Quattro chiacchiere con Marco Onetti (voce e chitarra dei Mimica)
Dopo aver ascoltato l’album di esordio dei Mimica, “Barriera Relativa”, ed esserne rimasta piacevolmente colpita, ho fatto una chiacchierata con Marco Onetti, voce e chitarra del gruppo. Scopriamoli insieme.
1. Ciao Marco, siamo curiosi di conoscervi: chi sono i “Mimica”? Ma, soprattutto, che significato ha il nome del gruppo?
I Mimica sono un gruppo alternative rock della Valtellina. I componenti sono Marco Onetti (il sottoscritto), voce e chitarra, Nicola Mentasti alla chitarra, Paolo Biavaschi al basso e Gianluca Rabbiosi alla batteria. La scelta del nome è stata casuale, dettata dal fatto che la parola Mimica in sé aveva un bel suono: è immediata, ha poche lettere, non è complicata, è musicale. Ci piaceva a tutti e quattro. Poi se si vuole guardare ad un significato più artistico, la mimica è una parte fondamentale degli show, del mostrarsi, della capacità di interagire con il pubblico.
2. Chi vi ascolta si rende subito conto che i Mimica sono qualcosa di diverso da ciò che, adesso, offre il mercato della musica, popolato sempre più dalla scena indie-pop.
Voi siete una band a tutti gli effetti con sonorità che racchiudono rock, pop ed elettronica.
Come vivete questa vostra, definiamola, “sfida”?
Si, il mercato della musica non offre molto nel nostro genere, non si hanno grandi sbocchi. Più che una sfida è un portare avanti qualcosa che ci rispecchia maggiormente senza andare a modificare quello che è il nostro stile, anzi andiamo ad unire i nostri background. Chiaramente facendo rock oggi si sa che le porte non sono completamente aperte, però portando avanti una cosa che senti tua, che riflette la tua personalità, il tuo gusto, lo fai con passione e le persone lo percepiscono. Io credo che il rock sia una parte della personalità di tutti: il modo di affrontare la vita ti porta ad essere rock, ci vuole del rock per affrontare questa vita!
3. Ascoltando i 5 pezzi che fanno parte del vostro disco di esordio, si può constatare come le canzoni siano influenzate da vari stili e sonorità.
Cosa prevale nel vostro modo di scrivere musica?
Ognuno di noi cerca di dare la propria impronta, col proprio stile, mettendolo al servizio del progetto Mimica. Poi tutto si amalgama, certo. Quando andiamo a creare la musica solitamente si parte dal solito riff di chitarra, poi si sviluppa in sala tutti insieme, ognuno con la propria idea. Non si scarta mai nulla, si cerca di far quadrare l’idea. Il risultato, secondo me, è un genere che non ti da un riferimento, che non cataloga ecco: c’è l’elettronica, c’è il rock. Il nostro singolo “Incubo” è un featuring con Guzma, giovane rapper, a riprova che cerchiamo di mettere insieme tutto per creare qualcosa di particolare.
4. Dal 30 Marzo è disponibile il vostro primo disco “Barriera Relativa”, fruibile sulle varie piattaforme di stream music tra cui Spotify. Quanto lavoro e sacrificio c’è dietro tutto questo?
“Barriera relativa” è il primo lavoro dove entrano tutte e quattro le nostre teste: sono le prime cinque canzoni che abbiamo composto tutti insieme. Si parte dalla prima fase di creazione, per poi portarli in preproduzione. Siamo andati in studio al Bleach Studio, di Andrea Maglia, dei Tre Allegri Ragazzi morti, a registrare facendo con lui un percorso di preproduzioni. Successivamente siamo arrivati a Massimiliano Lambertini, di (R)esisto produzione. Gli siamo piaciuti e siamo partiti con questa collaborazione. Ci vuole tempo, ci vuole dedizione, ci vuole la passione. Oltre alla musica ognuno ha la propria vita, quindi i sacrifici ci sono. Ci sono tante prove, tanto tempo da dedicarci come gruppo. Tutto alla fine dà i suoi frutti: è soddisfacente vedere finito un ep fatto di cinque canzoni “tue”.
5. Qual è il più grande sogno nel cassetto dei Mimica?
Per la situazione in cui siamo, il sogno più grande adesso a livello globale è quello di veder debellato il virus e riuscire ad avere la nostra vita normale: rivederci tutti insieme in sala prove in modo da prenderci il nostro spazio per poi portare in giro la nostra musica per farla sentire dal vivo, perché il contatto con il pubblico è il sogno più grande per chi fa musica. Poi se devo dirti un sogno grande grande è che vorrei riempire San Siro (sorride sognante)! Ma prima non vediamo l’ora di poter suonare, ci auguriamo presto.
Questo e tanto altro sono i Mimica, correte ad ascoltarli.