“Su Woody Allen non c’è molto da raccontare”
Scrisse Francine du Plessix Gray dopo aver intervistato il regista Brooklyniano un paio di anni fa, e Mister Allen ”uno il cui momento più eccitante della giornata è la passeggiata nell’Upper East Side” sembra essere altrettanto d’accordo, tanto da voler intitolare la sua personale autobiografia : Apropos of Nothing.
Signore e Signori, vi presento A proposito di niente, la versione italiana, della nuova autobiografia di Allan Stewart Konigsberg, in arte Woody Allen, edita da La Nave di Teseo e disponibile al grande pubblico dallo scorso 23 marzo.
Nota fuori luogo : Per immergervi completamente nell’atmosfera Alleniana eccovi qui una colonna sonora da sottofondo articolo, per gustare a pieno la mia ultima recensione in disordine.
Avete presente la voce narrante dei film del regista occhialuto? Ecco, vi basterà sfogliare le prime pagine per assuefarvi immediatamente a quel tono cinematografico fuori campo, con cui, vi assicuro, scandirete ogni singolo pensiero su carta dell’autore.
Di cosa sto parlando?
398 pagine di stream of consciousness in puro stile Allen, senza pause o fine primo tempo. Woody non ci riserva infatti alcun capitolo nel libro, nè sottotitoli o ordine cronologico dei fatti, solo un brulicare di gente in ordine sparso. Narrati, però, con precisione meticolosa. Seguono a ruota importanti personaggi dello spettacolo, donne bellissime quanto nevrotiche..“persone meravigliose ma instabili come l’uranio”, crucci e drammi affrontati nel modo più cinico e bieco possibile, da un autore che si definisce “un tragico intrappolato nel corpo di un cabarettista”.
Woody si rivela senza fronzoli letterari o citazioni da copertina e ci coinvolge in una seduta d’analisi, come in Harry a pezzi, convincendo ben presto, il lettore analista, della validità delle sue tesi da cinico praticante.
“La vita mi poteva sembrare tragica o comica a seconda della concentrazione di glucosio nel mio sangue, ma rimaneva sempre insensata”
Dalla pellicola in bianco e nero, alle commedie a colori sul grande schermo, Woody passa in rassegna come in un lungo assolo, gli episodi della sua s/fortunata esistenza. Smentendo e rifiutando il ruolo da intellettuale Newyorkese assegnatogli più volte durante la sua carriera da regista, W. si auto dichiara un “Misantropo ignorante, patito di gangster”, o almeno così ama farci credere.
Scorrono così “sullo schermo” le prime scene dell’infanzia semplice e serena dell’autore, sebbene siam portati a credere il contrario, a seguire l’adolescenza a Brooklyn, da “delinquente mancato”, la sua smania per i giochi di prestigio, (solo per colpire le ragazze), sino alla scoperta del cinema grazie a sua sorella Rita a cui dimostra la sua più sincera gratitudine. E a soli 16 anni che Allen dà il via alla sua carriera nel mondo dello spettacolo, Woody scrive battute per un giornale di Broadway, continuerà a scrivere per la tv, la radio, il teatro, il cinema e il New Yorker. Bisogna perciò tenere a mente che prima di essere un grandioso regista, Woody è uno scrittore a tutti gli effetti. Seguiranno anni da comico nei locali notturni e finalmente il suo esordio dietro la macchina da presa, sostenuto come afferma più volte, solo dal caso e una notevole dose di buona fortuna.
Woody ci trascina prodigiosamente dietro le quinte delle sue pellicole, da Interiors, Manhattan, ai monologhi di Stardust Memories e così via fino a Un giorno di Pioggia a New York, svelandoci qualche particolare, ma non troppi, come proferirà alla fine…
“Ho tralasciato i dettagli tecnici sulla realizzazione dei miei film perchè li trovo una barba; di luci e fotografia non ne so di più di quando ho iniziato,e non ho mai avuto la curiosità di imparare. So che bisogna togliere il tappo dell’obiettivo prima di riprendere qualcosa, ma le mie competenze tecniche finiscono qui.”
Avrete ormai intuito, a tenerci sospesi dalla prima all’ultima scena è il consueto tono di inettitudine e ironica autocommiserazione del cineasta Americano, sembra quasi chiederci scusa..
“Quello che posso dire è che ho fatto il meglio che potevo gente. Se i miei film non sono migliori, la colpa è solo mia.“
Ma non solo sentimenti altalenanti e successi, una non indifferente e dolorosa digressione riguarda lo scandalo che ha occupato le principali testate dei tabloid americani, più di 20 anni fa, per cui Woody è stato accusato di abuso sulla figlia adottiva della ex moglie Mia Farrow. Accusa per cui le evidenze hanno deposto a favore del regista, ma per le quali è stata definitivamente tacciata la sua reputazione, tanto da ostacolarne la pubblicazione di questo volume.
“Un bell’affare la vita umana, piena di deliziose ironie”
Woody stempera così la tensione del fatto, smentendo ogni singolo punto d’accusa con abilità, eleganza e con una disarmante dimostrazione d’affetto nei confronti dell’attuale moglie Soon – Yi a cui dedicherà le ultime dolcissime parole di questo libro :
“Le donne che ammiro di più nella storia? Ce ne sarebbero tante, dalle più ovvie, come Eleanor Roosvelt e Harriet Tubman, a Mae West e mia cugina Rita. Ma alla fine dirò Soon-Yi. Non perché, in caso contrario, mi spaccherebbe una rotula con un mattarello, ma perché a cinque anni ha affrontato le strade alla ricerca di una vita migliore che alla fine, malgrado tutti gli ostacoli, è riuscita a trovare”.
Per concludere una carrellata di domande convenzionali da intervista, a cui il regista 84enne risponderà così :
.. “Se potessi tornare indietro che cosa non rifarei? Comprare l’affettatutto che ho comprato in televisione“
E davvero non sono interessato a lasciare qualcosa dopo di me? Mi sono già espresso in merito, e la metterò in questo modo: di vivere nel cuore e nella mente del pubblico non mi importa niente, preferisco vivere a casa mia.”
Ecco ciò che ci affascina di più si quest’uomo burbero, la capacità di trasformare in cinismo impetuoso e in uno sketch da comico anche gli aspetti più tragici della vita, strappandoci una smorfia sul finale del film.
Insomma, un ottimo lavoro signor Allen.
Consigliato se avete terminato la playlist e avete voglia di scoprire la scrittura esilarante di un musicista, cabarettista, drammatico, amante delle donne e di Freud ma, soprattutto, un grande illusionista.