Sono molti i tesori nascosti della nostra terra, e altrettante sono le attività che permettono di preservare la natura e la bellezza di certi luoghi. Lungo le coste selvagge e incontaminate del tratto ionico-reggino, ogni anno, avviene un fenomeno di rara bellezza: la schiusa delle tartarughe caretta caretta. Si tratta di una delle specie più rare, nonché a rischio, del mar Mediterraneo.
E’ incredibile pensare che un evento tanto affascinante si collochi in luogo non così lontano, ed è ancora più incredibile realizzare che, ad occuparsene, sono un gruppo di giovani e brillanti studiosi calabresi.
Per questo motivo, abbiamo deciso di intervistare uno dei soci fondatori dell’associazione “Caretta Calabria Conservation”, Gianni Parise, che ci ha raccontato il valore immenso dello straordinario lavoro svolto per la salvaguardia e protezione delle caretta caretta, ma non solo.
- Perché nasce Caretta Calabria Conservation e chi sono i ragazzi che la sostengono?
Caretta Calabria Conservation è una associazione ONLUS, nasce del 2012 dall’esigenza di creare un ente di tutela della tartaruga marina in Calabria. Viene fondata cinque ragazzi, all’epoca appena laureati in Scienze Naturali o Biologia Marina, e come dice il nome stesso, si occupa della conservazione dei nidi di Caretta Caretta nella più importante area di nidificazione italiana che è il tratto di costa ionico-reggino, da Melito di Porto Salvo a Capo Bruzzano, che sono circa 40 chilometri che noi preserviamo e mettiamo in sicurezza. L’obiettivo principale è appunto quello della salvaguardia, ma ci occupiamo anche della tutela del mare e della sua fauna. Infatti, in questo è indicativo il nostro logo: sotto le pinne della tartaruga – le natatoie – si trovano un delfino e una berta minore, un uccello marino, a testimonianza del fatto che non ci occupiamo solo della Caretta Caretta. Per i primi anni di vita, i soci fondatori hanno sostenuto le spese dell’associazione anche economicamente, solo ultimamente, essa è divenuta autonoma. Sono iscritti all’associazione molti ragazzi volontari che provengono da tutta Italia, studenti e laureati in materie specifiche sull’ambiente. Ci danno una pratica, monitorando l’ambiente in cui operiamo, a piedi o in bicicletta. Dal momento che bisogna monitorare circa 30-40 nidi, specialmente di notte, il loro apporto è fondamentale.
- So che vi occupate anche di formazione e ricerca: quali sono i progetti che sostenete e che risultati vi portano?
Ci occupiamo di formazione e ricerca perché, come sai, facciamo dei campi di volontariato e di formazione, appunto. I volontari arrivano qui e, per una settimana, ci danno una mano e noi li formiamo. Devono infatti prepararsi a saper gestire i nidi, spiegare al pubblico il fenomeno della schiusa. La formazione si svolge anche al Museo del Mare di Brancaleone, che è sempre gestito da noi, infatti le opere e i modelli contenuti al suo interno sono stati realizzati proprio da me. Inoltre, abbiamo anche un rapporto stretto con le scuole locali, ospitando numerose classi per sensibilizzare sulle tematiche che ci stanno più a cuore. Come ricerca, collaboriamo con alcune università, tra cui quella della Tuscia, con i quali abbiamo contratti di collaborazione. Loro infatti ci forniscono dei dati genetici sulle tartarughe, che hanno un DNA tutto calabrese. Molti sono anche i tirocinanti e tesisti che lavorano con noi, tra cui alcuni della Sapienza di Roma, ma anche Pisa e Bologna. In più, quest’anno, la regione Calabria, ci ha finanziato un progetto grazie al quale abbiamo acquistato svariate attrezzature scientifiche, dei satellitari (con i quali monitoriamo le “mamme” che hanno nidificato). Facciamo anche parte del progetto “Life Beyond Plastic” in cui sono presenti svariati Atenei italiani e l’Acquario di Genova, mirato a sensibilizzare, specialmente le scuole e i bambini, sulla riduzione della plastica monouso. La tartaruga caretta caretta è inserita nella lista rossa della IUCN, quindi non si può detenere, non si può toccare o manipolare, se non sotto autorizzazioni speciali rilasciate dal Ministero dell’Ambiente. Per ottenere tale permesso, bisogna avere un curriculum notevole e scrivere un progetto, cosa che abbiamo fatto e che portiamo avanti. Riportiamo tutti nostri progressi e cosa prevediamo di fare, dopodiché, la relazione passa al Ministero. La nostra rete di rapporti è molto fitta e l’agenda decisamente piena!
