Quando con una nota, un ritmo, una canzone, mi faceva capire che anch’io ero parte del mondo
Cos’è per me la radio? Domanda a cui non è facile rispondere per iscritto, davanti ad un foglio bianco, quando ti si accavallano nella mente e nel cuore pensieri, emozioni, ricordi.
Ricordi di una storia iniziata da sempre, si perchè nella mia vita la radio c’è stata sempre.
Da quando la mattina, appena sveglia, pronta o quasi, per un nuovo giorno di scuola, c’era sempre lei, quella piccola radio in FM, che raccontava i fatti del giorno con la rassegna stampa di Prima Pagina.
Perchè non c’è stato un giorno in cui la voce di un giornalista radiofonico non ha accompagnato l’inizio delle nostre giornate, brutte o belle che fossero, stanche o elettrizzanti, lei non mancava mai a dirci, io ci sarò.
Quel piccolo oggetto rettangolare che mio padre poggiava e portava con sé ovunque è stato il sottofondo della nostra vita.
A quel tempo, il mio era un ascolto quasi passivo, concentrata com’ero a prepararmi per un nuovo giorno che iniziava e chi sa quella voce lontana dove sarebbe finita, forse in fondo ai tanti incontri, momenti vissuti a scuola e non solo.
Così gli anni passavano e tante cose cambiavano nella mia vita, ma quella piccola radio grigia c’era sempre a raccontare un pezzetto di mondo che non riuscivo ancora ad afferrare.
Col tempo tra me e quel piccolo affarino grigio si è creato un rapporto di amicizia e fiducia. Da qualcosa di imprescindibile ma lontano è diventato un compagno di vita, di quelli che non si possono abbandonare.
Così mio padre, un giorno, mi regalò una piccola radio grigia, perchè disse: “Non puoi stare senza una radio.”
É così, senza saperlo avevo trovato un’amica, una compagna di vita.
Negli anni dell’adolescenza, quando spesso restavo sola, nella mia cameretta, quando l’unica cosa che mi restava da fare era accendere la radio e cercare una nota, un ritmo, un’emozione, che mi facesse sentire parte del mondo.
In quegli anni, non esagero se dico che quella piccola radio mi ha salvato, quando con discrezione e dolcezza, mi faceva uscire da quella stanza e sentire che anche io ero parte del mondo.
Bene, se mi chiedono cos’è per te la radio, questa è vita, quella vita che negli anni dell’adolescenza e non solo, non riuscivo a vivere pienamente al di fuori di una stanza.
Una volta arrivata a Roma poi e iniziati gli studi universitari, l’ascolto della radio è diventato non solo di supporto e di evasione, ma anche uno strumento di conoscenza.
E’ iniziato così un ascolto attivo e consapevole della radio, in particolare delle trasmissioni di Rai Radio 3.
All’università poi venni a sapere per caso di una piccola realtà come Radio Finestra Aperta, Web Radio della UILDMLazio (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Dove finalmente ebbi l’opportunità di confrontarmi con il microfono, attraverso il quale insieme agli altri ragazzi, ogni giorno, cercavamo di abbattere barriere e pregiudizi sul mondo della disabilità.
Fin quando un giorno, finalmente ho avuto l’opportunità di iniziare un tirocinio curriculare proprio a Radio 3 negli stessi studi dove fin da piccola ascoltavo la rassegna stampa di Prima pagina, inutile dire quanto quella sia stata un’esperienza esaltante, intensa e indimenticabile, dove avevo la consapevolezza di fare qualcosa di grande, in un ambiente diventato quasi casa.
Così ho avuto l’opportunità di vivere il brivido della diretta, quando ogni secondo può fare la differenza, così la mia vita, che è stata spesso troppo lenta e piatta, è diventata ricca, mossa dalle emozioni.
Ho potuto quindi conoscere ancora meglio i diversi linguaggi della radio attraverso cui continuare a veicolare messaggi sul mondo della disabilità.
Così la radio, da semplice strumento di svago e spesso di fuga verso mondi altri e lontani, è diventato mezzo di conoscenza e di partecipazione.
La radio quindi con discrezione e pacatezza continua ad accompagnarmi in ogni fase della vita, rispettando tempi e battiti del cuore e della mente.