“Paolo Nori.. qualsiasi”, sussurro al bibliotecario, fremo.
E’ da una manciata di mesi che provo a leggere un suo libro, così entro sicura nelle librerie, afferro i Marcos y Marcos tra le mani, ne sfoglio con smania le prime pagine, e poi, li ripongo lì, quasi come se, non dovessi appropriarmene.. non ora.
Perciò, oggi, mi iscrivo alla biblioteca comunale Valvassori Peroni, basta una tessera sanitaria, un domicilio qualsiasi e, mio caro Paolo Nori, posso prenderti in prestito, solo per un pò, giusto il tempo di un racconto, solo uno.
“Si sente?”, è il primo della lista sul sistema bibliotecario, sezione STORIA della biblioteca Milanese, ed io che, la storia non l’ho mai digerita, mi pento in silenzio, della scelta a caso, ma non ho il coraggio di dirlo al Signor bibliotecario che, non la so intendere, nè volere, questa materia astrusa. Forse perché, mia cara maestra, quella storia proprio non la sapevi raccontare. Ed io bambina, ho da sempre avuto questo inaudito problema con le parole dei grandi, che se impacchettate male e poco invitanti, proprio non ne volevo sapere.
Ma questa è un’altra Storia..
Seguo adesso il Signor Bibliotecario che, con fare indispettito, si trascina davanti lo scaffale, chiaramente meno in voga della Biblioteca, lo guardo estrarre un piccolo volume e, mi ritrovo in men che non si dica a scorrere con le dita il dorso di un libretto blu cobalto.
Abbasso lo sguardo, una rotaia senza treno, viaggia verso uno strano edificio.
E ora? Come si scrive la recensione di un libro? Non penso di sentirmi pronta per una recensione, confezionata, di Paolo Nori poi.. Magari, facciamo che inizio con la lista delle parole scovate in 196 pagine di “Storia”.
- Eugenetica: derivante dal greco εὐγενής eugenes-ben nato (da εὖ eu-buono e γένος genos-razza, parentela, stirpe) si riferisce ad un insieme di teorie e pratiche miranti a migliorare la qualità genetica di un certo gruppo d’individui..
eu-ge-ne-ti-ca immagino scandirne minuziosamente le sillabe con le vocali lunghe e arrotondate dallo scrittore Emiliano, e apprendo che, l’applicazione di questa teoria è stata supportata da molti personaggi comuni, considerati eroi, molti anni prima dell’Olocausto.
E allora scopro che l’edificio pastello in copertina, è un campo di concentramento, e le rotaie, un viaggio sola andata per i cancelli di Auschwitz.
- Abitudine : A- bi – tu – di – ne, assaporo ogni sillaba, Nori pronuncia questa parola, con la giusta intonazione e intensità, volutamente crescente. Vuol farci capire, forse, come andare contro le abitudini del proprio momento storico sia complicato ma aiuti a comprendere meglio gli eventi e i corsi e ricorsi storici.
Sorpresa, un libro che parla della questione della razza e dell’olocausto da una prospettiva insolita.
Tre discorsi su Auschwitz, Paolo Nori si stacca dal conformismo dei nostri tempi e parla a noi nati nell’era dell’antifascismo, abituati al puntuale e scontato rituale del giorno della memoria, lanciando sul tavolo una domanda, senza facce :
Si sente? Forse.. è un rumore lieve, sottile e avvolgente a cui ci si abitua lentamente : sentore, percezione, e poi indifferenza.
Non riuscire più ad intendere la storia che ci attraversa, non coglierne più i rumori lontani, meno lontani, vicini, è questo il più grande rischio dei mali della storia, che Paolo Nori disegna, così :
“La storia, per noi è come vivere al settimo piano di un appartamento, di fianco alla ferrovia, i primi giorni non si riesce a dormire e poi dopo settimane, non lo si sente neanche, il rumore dei treni, «Ti dà fastidio, il rumore dei treni?» ci vien da rispondere <<Che rumore? Che treni?» Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui. “
Una parabola da ricordarsi fortissimo, quando torneremo ai nostri rituali quotidiani, nei vagoni della metro immersi nello scrolling frenetico dei nostri cari social, davanti la tivù, ai programmi di propaganda, nei discorsi delle piazze.. quando tutto ciò che di immorale ascoltiamo ignari diventa “naturale”.
Che fare a questo punto? Non fondersi nel contesto, ripercorrere la storia, per poi allontanarsi e me-ra-vi-gli-ar-si, tornare a meravigliarsi di ogni singolo, preciso, minuzioso, dettaglio e poi, suggerisce Nori “..farsi crescere dentro la pancia una piccola macchina per lo stupore, e questa pratica, lo straniamento, vedere le cose come si vedesse per la prima volta, fare finta di non conoscerle, non è solo una strategia letteraria, è una storia che succede nella vita di tutti i giorni.”
E con la lista di tutte le cose, che voglio portare con me, di queste pagine spaventosamente dense di vita quotidiana, arriva il momento di riporti sullo scaffale della Biblioteca Valvassori. Così, ripercorro il corridoio, decisa verso la destinazione stavolta, la sezione STORIA non mi intimorisce più di tanto ormai, inizia ad incuriosirmi questa materia strana, ma non esagererei per ora, che poi lo sai come vanno queste cose, un attimo e ti ritrovi circondato da professori balordi.
Non mi resta che rivolgere un ultimo inchino al Maestro e fuggire alla ricerca di un nuovo libro da, raccontarvi, in disordine.