Che Apple sia un’azienda innovativa, che cambia “inesorabilmente” le nostre vite è risaputo. A partire dal PC, passando per iPhone e App Store, ormai da anni definisce gli standard di settore.
La storia di Steve Jobs la conosciamo benissimo, e ogni volta quando si avvicina la WWDC (l’Apple WorldWide Developers Conference) siamo tutti in trepidante attesa per scoprire quali saranno i prodotti annunciati.
Già con il lancio dell’iPod nell’ottobre 2001 la “distruzione” del modo in cui ascoltavamo la musica era completa. Per essere chiari, Apple non ha inventato nulla. Ha preso una tecnologia esistente e l’ha portata alle persone, come una perfetta integrazione tra hardware, software e l’ecosistema in cui il servizio viene offerto. Dispositivi facili da usare e belli da vedere, download legale della musica, migliaia di canzoni sempre con te.
L’iPod è diventato un’icona dei primi anni duemila. Mi sono sentita smarrita quando nel settembre 2014 è stato ufficialmente tolto dal commercio. Era prevedibile, visto che gli iPhone in parte avevano cannibalizzato il prodotto.
Era questo il meglio che Apple poteva fare con la musica? Forse no. Nel giugno 2015 Apple, infatti, ha lanciato il suo servizio di streaming musicale, semplicemente Apple Music. Vista la popolarità di Spotify era solo una questione di tempo prima del lancio. Sebbene esistano diversi servizi di streaming musicali, questo è sicuramente il competitor principale di Apple Music.
Apple Music è disponibile per adesso soltanto per iOs, ma sarà presto disponibile anche una versione per Android. Indipendentemente dal sistema operativo del vostro smartphone potrete avere accesso al catalogo musicale di iTunes: più di 40 milioni di canzoni. Spotify ne offre più di 30 milioni, ma l’assenza più pesante è Taylor Swift che – al di là dei gusti musicali – conta su un seguito considerevole di fan e il suo album “1989” è stato l’unico disco di platino del 2014. Taylor inoltre, ha contribuito ad aumentare la popolarità del nuovo servizio quando ha scritto una lettera ad Apple affinché rivedesse le royalty pagate agli artisti durante i tre mesi di prova gratuiti. Il prezzo dopo sarà identico a Spotify: 9.99€ al mese per un abbonamento premium.
Ma il servizio offerto è esattamente lo stesso? Non proprio. Perché quello che l’azienda di Cupertino ha fatto, è stato cercare di prendere i feature migliori dei servizi di streaming musicali e metterli insieme. Per questo non solo è possibile avere dei suggerimenti in base alla musica che viene ascoltata, o delle playlist basate sulle canzoni più ascoltate, ma ci sarà anche il fattore umano: qualcuno che curerà “personalmente” la pagina dei suggerimenti.
Un altro feature importante è “Connect”, che permette ai fan di seguire gli artisti preferiti, che pubblicheranno playlist, contenuti inediti, video, testi e interviste esclusive, tramite la stazione radio Beats1, disponibili 24/7.
Il lancio di Apple Music ovviamente non ha lasciato Spotify impassibile, l’azienda infatti ha già agito estendendo il periodo di prova gratuito a due mesi.
Ma uno dei vantaggi su cui conta Spotify è la base attuale di utenti, le cui librerie musicali al momento non possono essere esportate, e che potrebbero soffrire della differenza nella qualità della musica: Spotify premium offre 320 kbps, mentre Apple Music 256 kbps, e mentre la versione free di Spotify è abbastanza per alcuni, la versione free di Apple ha molte limitazioni.
E’ ancora presto per dare un giudizio globale e dire chi sarà a vincere questa battaglia. Certo è che chi già possiede un iPhone o un iPad non ha nulla da perdere nella sottoscrizione del periodo di prova. Ma i giochi sono ancora aperti, e Apple ha tutte le carte in regola per conquistare ancora un altro mercato.