funzione di indirizzo politico, e cioè la definizione degli obiettivi e dei programmi da attuare e una funzione di controllo sulla rispondenza dei risultati della gestione amministrativa alle direttive generali impartite”.

Per dovere di cronaca, lo status quo ha diverse giustificazioni informali:

“Un Ministro è solo una carica politica rivestita da un soggetto che impone un indirizzo ad un dicastero seguendo la linea politica imposta dal governo”.
Oppure “i Ministeri sono affidati a persone di comprovata esperienza politica formatisi nelle scuole di partito e tanto basta.”

Tali posizioni, però, lasciano quantomeno dubbiosi.

A questo punto, essendo partiti nella digressione da alcune recenti nomine ministeriali, si intende spiegarne l’attinenza.
Partendo dal Ministro per l’Agricoltura Teresa Bellanova, scopriamo che la stessa è in possesso di un titolo di studio di licenza media.
Sin dal 1988 si interessa di diritti dei lavoratori in difesa dei quali ha portato avanti innumerevoli battaglie, nel Salento prima ed in tutta Italia successivamente.

La domanda sorge spontanea: Teresa Bellanova ha le conoscenze tecniche-giuridiche da un lato e di management dall’altro per poter, validamente, definire gli obbiettivi ed i programmi da attuare in relazione al dicastero dell’Agricoltura?
Ha costei gli strumenti per poter svolgere la funzione di controllo sui risultati del suo Ministero?
Mi riferisco, ad esempio, alla recente apertura dalla stessa all’agricoltura con OGM, all’importazione di prodotti agricoli così sviluppati dal Canada? 

Per ciò che, invece, attiene il nostro Ministro degli Affari Esteri, questi risulta diplomato al Liceo classico “Vittorio Imbriani” di Pomigliano d’Arco (NA). 
In seguito frequenta l’Università, due Università, senza però mai conseguire la Laurea.

Secondo quanto disposto dalla Legge del 23 aprile 2003 Nr.109 il Ministro degli Affari Esteri “svolge le funzioni di rappresentanza e di tutela degli interessi dell’Italia in sede internazionale, che spettano allo Stato sulla base dell’articolo 117 della Costituzione della Repubblica Italiana, relativi ai rapporti politici, economici, sociali e culturali con l’estero, di rapporti con gli altri Stati e con le organizzazioni internazionali. 
Il Ministero rappresenta l’Italia per la stipulazione e la revisione dei trattati e convenzioni internazionali, per le questioni di diritto internazionale e il contenzioso.”
Per completezza, il Dicastero è, inoltre, suddiviso in otto direzioni generali, tutte rette da soggetti che possiedono determinati titoli e competenze attinenti al ruolo che occupano e tutte coordinate dal Ministro Di Maio

Le perplessità espresse nei confronti del Ministro Bellanova, se possibile, vengono accentuate nel caso del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per ragioni di tutta evidenza nonché per l’estrema delicatezza e centralità del dicastero in esame.

Venendo, dunque alle conclusioni, risultano necessarie alcune specificazioni:

Da un lato è indiscutibile che una laurea non rappresenta una garanzia di qualità e competenza ma, allo stesso tempo, dimostra quantomeno un’evoluzione culturale personale assolutamente oggettiva.
Allo stesso tempo, però, non si può nascondere la centralità del rapporto fiduciario necessario intercorrente tra Premier e Ministri.

Nonostante quanto sopra, però, in un contesto socio-economico-culturale come quello che si sta vivendo, in cui siamo spinti ad una sfrenata competizione relativa a competenze e titoli per poter occupare posizioni di rilievo o per potere instaurare rapporti fiduciari con clienti e/o Pubbliche Amministrazioni pare anacronistico ritenere come non necessario uno sbarramento, in termini di titoli o comprovata competenza, all’accesso alla massima carica dell’amministrazione pubblica.

D’altro canto, lo Stato dev’essere rappresentazione del nostro meglio così da poter, con competenza e cognizione, guidarci verso un futuro migliore.
Così irragionevole, dunque, auspicare una manovra legislativa in tal senso?
P.s. Teresa Bellanova sarebbe indiscutibilmente un oltremodo competente Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e stimo profondamente le sue battaglie in difesa dei lavoratori.