Oscar Wilde scriveva: “L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione”.
Il mondo intero, nei primi mesi del 2020, e chissà per quanto a lungo ancora, è stato chiamato all’esame più difficile e probabilmente più importante dell’ultimo secolo.
Oggi, 23 marzo, il Covid-19 si sta espandendo, mettendo a durissima prova i sistemi sanitari di tutto il globo.
Questo invisibile nemico, però, sta obbligando il pianeta, tutti noi, a fare qualcosa di nuovo: fermarsi.
Ed è proprio a causa di questo stop forzato che abbiamo il tempo necessario per vedere, in maniera diversa e forse per la prima volta, l’intero. Per la prima volta ci rendiamo conto che non esiste, in realtà, un’Italia isolata. Non esiste una Spagna isolata, un’Europa isolata.
Per la prima volta sbattiamo violentemente contro la consapevolezza di essere immersi, tutti, in un unico ecosistema, il pianeta Terra.
Un virus, nato dalla mutazione di un’influenza che colpisce un particolare tipo di pipistrello ha effettuato un salto extra specie sino a far breccia nel sistema immunitario dell’uomo.
Questo avveniva, presumibilmente, in Cina tra la fine di Novembre e Dicembre 2019. A distanza di 3-4 mesi questa particella infettiva è divenuta pandemica. Sorvolo volutamente sulle teorie complottiste relative ai natali di questo virus poiché la scienza ne ha dimostrato l’origine naturale.
La domanda però è: perché non possiamo trarre delle lezioni da questa situazione?
In primis il virus ci ha costretti a riconsiderare il valore e l’importanza di qualcosa che non solo davamo per scontata ma che spesso bistrattavamo anche: il Sistema Sanitario e la ricerca.
Anni di tagli e di austerity in Italia hanno depotenziato il servizio sanitario e gli strumenti a disposizione delle Università e ricercatori sono “oggettivamente” scarsi, troppo scarsi.
Il riflesso è un una sanità messa a durissima prova ed un sistema Universitario/di ricerca che, nonostante l’immane scarsità di risorse, solo grazie ad un encomiabile ed instancabile impegno affronta a testa altissima la sfida contro il Covid-19 (mi sia concessa una brevissima digressione per ringraziare sentitamente tutti coloro che lottano nelle corsie degli ospedali e fuori).
Un’altra verità contro cui ci imbattiamo è che questo stop ha diminuito drasticamente le emissioni di Co2 globali. Secondo la BBC, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi compilati negli ultimi giorni, infatti, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale.
Dopo decenni si riesce a scorgere nitidamente la Cina dallo spazio, i canali di Venezia sono trasparenti tanto da permettere di vedervi, attraverso, i pesci. I delfini, stante l’assenza di imbarcazioni, si avvicinano alle coste regalando uno spettacolo di impareggiabile bellezza in Sardegna così come in moltissime altre aree del mondo. L’aria, in definitiva, è globalmente più pulita, i mari, sono più puliti, l’ecosistema in cui viviamo, migliora.
Il Covid-19, ancora, ci ha obbligati a stare in casa, con la nostra famiglia. Ci obbliga a rinsaldare il legame con noi stessi e con le persone che ci sono più vicine. Ci impone di viverci, di ascoltarci, di capirci.
Questa situazione ha obbligato le famiglie a riappropriarsi del loro ruolo di educatore primario dei figli; ci ha ricordato l’importanza dei rapporti umani evidenziando quanto l’essere umano necessiti di contatto e quanto di vivere all’aperto, in comunità.
Questa pandemia, di fatto, ha evidenziato tutti gli errori sistemici che affliggono il nostro mondo portando alla luce i nostri errori. Ritenendo assolutamente inappropriato (ai limiti dello sciacallaggio) disquisire sulle scelte politiche poste in essere in questo periodo, potremmo, però, provare a scorgere alcuni insegnamenti.
La lezione principale che possiamo trarne è realizzare che, probabilmente, c’è stata un’era pre – CoronaVirus e dobbiamo e possiamo fare in modo che ci sia un’era post – CoronaVirus.
Il mondo, noi Italiani, saremo chiamati ad una sfida importantissima che è anche un’opportunità: abbiamo la possibilità di indirizzare il nostro vivere verso un nuovo stile di vita.
Un’era in cui l’equilibrio tra sostenibilità e profitti non sarà più un’opzione ma un obbligo preciso.
Questo virus, infatti, ha reso ancor più evidente, se possibile, quanto l’essere umano sia in realtà fragile e quanto sia necessaria una rivisitazione degli stili di vita finalizzati sino ad oggi alla sfrenata corsa all’arricchimento a cui siamo stati tutti chiamati sin dalla nascita.
Oggi dobbiamo lottare, uniti, contro questo nemico subdolo ed invisibile compiendo un sacrificio enorme. Domani, però, saremo costretti a riconsiderare uno schema sociale, uno stile di vita che non può più non considerare l’intero, il Virus ha infatti dimostrato che il “Butterfly Effect” non è solo un film ma una realtà a cui non possiamo non guardare con attenzione nelle scelte di politica economico-sociale.
Il distanziamento sociale, lo starsi più lontani, è oggi l’unica arma possibile contro questo nemico, per poter tornare vicini, ancor più vicini, domani.
L’augurio, quindi, è che da questo terribile esame il mondo riesca a trarre i giusti insegnamenti.
Già pubblicato su Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei Ventenni 23/03/2020