“MA CHIEDILO A KURT COBAIN” – PT.1 Before “Montage of Heck”

 

Di Diego Cosentinoarticolo diego aprile Montage-Of-Heck

 

Il 28 aprile uscirà nelle sale italiane “Montage of Heck”, il primo documentario autorizzato sulla vita del leader dei Nirvana, il compianto Kurt Cobain. Il film, diretto dal regista Brett Morgen, con la collaborazione degli altri due membri della band, Dave Grohl e Krist Novoselic, la compagna (detestata da una buona fetta di fans), Courtney Love, e la figlia di Kurt, Frances Cobain, raccoglie tutto quello che già si sa sulla vita del cantante scomparso e attinge al suo smisurato “archivio” fatto di disegni, poesie, pensieri su pezzi di carta, canzoni e video inediti, per mostrarci quel qualcosa in più che non sappiamo e che ridefinisce, a quanto dicono, un’icona rock.

Sono stato tentato più volte di anticipare i tempi e guardarlo in lingua originale, sicuramente lo farò, ma non ora… no, perché si parla di Kurt Cobain, non il MIO mito, non il mito di UNA sola generazione, si parla di una delle figure più importanti ed eccentriche della scena rock-grunge che ha ispirato più generazioni e, non a caso, sono uno di quelli che ha il suo poster appeso nella cameretta. Quando si parla di Kurt Cobain non si può non parlare un po di se stessi. È inevitabile.

Ho ascoltato per la prima volta una canzone dei Nirvana quando avevo appena dodici anni, esattamente quando ho iniziato a suonare la chitarra: si trattava di “Come as you are”. Inutile dirlo, mi piacque subito! Ne seguì tutto il resto; “Smells Like Teen Spirit”, “Heart Shaped Box”, “Lithium”…amavo sia le chitarre distorte che i suoni ‘cremosi’ come quelli di “Polly” o “All Apologies”.

Kurt Cobain era scomparso da otto anni ormai ma io non lo sapevo. Lo seppi più avanti, e intanto decisi di imparare a suonare le canzoni più famose della band di Seattle (anche se il risultato su una chitarra classica pagata meno di 100mila lire non era fantastico).

Chiedevo al mio maestro di chitarra i CD masterizzati dei Nirvana e tornavo a casa ad ascoltarli senza capire una parola di inglese. “Sei troppo piccolo per capire queste canzoni” mi dicevano…più in là iniziai a focalizzare il senso di quelle parole. Quando arrivò la prima connessione internet a casa e con il mio primo computer portatile passavo il tempo cercando le traduzioni dei testi dei miei gruppi preferiti. Lì iniziai a capire…Kurt Cobain non era solo un bravo chitarrista o un cantante eccezionale. Kurt Cobain era un pozzo pieno di emozioni, di malessere, di vita e di morte, di droga, di rabbia, di solitudine. Mi chiedevo come potesse una sola persona contenere tutte queste cose. Mi chiedevo perché si fosse tolto la vita così giovane, e le risposte a queste domande erano tutte dentro le sue canzoni. Un’esistenza fragile e tormentata come la sua non poteva che trovare il giusto sfogo dentro quella musica così potente. Un finale tragico era quasi inevitabile. Alcuni attribuiscono il suo tracollo alla dipendenza dall’eroina, altri alla dipendenza da Courtney, altri ancora capiscono che non poteva che finire così.

https://www.youtube.com/watch?v=4WK-qhyn_Ug

Ho capito però che Kurt Cobain non è mai morto del tutto.

Togliendosi la vita in quell’esatto momento della sua storia e della sua carriera, ha comprato un biglietto per l’immortalità. Ad un prezzo carissimo che è valso la sua gloria negli anni successivi.

L’eredità che ha lasciato al mondo è qualcosa di immenso.

Ecco perché, come moltissimi fans dei Nirvana, aspetto con ansia l’uscita di “Montage of Heck”: perché si prospetta un viaggio intimista e profondo nell’anima di una vera icona del Rock.

Andrò a vedere il film, e nel prossimo articolo vi darò le mie conclusioni, magari un po’ più tecniche e non “di parte”. Andrò a vederlo perché stando alle recenzioni/spoiler si vedrà un Kurt Cobain a noi ancora sconosciuto e per quanto mi riguarda ci andrò senza molte aspettative, per non rischiare di rimanere deluso o troppo entusiasta.

Nel frattempo vi lascio alla vostra musica preferita, come sempre…io metterò su le cuffie ed ascolterò l’ennesima volta “Come As You Are” come se fosse ancora la prima volta.

 

 

 

 

articolo diego aprile