“L’abisso”: uno spazio indefinito che custodisce il futuro o un luogo da temere?
“E quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro.”
Il 25 agosto ricorre l’anniversario della morte di uno tra i più affascinanti e ispidi filosofi a cavallo tra ‘800 e ‘900: Friedrich Wilhelm Nietzsche. Questo suo concetto, tanto vero quanto inquietante mi ha fatto riflettere. Che cos’è l’abisso di cui parla, questo profondo vuoto buio senza fine e senza tempo, che cosa contiene?
Per capire che significato dare al concetto di abisso è necessario contestualizzarlo nella complessa e sfaccettata filosofia nichilista. Nietzsche si pone all’interno di un quadro storico moralista e borghese di fine ‘800 pronto a scardinare tutte le certezze che fino a quel momento facevano da base ad anni e anni di filosofie sofiste, stoiche, naturaliste e cristiane. Al centro del suo pensiero si pone la figura di Dio, elemento a cui egli non riconosce alcuna consistenza né funzionalità: non esiste alcun Dio a cui l’uomo si possa affidare, tutte le filosofie precedenti che si sono concentrate sulla figura salvifica del divino hanno solo illuso l’essere umano di poter confidare in qualcosa che non esiste, rendendolo debole e incompleto. Un concetto drastico che lascia senza appigli in una realtà che fino a quel momento ha basato i propri cardini sul concetto di “oltre”. Alla luce di questa premessa non risulta semplice spiegare cosa possa essere “l’abisso” per Nietzsche, stando alla sua filosofia che abbatte false convinzioni legate a dogmi preimpostati, potrebbe semplicemente rappresentare la ricerca della verità che appartiene unicamente alla strada percorribile dalla mente umana che, seppur complessa e soggettiva, rappresenta l’unica certezza che abbiamo. Ciononostante ognuno di noi sarà alla ricerca della propria verità, per questo l’abisso è conoscibile solo dalla persona che lo sta guardando: ognuno con la propria ricerca di verità, ciascuno con il proprio abisso.
Riflettendo su questo tema così ampio e indefinito, ho capito che per me l’abisso rappresenta tutto l’insieme delle cose che ancora non conosciamo, quelle che ancora non sono accadute, in altre parole rappresenta l’ignoto.
Questo termine di primo acchito porta scompiglio, fa paura non sapere che cosa riserva il futuro eppure al contempo ogni secondo che passa è un futuro prossimo che diventa immediatamente passato: non è poi così distante da noi quello che deve succedere. Allora, perché preoccuparsene?
L’ignoto lo viviamo inconsapevolmente ogni giorno, si cela nelle persone che incrociamo per strada, nelle azioni nuove che decidiamo di compiere, si manifesta nel momento in cui decidiamo di intraprendere una strada diversa per andare a lavoro, si esprime nelle parole nuove che pronunciamo a qualcuno che conoscevamo da tempo o in quelle che rivolgiamo ad una persona per la prima volta. L’ignoto è l’imprevisto, che capita quando proprio non dovrebbe e spesso cambia le sorti della nostra vita e di quella degli altri, nel bene e nel male, ci coglie sempre impreparati e ci mette alla prova. Eppure, è proprio grazie a quest’abisso imprevedibile che abbiamo la possibilità di crescere.
Tutto quello che ci capita e che non programmiamo, di solito, genera un cambiamento. Siamo protagonisti di un’evoluzione che probabilmente non abbiamo né richiesto né desiderato, ma ci travolge. Quello che diventiamo dopo aver affrontato qualcosa che non ci aspettavamo, ci trasforma in persone nuove, diverse da quelle che conoscevamo prima. Ed ecco che l’ignoto fa il suo dovere. Senza forma, senza consistenza né tempo, l’ignoto si rivela. Quello che ci prende alla sprovvista, che ci fa sentire deboli o al contrario, molto più decisi, ci scuote a tal punto da farci reagire, ci pone davanti alle scelte e si impone senza esitazioni.
E’ una lotta impari: l’abisso ci conosce già e sa cosa porre lungo il nostro cammino, invece, noi, siamo solo viandanti che hanno la possibilità di assaporare tutto quello che l’ignoto ha da offrire. In questo abisso che ci abita dentro non tutto è buio, quello che non conosciamo presto o tardi verrà a galla e ci permetterà di diventare persone nuove, ancora una volta.
E tu, da quanto tempo credi di guardare l’abisso senza sapere che è lui che sta guardando te?