Il 31 Marzo è l’International Transgender Day of Visibility, meglio conosciuto come TDov [Giornata Internazionale della Visibilità Transgender n.d.r.], ovvero il giorno in cui vengono celebrate le persone transgender di tutto il mondo.
La ricorrenza è nata nel 2009 grazie all’attivista transgender statunitense Rachel Crandall of Michigan, indignata dalla mancanza di una ricorrenza che celebrasse i membri della sua comunità.
Il Trans Student Educational Resouces definisce il TDov come una giornata in cui essere incoraggiati e dare alle persone trans il riconoscimento che meritano, perché la visibilità non si riferisce solo all’essere visti come individui, ma a lavorare insieme per trasformare la società.
Questo è il giorno dell’anno in cui la comunità transgender afferma la sua esistenza e i diritti che ne conseguono perché, come recita un celebre slogan, “trans rights are human rights” [i diritti delle persone trans sono diritti umani].
Il TDov ci dà l’occasione di apprendere un’importante lezione dai nostri amici trans che, ogni giorno, scelgono di lottare contro il pregiudizio e l’ignoranza con gesti semplici ma rivoluzionari.
Se cercate un modo per onorare questa giornata, aprire la mente e impegnare parte della quarantena vi propongo, in ordine sparso, 5 film che trattano la tematica transgender e che portano sullo schermo personaggi carichi di coraggio, di forza e d’amore, perché il cinema ci offre, da sempre, una scorciatoia efficace per entrare in empatia con i mondi altrui.
Priscilla, la regina del deserto
Tra i film a tematica trans non potevo che iniziare da Priscilla, la regina del deserto, un cult del 1994 che vinse il premio Oscar per i costumi.
Bernadette Bassenger, Mitzi Del Bra e Felicia Jollydoodfellow sono i nomi d’arte dei tre protagonisti, una transessuale e due drag queen che intraprendono un viaggio dell’outback australiano per esibirsi nei più famosi gay bar di Sydney. Ralph, Anthony ‘Tick’ Belrose e Adam Whitely, i veri nomi dei personaggi, viaggiano su un vecchio torpedone ribattezzato “Priscilla, la regina del deserto” e mentre spettegolano e parlano di parrucche, vestiti, seni, peni, droga, night-club e soprattutto degli ABBA, viene fuori il lato umano e al contempo tragico delle loro vite. Bernadette, infatti, è sconvolta dalla morte del suo compagno mentre Tick, che ha un figlio, ha paura che lui non lo accetti e tenta di nascondere la sua sessualità. Questo film ci parla del dolore della perdita, della paura di restare soli e di non essere accettati.
“Ora sta a sentire, brutta manza: appiccati il fuoco alla cordicella del tampax e fatti esplodere la caverna perché è l’unica botta che avrai mai nella vita, tesoro caro!”.
Mery per sempre
Dopo Priscilla, è la volta di Mery per sempre, pellicola del 1989 diretta da Mario Risi e tratta dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi.
Mery è una prostituta transessuale, detenuta nel carcere Rosaspina di Palermo per aver ferito un cliente. La sua è una storia di degrado, di discriminazione e di violenza. La storia di chi, per essere sé stesso, è costretto a vendersi, unica alternativa all’inedia e all’abbandono.
“Io nun sugnu né canni né pesci, io sono Mery, Mery per sempre”.
The Danish Girl
Il numero tre è The Danish Girl film del 2015 tratto dal romanzo “La danese” David Ebershoff e ispirato a Lili Elbe e Gerda Wegener, due pittrici danesi.
Einar Wegener è un pittore paesaggista, marito della ritrattista Gerda Wegener. Einar per gioco si presta a vestirsi da donna per posare da modella in un quadro della moglie. Assume così l’identità di Lili Elbe, il suo alter ego femminile, che gli permette di scoprire la sua vera natura. Einar si sottoporrà a castrazione chimica pur di lenire il suo desiderio di essere Lili, ma non riuscirà mai a smettere di essere lei. Dopo aver coscienza di aver vissuto per tutta la vita nella negazione del suo essere e non può più tornare a come era prima.
“Non importa cosa indosso perché quando sogno, sogno i sogni di Lili”.
Tutto su mia madre
Particolarmente toccante è Tutto su mia madre, un film del 1999 diretto da Pedro Almodovar; uno dei pochi registi con un’attenzione particolare per il mondo LGBTQI*.
Tutto comincia dalla morte di Esteban, figlio della protagonista Manuela, il giorno del suo compleanno. Manuela si tormenta per non avergli mai raccontato nulla del padre, sapendo che il ragazzo è morto con il desiderio di incontrarlo. Come per soddisfare l’ultimo desiderio del figlio, Manuela inizia la ricerca del suo ex compagno, un transessuale che si fa chiamare Lola e nel suo cammino incontrerà Agrado, prostituta transessuale, amica di Lola e forse il personaggio più affascinante del film. Le intense storie di tutti i personaggi si intrecciano tra loro e ci parlano di rimpianto, di amori non corrisposti, di violenza, di droga e di morte, ma ci fanno anche sorridere. Agrado è un personaggio meraviglioso, una donna risoluta, forte, capace di ironizzare sulle peggiori tragedie. Sua è la frase più iconica del film:
“L’unica cosa autentica che ho sono i sentimenti e i litri di silicone”.
Dallas Buyers Club
The last but not least è Dallas Buyers Club, film premio Oscar nel 2014 con protagonisti Matthew McConaughey e Jared Leto.
Tratto da una storia vera, racconta le vicende del texano Ron Woodroof che a causa di una vita sregolata scopre di avere contratto l’AIDS e che gli rimangono trenta giorni di vita. Ambientato negli anni 80, l’HIV è ancora considerata la “malattia dei gay” e per questa ragione Ron nega la sua diagnosi fino a quando le sue condizioni non si aggravano e finisce in ospedale. Lì conosce Rayon, una donna transgender tossicodipendente e sieropositiva. Insieme fondano Dallas buyers club, un’associazione attraverso la quale riescono a fornire ai malati di HIV un farmaco sperimentale messicano più efficace di quello distribuito in America.
La citazione con cui voglio concludere è di Ron:
“A volte ho l’impressione di lottare per una vita che non ho il tempo di vivere”.
E noi, per cosa lottiamo?
Buona Visione.