Di Marilù Greco
Uno dei dogmi più controversi, soprattutto per le implicazioni di carattere religioso, storico e scientifico che inevitabilmente comporta, è quello relativo all’esistenza degli alieni. Domanda strettamente connessa al dogma in questione concerne di sicuro la quantità di galassie esistenti nell’Universo. Ma nemmeno a questa domanda è semplice rispondere. Il problema non è tanto di carattere strumentale, quanto temporale: Noi, infatti, osserviamo gli oggetti celesti perché riceviamo la luce da loro emessi, ma quando sono troppo lontani la luce non fa in tempo a raggiungerci. Per questo il numero di galassie oggi accertate come esistenti fa riferimento solo a quell’Universo così detto “accessibile”, cioè che siamo in grado di osservare. Ebbene, possiamo stimare che il numero di galassie nell’Universo osservabile è compreso tra i 300 ed i 500 miliardi! Questo vuol dire che ad ogni persona sulla Terra corrispondono 71 galassie. E questo è relativo solo a quella limitata porzione di Universo che siamo in grado di osservare. E’ chiaro che sarebbe puramente utopistico pensare di essere soli nell’Universo; una forma di egocentrismo, a mio avviso, non paragonabile nemmeno al geocentrismo tolemaico! Tante quindi le teorie comprovanti l’esistenza degli alieni: da quella che concepisce gli alieni come creature simili a noi, dotati di tratti nordici e altezza statuaria, alle teorie complottistiche che invece sono sicure del rapporto di comunicazione e cooperazione istauratosi tra alieni e governo. Tra queste, quella sicuramente più controversia è quella dello scrittore azero Zecharia Sitchin, fautore della teoria “dell’astronauta creatore”. Secondo Sitchin, che elabora la sua teoria sulla base della traduzione di antiche tavole sumere, la nostra civiltà deriverebbe da una razza aliena gli Anannuki abitanti di un ipotetico pianeta del Sistema solare, Nibiru. Gli Annanuki, sarebbero stati una razza tecnologicamente avanzata e simile a quella umana e presenti nella Bibbia col nome di Nephilim. Secondo Sitchin sarebbero arrivati sulla terra 450.000 anni fa, alla ricerca di minerali e in particolare d’oro (per riparare la loro atmosfera rarefatta) e lo avrebbero trovato in Africa. Gli Anunnaki avrebbero creato geneticamente l’Homo Sapiens incrociando la loro razza con l’Homo erectus, con lo scopo di avere della manodopera per prelevare metalli dalle miniere. Sotto la guida di questi esseri, i Sumeri avrebbero fondato la civiltà in Mesopotamia, grazie ad una casta di regnanti che avrebbero fatto da intermediari tra alieni e gli schiavi. Sitchin poi afferma che nel 2000 a.C. sarebbe scoppiata una guerra nucleare tra diverse fazioni di extraterrestri, e la ricaduta nucleare, il fallout, sarebbe il “vento malvagio” che distrusse Ur. Un punto focale delle teorie di Sitchin è relativo al ruolo attribuito alle opere megalitiche sparse per il mondo. Come sarebbe stato possibile creare opere come i Dolmen, i Menir, le Piramidi, solo per citarne alcune, ( difficili da realizzare anche con l’utilizzo delle moderne tecnologie) senza l’utilizzo di conoscenze scientifiche provenienti da una razza superiore? Facciamo l’esempio delle Piramidi. Come è noto, sono da sempre avvolte nel mistero. Si pensi alla lavorazione del materiale. Alcuni massi che formano la Piramide di Cheope sono in granito rosso e presentano la superficie lavorata finemente con una precisione di dimensione e forma che in alcuni casi sono dell’ordine del decimo di millimetro su lunghezze di vari metri. Allo stato attuale delle moderne tecnologie, eseguire lavorazioni di questo genere su blocchi tanto grandi di un materiale così duro, sarebbe un’impresa difficilissima, forse impossibile, nonostante l’uso di utensili in acciaio diamantato ad altissima resistenza. Sorprendente pensare che, al tempo degli antichi egizi, l’unico mezzo disponibile per la lavorazione fosse la pietra scheggiata. Ancora, si pensi al trasporto dei materiali. Le cave dove sono stati estratti i materiali usati nella costruzione della piramide si trovano a centinaia di chilometri. Si ipotizza un trasporto fluviale tramite chiatte, ma come è possibile convincersi che le tecnologie costruttive degli antichi egizi (legno e giunco) consentissero la costruzione di imbarcazioni tanto grandi e robuste da sostenere un carico di centinaia di tonnellate? Sconvolgente il fatto che, interpellate imprese americane che si occupano della costruzione di opere imponenti, dopo approfonditi studi, hanno dichiarato l’impossibilità pratica di edificare nel deserto una costruzione simile alla grande piramide. Ma il caso più interessante riguarda la Sfinge. Stupefacente è stato constatare che le dimensioni dei vertici e della base sono tra loro rapportati secondo il valore di pi-greco, della sezione aurea e dell’anno siderale, con una precisione sbalorditiva. Si tratta di nozioni acquisite soltanto secoli e millenni dopo l’epoca presunta di edificazione. Di sicuro tutti questi enigmi sarebbero sfatati accogliendo le teorie di Sitchin. La sua teoria controversa non è stata accolta dalla comunità scientifico- accademica, nonostante abbia suscitato grande interesse nella cultura popolare. Il dubbio relativo a Sitchin, quindi, permane: ciarlatano visionario o intuitivo evoluzionista?