Il diritto non è una cosa da tutti, ma conoscerlo, almeno nelle sue linee essenziali, serve un po’ a tutti.
Ogni cosa che facciamo, seppur spesso non ce ne rendiamo conto, è disciplinata dal diritto. In una calda domenica di fine luglio- come quella appena trascorsa- immagino abbiate preso la macchina per andare al mare, abbiate affittato un ombrellone per ripararvi dai cocenti raggi del sole e, tentati da quella moto d’acqua color verde acceso, vi siate fatti un giro per provare l’ebbrezza di andare a 30 nodi e perché no, per scattarvi anche una bella foto da postare su Instagram, perché si sa, qualche like in più non fa mai male.
Beh, tutto ciò che avete fatto ieri, che ve ne rendiate conto o meno, è disciplinato dal diritto: quando guidate un’automobile dovete osservare delle regole e precisamente il Codice della Strada; quando affittate un ombrellone o una moto d’acqua state in realtà stipulando un contratto e quando, in sella alla scattante e verde moto d’acqua, vi avvicinate un po’ troppo alla riva o provate delle manovre spericolate dovete sperare non ci sia nelle vicinanze la Guardia Costiera, perché anche questo, che vi piaccia o no, è disciplinato dal diritto e vi sono delle regole che se violate possono essere causa di sanzioni.
Ogni cosa che facciamo, ogni libertà concessaci, ogni facoltà attribuitaci, ogni obbligo impostoci – in uno Stato di Diritto come il nostro – è previsto in qualche legge o regolamento. Se abbiamo il diritto di spostarci liberamente nel territorio nazionale è perché vi è un articolo della nostra Costituzione che lo tutela; se siamo liberi di esprimere la nostra opinione è perché vi è un’altra norma della nostra carta costituzionale che garantisce tale diritto ad ogni individuo, a patto però che vengano rispettati alcuni limiti dalla stessa imposti; se stipuliamo un contratto in cui ci obblighiamo a pagare una determinata somma di denaro in cambio di una prestazione e poi non lo facciamo, la controparte avrà a disposizione dei rimedi per riscuotere quanto dovuto, e anche questo, che vi piaccia o meno, è disciplinato dalla legge.
In questa nuova rubrica spiegheremo, con un linguaggio privo di tecnicismi e comprensibile a tutti, alcune nozioni di diritto in modo che, anche chi non ha studiato giurisprudenza e non dispone quindi delle adeguate conoscenze e competenze, possa essere consapevole dei propri diritti e possa portare avanti un dibattito costruttivo e basato su ragionamenti giuridicamente corretti.
L’argomento da cui mi preme partire, scrivendo su un giornale, è proprio la libertà di manifestare il proprio pensiero ex art. 21 della Costituzione.
Il primo comma stabilisce che:
“Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Questo diritto viene tutelato in 3 diversi momenti: momento statico, nel senso che chiunque può crearsi una proprio patrimonio di idee; momento dinamico, che consiste nell’esprimere tali idee e, infine, momento negativo, il quale implica che tutti abbiamo il diritto di tenere segrete le nostre idee e le nostre opinioni e nessuno può obbligarci a dichiararle.
Oggigiorno vi sono moltissimi strumenti e mezzi per manifestare il proprio pensiero, anche un semplice post su Facebook rientra tra “ogni altro mezzo di diffusione” in quanto potenzialmente idoneo ad esser letto da un numero indeterminato di persone, e costituisce perciò una esplicazione di tale diritto. Dal momento che tutti possiamo dire la nostra su Facebook è bene sapere qualcosa in più.
Come per ogni diritto anche per l’art. 21 sono previsti dei limiti: questo in parole povere significa che avete si il diritto di dire la vostra ma, quando lo fate, dovete prestare attenzione ad alcune regole. Il primo limite, previsto dalla stessa norma, è il buon costume: nel manifestare il vostro pensiero non potete utilizzare modalità che offendono il comune senso del pudore e della pubblica decenza. Un altro limite, il cui superamento è più frequente e perciò è meglio evidenziare, è rappresentato dalla dignità e dall’onore altrui: non potete, senza alcun fondamento, infangare la reputazione altrui, altrimenti commetterete un reato. A tal proposito è bene sapere che recentemente la Corte di Cassazione ha affermato che si può commettere il reato di diffamazione (per la cui configurazione è necessario offendere una persona, in presenza di altri soggetti e in assenza del destinatario) nella forma aggravata- il che comporta un aumento di pena- anche se la frase diffamatoria è contenuta in un semplice commento su un post di FB. Un ulteriore limite è rappresentato dal segreto: se una determinata notizia o fatto è coperto da un segreto di Stato- imposto in quanto la sua divulgazione potrebbe arrecare un danno alla sua sicurezza- o da un segreto giudiziario- al fine di non ledere il procedersi delle indagine o la reputazione degli imputati- il diritto a manifestare il proprio pensiero subisce una compressione.
Infine, seppur non costituisce un limite a tale diritto, dovreste e dovremmo tutti fare attenzione ad un altro elemento: quando esprimiamo il nostro parere su un determinato fatto o portiamo avanti un acceso dibattito su tematiche di rilevante importanza è bene prima informarsi – facendo soprattutto attenzione alle fake news – e, qualora ci rendiamo conto nel corso della discussione che la nostra opinione non è poi tanto corretta, avere il coraggio di ammettere di aver sbagliato, senza attaccare in altro modo il nostro interlocutore come tristemente avviene ogni giorno sui social.
Il mondo di internet e gli stessi social network costituiscono un’arma a doppio taglio: consentono sì a chiunque di manifestare liberamente il proprio pensiero ma, proprio per tale motivo, non è previsto alcun controllo sui contenuti condivisi. Questo mancato controllo si traduce nella circolazione e diffusione di notizie false- le fake news appunto- che, se ben scritte, inducono in errore i lettori meno attenti: questi crederanno che tali notizie siano vere e fonderanno le proprie idee su presupposti del tutto inesatti.
Alla luce di tali riflessioni vi dico solo una cosa: attenzione a cosa dite e cosa leggete!