Il 14 maggio si sono svolti gli Stati Generali della Famiglia presso il foyer dell’auditorium della Conciliazione a Roma, un’occasione di dibattito e confronto su un tema delicato come quello della denatalità nel nostro Paese.
Un problema che ci portiamo dietro ormai da anni, confermato dagli ultimi dati Istat, secondo cui nel 2020, l’anno della pandemia, sono nati 404 mila bambini, il numero più basso dal 1861, anno dell’unità d’Italia.
L’anno appena trascorso è stato certamente un anno di grandi incertezze e paure, nel quale si è fatta più acuta la precarietà lavorativa dei giovani, che sono stati costretti a mettere in standby le loro vite e molti sono rimasti fermi ad aspettare che la tempesta finisse.
In questa situazione drammatica, di cui solo ora cominciamo a vedere la fine, pensare di mettere al mondo un figlio è una vera scommessa.
Il nostro paese ha dei nodi irrisolti da tempo che non permettono di sbloccare questa situazione, questi sono legati ad un sistema di welfare carente, che non favorisce la genitorialità e un forte ritardo dell’ingresso nel mondo del lavoro, e quindi alla vita adulta, da parte dei giovani, che poi continuano a pagare il peso della precarietà e dell’incertezza per molto tempo.
Tutto ciò è ancora più vero per le donne che come ha detto lo stesso Draghi in occasione degli Stati Generali, devono ancora vergognarsi di essere incinta, una cosa ha detto Draghi, che “non è possibile accettare”.
Sono infatti molto comuni storie di donne che sono costrette a dichiarare di non volere figli per poter mantenere il posto di lavoro o comunque non subire conseguenze legate al proprio percorso professionale.
Quello che bisogna mettere in evidenza è che il calo demografico non è legato ad un calo del desiderio di mettere su famiglia, come conferma uno studio del Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite; in particolare in Italia, le donne in media vorrebbero 2 figli, siamo invece fermi ad 1,25. Possiamo quindi dire che alle donne e ai giovani viene negato un diritto, quello di crescere i loro figli.
Bisogna quindi fare una grande battaglia culturale affinché l’essere genitori torni ad essere un diritto garantito a tutti oltre che un grande regalo per la società intera, che come ha detto lo stesso Draghi “se non fa figli non crede e non progetta” perciò non ha futuro.
Si potrebbe pensare poi che questo sia un discorso legato solo al mondo cattolico che non a caso ha promosso il dibattito degli Stati Generali, dove è intervenuto anche Papa Francesco, ma in realtà si tratta di un problema che riguarda tutti.
Si dovrebbe infatti parlare di un problema di equilibrio demografico, cioè del rapporto tra le fasce di età, più che di denatalità; infatti secondo i dati Istat più della metà degli Italiani ha più di 47 anni ed è quindi evidente che questa situazione avrà un costo economico e sociale che non si può trascurare.
Parlare di equilibrio demografico rende più chiaro il problema anche a chi sostiene che siamo ormai troppi a livello mondiale, a fronte delle risorse disponibili, e quindi il calo della natalità sarebbe un fattore positivo.
Aggiungiamo che il numero di bambini nati da genitori stranieri non riesce a riequilibrare questa situazione , infatti, sempre secondo l’Istat, l’anno scorso i bambini nati da genitori stranieri sono stati il 14,7% di quelli complessivi, perciò, anche quando a questi bambini finalmente verranno riconosciuti gli stessi diritti dei loro compagni di scuola italiani, il problema non sarà risolto.
Il tema come sappiamo è presente in tutti gli Stati d’Europa ed ogni Paese, come l’Italia, sta cercando di mettere in campo misure di sostegno alla genitorialità; per l’Italia ricordiamo l’assegno unico per i figli, il supporto statale nell’acquisto di una casa, l’aumento del numero degli asili nido, solo per citarne alcune.
Bisogna essere consapevoli che queste misure per essere davvero efficaci dovranno essere durature e strutturali nel tempo, visto che il calo demografico italiano ed europeo è un fenomeno di lungo periodo.
Per far si che ci sia un equilibrio demografico migliore, bisogna che le donne e gli uomini che desiderano avere figli nel nostro Paese e non solo, rivendichino con forza questo diritto, senza pensare che questo possa pregiudicare le altre conquiste che le donne hanno ottenuto, in termini di libertà ed auto determinazione.
Credo infatti che la scelta libera e consapevole di diventare genitori sia una grande conquista per tutta la società che potrà così, con più fiducia, guardare al futuro e affrontare le sfide che la attendono.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni