Il petrolio è la commodity per eccellenza dei giorni nostri e, per quanto si stia cercando di sviluppare tecnologie per l’utilizzo di fonti energetiche alternative e pulite, fornisce insieme al gas e al carbone ancora oltre la metà dell’energia consumata al mondo.
Innanzitutto occorre ricordare che il petrolio è una risorsa non rinnovabile e che secondo molti studiosi si esaurirà in fretta. E proprio per questo, una volta deciso di sfruttare un giacimento in qualsiasi parte del mondo, ciascun governo dovrebbe avere il buon senso di utilizzare i ricavi derivanti dall’utilizzo di questa risorsa per garantire un futuro (ma anche opportunità concrete nel presente) alla popolazione locale e nazionale.
In questo capitolo degli Appunti, vogliamo condividere l’esperienza di tre Paesi nell’utilizzo dei ricavi del petrolio.
Uno dei più grandi giacimenti di petrolio del mondo si trova in Norvegia, Paese che ha avuto nell’arco di 20-30 anni una crescita economica enorme che lo ha portato a diventare uno dei Peasi più ricchi ed avanzati del mondo. Tuttavia, nel 2001 il petrolio nel Mare del Nord iniziò a diminuire. Proprio in previsione dell’esaurimento dei giacimenti, nel 1990 il governo norvegese istituì il Fondo Petrolio Norvegese, gestito dalla banca centrale norvegese. L’obiettivo del Fondo è quello di gestire in modo efficiente i proventi del petrolio e di risparmiare il denaro guadagnato, a fronte di investimenti futuri. Il responsabile del fondo Sovrano conferma che gli investimenti vengono effettuati soltanto all’estero per diversificare il rischio e che vengono fatti prendendo come orizzonte temporale il lunghissimo periodo. In questo modo si compra quando i mercati scendono, diversificando l’investimento. Secondo alcuni analisti tuttavia, fondi di questo tipo stanno contribuendo alla volatilità dei prezzi del greggio, ragion per cui il Fondo Monetario Internazionale e l’OCSE ne stanno studiando gli effetti sui mercati globali, mentre l’UE pensa di introdurre delle regole sugli investimenti possibili, non sempre del tutto trasparenti.
Altro esempio di utilizzo dei ricavi del petrolio e del gas naturale, è quello del Quatar, che ha investito in infrastrutture, ricerca&sviluppo, turismo, trasporti, energia, servizi finanziari e welfare, adottando politiche innovative di lungo periodo e incentivando negli ultimi tempi anche il settore green e dei prodotti e servizi tecnologici. Puntando su questi ultimi settori, il Paese si vuole assicurare un futuro prospero una volta che i giacimenti di combustibili fossili andranno in esaurimento, come testimonia anche il fatto che siano molto incentivati gli investimenti stranieri nel Paese e le joint venture con le società locali.
L’ultimo esempio che vogliamo fornirvi è quello del Medio Oriente. Qui i ricavi provenienti dallo sfruttamento dei ricchi giacimenti di petrolio vengono sfruttati dagli Stati principalmente per potenziare i propri arsenali militari. La restante parte, viene utilizzata per la “modernizzazione” dei Paesi, attraverso la costruzione di grandi infrastrutture quali strade, aeroporti, porti ed ospedali, anche se un reale miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni è ancora lontano, principalmente perché i proventi del petrolio rimangono concentrati nelle mani di pochi nobili ed affaristi che controllano il settore.
Come utilizzare quindi i proventi dell’oro nero presente nella nostra Italia, in Basilicata? Poiché le trivelle non si fermeranno, con buona pace degli ambientalisti, la popolazione locale potrà riuscire a trarre almeno qualche beneficio dallo sfruttamento del proprio territorio che non sia quello di vedersi riconosciuto un misero bonus idrocarburi, neanche fosse un contentino per tener buoni i votanti alle prossime elezioni?
I proventi del petrolio nella regione vengono ad oggi utilizzati per finanziare lo stato sociale: sistema sanitario, università, programmi di forestazione, diminuzione delle bollette energetiche e costo della benzina, un fondo di garanzia delle imprese. Ma cosa potrebbe succedere quando i giacimenti si esauriranno?
A tal proposito, sarebbe bene che i governi regionali e nazionali prendessero decisioni volte a portare effetti positivi veri sia a breve che a lungo termine per le popolazioni locali, investendo in maniera mirata nella ricerca e sviluppo di tecnologie rinnovabili o aiutando le imprese del territorio a modernizzarsi per arrivare all’efficienza o ancora meglio all’autosufficienza energetica; si potrebbe incentivare l’agricoltura biologica, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio per quanto possibile. Un po’ per bilanciare il danno fatto dalle trivelle, un po’ per garantire un futuro al territorio una volta esauriti i giacimenti. Puntare sul settore green mentre viene trivellato il tuo cortile può sembrare una contraddizione, ma razionalmente la transizione energetica sta avvenendo e ci sarà, che noi arriviamo preparati o meno. Quindi perché non provare a sfruttare in modo intelligente quello che oggi minaccia di distruggere l’ecosistema di una delle regioni più belle d’Italia?