Ho 11 anni quando sento la fitta al petto per quel “sei una femminuccia” mentre raccolgo la palla oltre la linea, nel campetto dietro casa mia, per un rigore che non ho segnato.
Il mio specchio non ha più la stessa forma. Sono io quello lì dentro, ma non sono quello che voglio essere. Ho sempre cercato di giustificarmi, sperando di cambiare, ma questo non è mai avvenuto.
I peli sul viso non aiutano. “Sei troppo donna” continuano a urlarmi tra una lezione e l’altra a scuola. Mi circondano se necessario, ma ho la mia compagna di banco a difendermi, per fortuna.
Il mio specchio non ha più la stessa forma. Sono io quello lì dentro e sogno di essere diverso.
“Fa’ l’uomo” urla il mio migliore amico quando il ragazzetto mi prende in giro per il fatto che amo ballare e andare a tempo di musica, fregandomene di chi ci sia intorno a me.
Il mio specchio non ha più la stessa forma. Sono io quello lì dentro, ma per gli altri non vado bene.
Io sono fortunato. Dopo anni di silenziosi soprusi, commenti difficili da ingoiare e sguardi di recondita rabbia, mi sono rialzato grazie alle forti mani di una famiglia che mi ama profondamente, un compagno che sa come accompagnarmi quotidianamente e degli amici che non hanno scelto di vedere chi io amassi, ma il vero me.
Il mio specchio, ricostruito milioni di volte, seppur con tutte le crepe, mi lascia amare questo me, che rinasce giornalmente e si alimenta di positività e forti vibrazioni.
Il mio specchio è uno specchio fortunato.
Marco ne aveva uno bellissimo, pieno di sogni, viaggi, una laurea in giurisprudenza, ma era omosessuale e questo non poteva proprio accettarlo; la testa si riempiva di pensieri, incubi, offese e di botto quella stessa testa gli ha ordinato di spingere la sedia su cui era spaventosamente eretto, con intorno al collo le sue più grandi paure ed un ultimo respiro, liberatorio. Il suo specchio si è rotto.
Anche Anthony combatteva, con i suoi soli 10 anni di vita e uno specchio in cui si riflettevano giochi e compagni di scuola. Ma sua madre non aveva capito che colpirlo non sarebbe stata la soluzione per eliminare quell’attrazione nei confronti di entrambi i sessi. Lei e il suo fidanzato pensavano che i colpi aiutassero a invertirlo, a sistemarlo, come una televisione rotta. Il suo specchio colorato si è rotto.
Angie ha impiegato anni a capire che il luogo in cui risiedeva non fosse quello più giusto. Da transessuale, voleva essere felice. Ma il suo uomo non aveva capito che il passaggio fosse fondamentale per Angie e ha deciso di rompere il suo specchio, quello per cui aveva tanto lavorato per decorarlo al meglio.
Dal 2004, noi con questi meravigliosi, unici e diversi specchi, abbiamo bisogno di una giornata internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia per ricordare al mondo di essere umani.
E mentre Microsoft Word mi evidenzia queste tre parole, ancora, come errore, sottolineandole in rosso, voglio spingerti a riflettere.
Ognuno di noi ha uno specchio in casa.
Ognuno di noi ci si riflette per abbinare i propri vestiti all’umore del giorno.
Ognuno di noi lo usa per fare un selfie e postarlo e per ricevere almeno un like.
Ma ci sono specchi che deformano, spaventano, distolgono lo sguardo da ciò che è importante.
Ci sono specchi che non sono fissati bene al muro e tendono sempre più a cadere e distruggersi.
Noi dobbiamo avvitare, ovvero “portare vita”, seguire, accompagnare, fissare quei meravigliosi specchi al muro, assicurandoci che non cadano, non si incrinino, perché si tratta di persone, proprio come te.
L’omofobia in Italia non è un reato, ma è definita quale discriminazione, in termini generali; anche a livello normativo, per quanto l’assetto non lo permetta ancora, avrei bisogno di più sicurezze, perché anche io vorrei dare la mano al mio fidanzato, per strada, senza avere paura di ricevere commenti e/o occhiatacce. O peggio.
Marco, Anthony e Angie hanno lottato. Hanno trovato la forza per scegliere di morire.
Oggi e tutti i giorni dell’anno dovremmo tutti quanti, insieme, avere la forza di scegliere di essere persone per le persone.
Ma in questo utopico mondo in cui molti pensano che io abbia scelto di amare un uomo perché ho “provato una donna”, mi basterebbe sapere di essere considerato umano, proprio come te che leggi e che sei arrivato a queste ultime righe.
Io oggi voglio essere libero di specchiarmi. Fallo insieme a me.