Settembre porta con sé un pacchetto variegato di emozioni che oscillano fra sfide perse e obiettivi raggiunti, saluti strazianti e rientri confortanti. Un cocktail di “che hai fatto quest’estate?” e “buon rientro in classe/in ufficio!”, che, mescolato a dovere, ci mette di fronte alla dura realtà della fine delle vacanze: ma, quando lo beviamo, è davvero solo amaro il sapore che percepiamo?
Ad esempio, a me settembre piace. Perché è un mese di transizione, una sorta di ponte fra la sensazione di relax creata da un tramonto in spiaggia accompagnato da una birra fresca e l’ambiziosa progettazione di nuovi impegni; è quel momento dell’anno in cui decidi che velocità dare alla tua vita, quali errori lasciarti alle spalle e quale tecnica userai la prossima estate per abbronzarti di più.
Certo, riprendere a studiare per gli esami di settembre per poi tornare a lezione o riabituarsi alla routine lavorativa non ha un sapore così zuccherino come il cornetto in riva al mare, ma neanche l’uva e il vino sono poi così male. Potremmo interpretare la fine dell’estate come un momento ambivalente, che da un lato trascina con sé i ricordi dei viaggi e delle avventure di agosto, e dall’altro forti stimoli per la nuova stagione. È l’occasione perfetta per ripartire in quinta se finora abbiamo temporeggiato, ma anche per rallentare il ritmo se ci rendiamo conto di correre troppo.
La sensazione che si prova durante gli ultimi giorni di agosto ce la descrive perfettamente Jovanotti quando canta
“Prima che il vento si porti via tutto e che settembre ci porti una strana felicità… Pensando a cieli infuocati, ai brevi amori infiniti: respira questa libertà!”.
È vero che l’estate è libertà, spensieratezza e divertimento, ed è altrettanto vero che settembre un po’ ci giudica: è per questo che ci sentiamo in dovere di ricominciare col piede giusto e di smaltire al più presto i piatti di spaghetti allo scoglio che hanno allietato i nostri pranzi in spiaggia. Ma, forse, dovremmo mettere da parte la pressione da rientro per lasciare spazio a riflessioni costruttive, che tengano conto sia del passato, della felicità di andare sul pedalò o di fare una camminata in montagna, che delle sfide future, della rassegnazione di fronte alla perdita dell’abbronzatura e dei prossimi esami in calendario.
Quindi, ad esser sinceri, anche Brunori ha ragione quando dice che…..
“il 31 d’agosto c’è una storia che nasce e un’estate che muore”,
perché settembre è un po’ come la leggenda di Medusa, che ti tormenta con la tentazione di guardare indietro, e, allo stesso tempo, ti obbliga a continuare per la tua strada.
A parer mio l’augurio più bello, nonostante molti penseranno che non ci sia nulla da festeggiare, è quello del poeta venezuelano Eugenio Montejo:
Guarda settembre come ti apre il bosco
e sovrasta il tuo desiderio.
Apri le mani, riempile con queste foglie lente
non lasciar che una sola vada perduta.