1948: nasce il 33 giri; un anno più tardi è la volta del 45 giri
1963: la Philips immette sul mercato la musicassetta
1980: l’anno in cui ha inizio la commercializzazione del compact disc.
1991: il gruppo MPEG crea l’algoritmo di compressione audio che nel 1997 verrà ribattezzato con l’acronimo di MP3 (Moving Picture Expert Group-1/2 Audio Layer 3)
1999: ecco Napster, il primo sistema peer-to-peer di massa che di lì a poco rivoluzionerà la concezione di internet e metterà in ginocchio le case discografiche
2001 e 2003: L’Apple con la creazione dell’ipod nel 2001 e di Itunes Store nel 2003 segna la definitiva svolta nelle modalità di ascolto e fruizione musicale
2006 e 2008: anni in cui rispettivamente vedono la luce Youtube (la più grossa piattaforma di video sharing al mondo) e Soundcloud (uno tra i più noti siti di audio sharing in circolazione)
27 giugno 2014, io che passeggio affondando i piedi sul bagnasciuga, gli schizzi di spuma marina come per riflesso mi spingono a guardare il cielo, decisamente troppo nuvoloso per una domenica mattina d’estate. Abbasso nuovamente lo sguardo, annuisco con la testa ad Antonio e tra un discorso e l’altro finiamo per parlare di quanto sia cambiata la musica in così poco tempo. Con ciò non intendo solo come sia mutato il modo di fare musica, ma anche e soprattutto come si siano evolute le modalità di ascolto e diffusione, in che modo gli artisti adesso si rendano conoscibili e promuovano la loro musica. Fino agli anni ottanta pensare alla musica portatile era pura fantascienza, poi però la Sony se ne uscì col ”walkman”, il primo lettore di musicassette tascabile, per me tutt’ora indimenticato. Ricordo come se fosse ieri le innumerevoli ore spese davanti al mangianastri di mia madre a cercare di catturare nelle audiocassette i pezzi del momento che freneticamente si susseguivano in radio per poi poterli orgogliosamente riascoltare nel mio walkman. Sembrerà banale ma se ci riflettete il rapporto uomo/musica è cambiato radicalmente con l’avvento del walkman: prima la musica si ascoltava in compagnia, si andava a casa dell’amico/a dotato/a di giradischi a sentire qualche vinile, davanti ai jukebox si socializzava; la musica fino agli anni 70 è stata un mezzo di aggregazione e di condivisione. Nel momento in cui la musica diviene portatile e si ha la possibilità con gli auricolari di isolarsi dal mondo ecco che la cesura col giradischi è netta. Ho sempre vissuto l’ascolto delle mie musicassette come un momento estremamente personale ed emozionale: incondivisibile. Per quanto poi il Compact Disc possa essere stato innovativo, la vera rivoluzione del formato musicale è sicuramente rappresentata dall’mp3. A dirla tutta l’mp3 ha segnato un cambiamento epocale nell’ambito dell’industria musicale, se poi all’acronimo mp3 ci si aggiunge il nome di Napster, l’aggettivo più calzante è spaventoso. Le major e non solo hanno dovuto fare i conti con un cataclisma di proporzioni bibliche, il mercato musicale ne è uscito stravolto e a mio modo di vedere anche meritatamente. Milioni di persone (lo ammetto, me compreso) si sono ribellate a dei costi sproporzionati ( un album su CD negli anni novanta costava intorno alle 25 mila lire) e tramite Napster hanno iniziato ad aggirare il sistema scaricando mp3. Da Napster si è passati a programmi sempre più evoluti per lo scaricamento e la condivisione musicale, peccato che ciò fosse illegale e alquanto deleterio per l’industria discografica e gli artisti. La crociata che ebbe inizio contro ogni sistema peer-to-peer e simili ha portato ad uno scaricamento controllato e legale di brani, singoli, tracce audio e tutto questo anche grazie all’avvento di Itunes, l’applicazione che ha fatto la fortuna di Apple ed in un certo senso ripulito l’mp3, fino ad allora vaso di Pandora dell’industria musicale.
Allo stato attuale il lettore mp3 ha soppiantato il CD, oramai relegato a scomodo formato musicale per i più nostalgici, oggetto da collezione al pari del vinile.
“Scherzi?! Anche Lana del Rey è stata scoperta su youtube” Mi fa notare Antonio mentre mescola il suo spritz; adesso sono le sei del pomeriggio e le nuvole non accennano a diradarsi ma tutto sommato quei pochi raggi che riescono a filtrare sono piacevoli.
“Hai presente Wankelmut?” Proseguo io, “ Era un patito di Asafa Avidan e in particolar modo della sua Reckoning Song, tanto da farci un remix. Insomma remixa il pezzo e contatta Avidan, dicendogli di essere un suo grande fan e gli fa sentire il remix: Avidan inorridisce e gli dice di far sparire quell’aborto. Lui se ne frega, lo pubblica su youtube sotto il nome di “One day” e dopo un paio di settimane il pezzo è una hit mondiale e Avidan diventa famoso in tutto il mondo”.
In effetti la rete ha cambiato radicalmente il modo in cui gli artisti si rapportano e si fanno conoscere al pubblico; fino a poco tempo fa era come sempre, si faceva una demo, si mandava a qualche etichetta, si suonava in localetti per promuoversi. Adesso basta condividere un proprio lavoro su youtube, su soundcloud e se piace alla rete, cioè a voi: bingo!
Niccolò Contessa, sul versante italiano, autore del progetto musicale “I Cani” di Indie rock/Synth pop, nel giugno 2010 carica due brani su soundcloud e contemporaneamente su youtube, ossia “I pariolini di 18 anni” e “Wes Anderson”. In pochissimo tempo I Cani diventano un fenomeno virale prima ancora di aver realizzato un album o di aver suonato live. Oramai sempre più spesso si assiste ad un processo inverso: se un progetto musicale funziona su internet, le etichette si fanno sotto per accaparrarsi i diritti e direi che era ora, la rete è quasi sempre imparziale e meritocratica e non ragiona secondo logiche di mercato. L’ultimo pensiero in merito a ciò, che volevo esternare ad Antonio mi rimane sulla punta della lingua, sfuggito con il sole, è ora di cena e ormai i discorsi sui ristoranti di Fano hanno oscurato tutto il resto.