Qualche tempo fa, spulciando su internet, mi sono ritrovata davanti ad un articolo il cui titolo recitava qualcosa come “Le cinque lingue che per i vostri figli sarà fondamentale conoscere”. In un mondo in cui conoscere l’inglese, o avere un titolo da una prestigiosa università, sono diventati quasi delle commodity, arricchire il proprio CV con la conoscenza di lingue o altre skills è fondamentale.
Essendo sempre stata appassionata di lingue e culture ho aperto il link e, a mia sorpresa – ma avrei sicuramente dovuto pensarci prima – una delle lingue citate era il linguaggio di programmazione.
“Ha totalmente senso!” è quello che ho pensato subito, mi sembrava una cosa quasi ovvia, nonostante, onestamente, non ci avessi mai pensato prima. Eppure quante volte ho pensato “Se avessi un programma che facesse questo, che mi desse i risultati così, sarebbe più facile!” o “Ma perché non esiste un’App che..?”
Il linguaggio di programmazione non è che questo: imparare a dare indicazioni ad un computer, in modo che lui faccia quello che gli dite e vi dia il risultato che volevate.
Di linguaggi di programmazione ce ne sono migliaia e fanno riferimento a diversi campi e diversi tipi di macchine. Sicuramente i più popolari adesso sono quelli che servono a creare siti Web o Applicazioni per smartphone. Se facciamo due conti, tenendo in considerazione tutte le aziende che nascono e operano sul web, o a quante applicazioni vengono scaricate ogni giorno, imparare a crearli può essere molto redditizio. Perché magari ti può venire l’idea per una Top-grossing app o per il gioco più addictive per smartphone, ma se non sai programmare è tutto nelle mani di chi sa farlo, senza il quale la tua rimarrà solo un’idea.
La lettura dell’articolo ha suscitato in me pensieri come “Avrei dovuto scegliere Computer Science! Adesso finito il Master mi iscriverò di nuovo in università!” – chi mi conosce bene sa che faccio programmi del genere e che non hanno molta credibilità, eppure da allora ho iniziato a fare ricerche per capirne di più, anche solo su come poter imparare le basi della programmazione o cosa c’è dietro ad un semplice sito web.
Ho chiesto un po’ in giro e mi sono stati consigliati alcuni siti, quello che però ho utilizzato è Code Academy. La grafica del sito è molto semplice, e il loro slogan diretto: Learning the World How to Code.
Dopo la registrazione è possibile scegliere il linguaggio da imparare – ci sono i più comuni, da HTML & CSS a Javascript, come altri di cui non conoscevo l’esistenza, Python o PHP – oppure, visto che non avevo idea di “quale-linguaggio-risultasse-in-cosa”, si può selezionare qualcosa come “voglio imparare a fare un sito web”. Io ho iniziato dalle basi con HTML & CSS. Le lezioni sono suddivise in due parti, una teorica, in cui vengono introdotti tutti gli elementi, e una pratica, in cui bisogna scrivere il codice seguendo le istruzioni.
L’esperienza su questo sito mi è piaciuta davvero molto; ovviamente sono nozioni base, ma è un punto di inizio! E anziché scorrere la feed dei siti è un buon modo di impiegare qualche oretta libera.
Anche se alla fine, sicuramente, non ritornerò all’università per prendere una seconda laurea in Computer Science, questo argomento mi sta molto a cuore e spero di poterne imparare di più, anche per il mio futuro lavorativo.
A proposito di programmazione, c’è sempre da ricordare che è un campo dove le donne sono sotto-rappresentate, nonostante dall’alba dell’invenzione dei mainframe abbiano scritto programmi di grande valore e impatto, tra cui ARC Assembly, sviluppato nel 1950 da Kathleen Booth, con l’obiettivo di semplificare il processo di programmazione fatto di sequenze di numeri 0 e 1, e altri come COBOL e Smalltalk, che avevano come obiettivo rendere accessibile a tutti la programmazione.
Molti programmi e organizzazioni hanno l’obiettivo di diffondere maggiormente tra le ragazze la conoscenza del mondo della tecnologia e della scienza. Uno di questi è Nuvola Rosa che organizza nelle principali città italiane eventi di network e formazione, in cui studentesse, manager, scienziate, ingegneri e altre donne rappresentanti svariate figure professionali nel mondo hi tech, si incontrano per discutere e approfondite il tema della tecnologia connesso alla vita di tutti i giorni, e la centralità che deve avere il ruolo della donna.
L’evento, gestito in collaborazione con Microsoft, quest’anno è giunto alla sua terza edizione e, dopo le tappe a Firenze e Roma, si sta svolgendo in questi giorni a Milano, dal 19 al 21 maggio, per tre giornate di conferenze, lezioni, network e party. E certo non poteva mancare un Pink Hackathon, una “maratona di programmazione” tutta al femminile.
Promuoviamo quindi la tecnologia e la scienza anche tra le donne!