I tasti di un pianoforte sono 88.
52 bianchi e 36 neri.
Mi piace pensare che è proprio da questo che hai tratto la tua forza.
Nell’immaginario comune il bianco è candore, purezza, libertà.
Mentre il nero è l’oscuro, il demone, il male. Proprio come quello che hai dovuto affrontare, così, come se non ci fosse più l’idea di un domani. Ma i tuoi “domani” ci sono stati eccome. Eppure, i tasti bianchi superano da sempre quelli neri.
Mi piace pensare che grazie a loro, la tua sofferenza veniva placata anche quando hai iniziato a perdere l’uso delle dita della mano.
Come deve essere terribile, vero Ezio?
Ma la tua forza è sempre arrivata come un do maggiore: dritta al petto.
La gioia che traspariva dai tuoi occhi e dal sorriso è una perla rara, da custodire.
Deve essere orribile avere dentro tutte quelle cose da dire, ma non poterlo più fare.
Tutte quelle note da suonare.
Tutto il tuo mondo da donare.
Ti ascolto mentre suoni “Following a bird” in questo giorno che ti vede andar via.
Così, silenziosamente, come quando si chiude un pezzo e si aspettano gli applausi.
Con le dovute pause, come a dover respirare.
Mentre incalzi nelle mie cuffie, ti sento farlo per l’ultima volta.
Un respiro che sa di sospiro, t’immagino così.
Ti vedo volteggiare come un ricordo sparso in una nuvola bianca.
Vedi? Il bianco che ritorna.
Ritorna sempre.
“La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto “evaporo”. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c’è, c’è. E il passato va lasciato a qualcun altro”
La musica, la tua, risuonerà per sempre.
Essere musicisti è come avere il dono dell’ubiquità, lo dicevi tu.
“La mia musica è stata scritta a Londra ed io sono qui”.
Proprio come oggi tu sei nelle orecchie di chi ha la sensibilità giusta per sentirti dentro.
Che ad ascoltare son bravi tutti.
Ma il sentire, quello no.
Sarai d’accordo con me.
48 anni sono troppo pochi per andar via.
Sono una manciata di giorni, di suoni, di sorrisi, di idee, di sofferenza, di addii, di gioia.
48 anni.
Come se fossi al centro tra i tasti bianchi e i tasti neri.
E allora, ti immagino come una melodia bianca.
Una nota per ogni anno sofferto, vissuto, odiato, amato.
Ma anche qui, i tasti bianchi hanno la meglio.
Ciao Ezio, ti mando un sorriso.
Come facevi sempre tu.