- In che modo vi rapportate e agite nella realtà ionico-reggina? Che rapporto avete instaurato con la comunità locale?
Occupandoci della tartaruga marina da ormai tanti anni, prima ancora della realtà associativa, i nostri volti sono ben noti alla comunità. Sono molti i comuni in cui noi operiamo e che attraversiamo per seguire le tracce delle tartarughe, quindi abbiamo relazioni abbiamo sia ottimi rapporti con la comunità, sia con i comuni e vari enti territoriali. Abbiamo rapporti con sindaci e assessori, diciamo che la tartaruga è stata, specialmente negli ultimi anni, riconosciuta come elemento positivo e coesivo. Sono comunque aree difficili e non troppo ben servite dai mezzi di trasporto, ad esempio la ferrovia ha un solo binario.. La situazione è complessa, di certo, ma negli ultimi anni abbiamo notato un interesse sempre più crescente nei confronti delle nostre attività. Sono nostri amici, ci conosciamo ci stimiamo a vicenda.
- Quanto è difficile sopravvivere e realizzare i vostri obiettivi in una terra complessa come la nostra?
E’ molto difficile, credo anzi che questa difficoltà si riscontri in ogni settore lavorativo, e nel nostro c’è l’aggravante economico, in quanto non è un lavoro che porta un guadagno. Stare lì per mesi e monitorare è dura: si cresce, si crea una famiglia, bisogna saper far economia. Adesso stiamo crescendo e ci stiamo realizzando sempre di più, è vero, ma la realtà della Calabria, già difficile di per sé, in quei luoghi è ancora più marcata ed evidente. Chiaramente la tartaruga marina non è nelle priorità di quelle aree, tutt’altro, i problemi più urgenti sono altri. Ma questo è un discorso molto complesso, seppure bisogna sempre ricordarsi di operare per l’ambiente e dobbiamo averne la massima cura e rispetto. I nostri obiettivi sono positivi, ma sappiamo che si possono raggiungere con tanta determinazione, pazienza, costanza e sacrificio. Quest’anno, come associazione, siamo cresciuti molto. Siamo partiti da un piccolo campeggio, adesso ospitiamo i volontari in quattro appartamenti; siamo riusciti a noleggiare due furgoncini per il trasporto, con la nostra storica Punto da cui tutto è partito.
- Quali sono i progetti e obiettivi futuri dell’associazione?
Parlando di progetti a breve termine, abbiamo da terminare quello finanziato dalla regione entro dicembre di quest’anno, e prevede una serie di azioni volte alla divulgazione e tutela della tartaruga marina. Come accennavo prima, siamo impegnati anche in “Life Beyond Plastic” OICOS (Milano), che prevede la formazione e sensibilizzazione di di insegnanti e scuole locali attraverso l’uso di giochi e attività che promuovano una riduzione dell’uso della plastica. Insieme ad OICOS stiamo scrivendo un nuovo progetto che si chiama “The North Face” legato sempre alle tematiche ambientali e di “less plastic”. Gli obiettivi futuri, quindi a lungo termine, sono di estendere il monitoraggio lungo tutta la Calabria, e sono ben 700 chilometri di costa. Grazie ai nostri volontari e aiutanti, forse riusciremo in questa intento, tentando sempre di portare avanti campagne di sensibilizzazione. Operando anche con il Museo del Mare riusciamo a fare tanto e speriamo di poterlo ingrandire e fare dei progetti. Abbiamo tante idee, specie riguardanti l’educazione. Sentiamo, come associazione, di aver intrapreso la strada giusta, ma dobbiamo ingrandirci di più, crescere, responsabilizzare e mobilitare il maggior numero di persone. Vogliamo fare in modo di agire il più possibile con le scuole, perché sono il nostro futuro. Insomma, la volontà e il coraggio non ci mancano, magari chissà, estenderci anche in nuove regioni! Non sarebbe male avere un caretta Sicilia, Puglia, Toscana..!